Dopo mesi di silenzio e disoccupazione, sul fronte dei precari del Comune di Milano qualcosa comincia a muoversi. I lavoratori lunedì pomeriggio incontreranno l’assessore con delega alle Risorse umane Chiara Bisconti mentre martedì è in programma un vertice con Comune e parti sociali. Ma, per stessa ammissione dell’esponente della giunta Pisapia, sull’argomento si naviga ancora a vista. Non si conosce nemmeno il numero esatto delle persone che, a vario titolo, lavorano a tempo determinato per l’amministrazione milanese. Né Palazzo Marino, né la Cgil e nemmeno il coordinamento dei lavoratori precari. Eppure fra personale amministrativo, educatori e docenti si stima che siano circa settecento (alcuni anche con dieci anni di precariato), un numero che si è ridotto costantemente a partire dal gennaio 2011, quando molti di loro sono stati lasciati a casa. Ma, anche su questo argomento, cifre esatte non ce ne sono.
“Non solo non possiamo assumere i precari, ma ci troviamo anche nella situazione paradossale di dover fronteggiare le carenze d’organico”, rivela Bisconti che ha ricevuto dal sindaco la delega alle Risorse umane solo lo scorso 16 settembre: “Infatti sto ancora studiando la situazione e i due incontri in programma mi aiuteranno ad avere una mappatura, primo gradino per provare a risolvere il problema”. In attesa di trovare una soluzione che possa salvaguardare l’occupazione, l’amministrazione sta facendo lavorare interinali e cooperative al posto dei tempi determinati. “Siamo obbligati – si difende Bisconti – perché questo è l’unico modo per garantire i servizi ai cittadini e per fare lavorare almeno un po’ di persone che sono state lasciate a casa”.
Nel frattempo sul fronte precario montano rabbia e delusione. “Siamo stati traditi dall’attuale giunta – attacca una lavoratrice che chiede di rimanere anonima – Le promesse di cambiamento della campagna elettorale per il momento sono rimaste lettera morta”. Il coordinamento che si occupa di loro ha prodotto un dossier in cui denuncia come, a fianco dei tagli in organico, Palazzo Marino abbia assunto 43 collaboratori esterni che costeranno alle casse (vuote) del Comune la bellezza di 2,2 milioni di euro all’anno. “Mentre la giunta ci lascia a casa – accusa Carmen, una delle animatrici del coordinamento – assume con contratti più che generosi raccomandati e ‘famigli’ del sindaco e degli assessori”. Nel decidere queste nomine, accusano i precari, non si è tenuto minimamente conto delle risorse interne che erano già a disposizione dell’amministrazione. “La giunta non ha svolto nessuna indagine conoscitiva – denunciano nel dossier – nessun colloquio fra i 15mila dipendenti a tempo indeterminato e fra le centinaia di precari che da anni garantiscono la copertura dei servizi, preferendo assumere collaboratori esterni a chiamata diretta”, mediante l’ex articolo 90. “Alla faccia dei video-messaggi di Corritore (direttore generale del Comune, ndr) nei quali, solo a luglio, dichiarava di voler valorizzare le risorse interne dell’amministrazione”, dice sarcasticamente Carmen sottolineando come tutte le nomine ad personam siano paradossalmente partite pochi giorni dopo quell’annuncio.
Ma il j’accuse sulle assunzioni degli ex articoli 90 non convince tutti. “Hanno sbagliato obiettivo – dice Tatiana Cazzaniga della Cgil Funzione pubblica – perché i nemici del loro futuro sono altri: il collegato lavoro, l’articolo 8 della Finanziaria e il Patto di stabilità che decreta il blocco delle assunzioni”. Eppure questa estate era stata la stessa Cgil che in un comunicato aveva evidenziato la disparità del trattamento economico fra i contratti degli ex articoli 90 e gli altri dipendenti, uno “squilibrio intollerabile per i dipendenti comunali di pari livello”.
Da parte dell’amministrazione fanno sapere che lavoratori a tempo determinato e consulenti sono settori che viaggiano su binari e capitoli di spesa diversi, però garantiscono che faranno il possibile per risolvere il problema. “Dagli incontri dei prossimi giorni usciremo sicuramente con una road map per sistemare la situazione”, assicura il capo delle Relazioni esterne che si appresta a incontrare precari e rappresentanze sindacali. Nel frattempo però proseguono le cause che, a partire da gennaio (quando è entrato in vigore il collegato lavoro), i lavoratori hanno fatto al Comune per vedersi riconosciuto un contratto a tempo indeterminato. L’amministrazione potrebbe andare verso una conciliazione? “E’ presto per dirlo – risponde Bisconti – ma stiamo valutando tutte le soluzioni per trovare una via d’uscita”. Anche dal fronte precario fanno sapere di essere più che disponibili ad accettare soluzioni creative: “Come la certezza di avere almeno sei mesi di retribuzione in un anno, in modo che nei momenti di non lavoro si possa accedere alla disoccupazione”.
Il punto però è sempre quello. Il buco di bilancio (si parla di 350 milioni) con cui Milano sforerà il Patto di stabilità che decreterà il blocco delle assunzioni. E, se la giunta non interviene, ancora una volta a farne le spese sarà l’anello più debole: i precari.