Quattro volti. Quattro cadaveri. E accanto quattro donne. Le quattro gigantografie di Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva e Michele Ferrulli sono apparse davanti a Montecitorio nel giorno della manifestazione contro la legge Bavaglio.
A mostrarle le quattro donne che hanno lottato e tuttora lottano per ottenere una sentenza che spieghi come sono morti i loro cari. È la protesta che Patrizia Moretti, Ilaria Cucchi, Lucia Uva e Domenica Ferrulli hanno portato davanti alla Camera nel giorno della discussione del ddl sulle intercettazioni. Poco importa se i lavori slitteranno a domani. Le quattro donne vogliono mostrare i volti insanguinati dei loro figli, fratelli, mariti prima di tutto ai parlamentari, a coloro che stanno per mettere mano a una materia che in alcuni dei loro casi ha permesso di arrivare alla verità.
“Sono le vittime della giustizia italiana” è il coro delle quattro donne, accomunate da un lutto tutto particolare: aver perso un parente che era affidato in un modo o nell’altro alle forze dell’ordine. Patrizia Moretti e le altre donne coraggio hanno provato anche ad entrare a Montecitorio, ma il divieto d’ingresso è stato tassativo.
“Vogliamo che i politici si occupino dei problemi veri – commenta Patrizia Moretti, mamma di Federico, che aveva annunciato l’iniziativa sul suo blog -. Alla gente non interessa nulla delle intercettazioni e senza queste foto non avremmo avuto la possibilità di essere informati e di difenderci”. “Mio fratello è stato picchiato a morte – le fa eco Lucia, la sorella di Giuseppe Uva – e noi non c’entriamo nulla con quello su cui stanno lavorando lì dentro. È una vergogna”.
Le quattro donne scese in piazza oggi sono indignate, sconvolte per questa giustizia che “non è uguale per tutti”: “Abbiamo portato queste foto sotto Montecitorio – spiega la figlia di Michele Ferrulli, Domenica – per far vedere cosa accade realmente: mio padre è stato picchiato e ridotto così. E’ una legge che serve ai politici per nascondere, i cittadini normali non hanno paura delle intercettazioni”.
“Sono qui perché sono indignata – aggiunge Ilaria Cucchi -. La giustizia non è uguale per tutti e i nostri cari ne sono la prova: mio fratello è stato ucciso nel tribunale d’Italia. Ai cittadini non interessa nulla di questo ddl, le urgenze di questo Paese sono altre”.