Parte tra litigi e polemiche la realizzazione della nuova sede della Provincia di Bologna. Il primo via libera dell’amministrazione allo stanziamento di 600 mila euro per la progettazione dell’opera divide in due la maggioranza di Palazzo Malvezzi. A scatenare la disputa le parole del coordinatore dell’Italia dei Valori Sandro Mandini che, dopo aver bollato alcune province come dei “poltronifici per i riciclati della politica”, definisce il progetto “inopportuno in un momento come questo”. Di fuoco la reazione degli alleati, con il Partito democratico pronto a chiedere le dimissioni dei dipietristi seduti in consiglio e in giunta.
L’edificio al centro della contesa dovrebbe ospitare gli uffici dal 2015 e sorgerà in via Bigari, vicino alla stazione centrale, dove l’ente possiede un’area di oltre 7mila metri quadrati. Il progetto prevede cinque piani di uffici, per un complesso da oltre 30 milioni di euro. Secondo la presidente della Provincia, Beatrice Draghetti, la nuova sede consentirà però di risparmiare ogni anno 1 milione e 600 mila euro e non porterà un ulteriore indebitamento. Infatti il pagamento per la costruzione potrà essere compensato con il mancato esborso per gli affitti delle sedi di via Malvasia e di via Del Borgo San Pietro.
Dopo il primo voto favorevole di luglio, a fine settembre la giunta formalizza l’impegno di spesa di 613 mila euro (più Iva) per affidare la progettazione alla società in house Finanziaria Bologna Metropolitana. Ed è proprio quest’ultimo passo a spaccare in due l’esecutivo. La miccia l’accede il partito di Di Pietro, deciso a portare avanti anche a Bologna la campagna per l’abolizione delle province. “Quelle nate ultimi cinque anni, come Monza, Brianza e Fermo, il più delle volte sono sorte per parcheggiare i soliti riciclati della politica – scrive in una nota il coordinatore e consigliere regionale Sandro Mandini – e siamo sicuri che la struttura che si vuol costruire a Bologna sarà realmente funzionale e non richieda ulteriori approfondimenti, considerati i costi e il contesto di crisi in cui stiamo vivendo?”.
Di fronte agli attacchi di Mandini il Pd serra le file e fa quadrato intorno alla presidente Draghetti. “Se l’Idv la pensa così – fa sapere il gruppo consiliare democratico con una nota – allora coerenza vuole che tutti i consiglieri e assessori dell’Idv nelle varie province d’Italia, compresa quella di Bologna, si dimettano, altrimenti anch’essi verranno uniformati agli altri che, secondo Mandini, sarebbero appunto dei riciclati della politica. Viceversa sarebbe opportuno che l’assessore provinciale, Giuseppe De Biasi e il consigliere Paolo Nanni, entrambi dell’Idv, smentissero le affermazioni del loro collega di partito”.
Un botta e risposta che ora rischia di ostacolare la realizzazione dell’opera. Il primo sì dell’amministrazione arrivò senza il parere dell’assessore De Biasi, assente quel giorno. Ora però è lui ad avere in mano la carta decisiva. Prima di andare in porto, infatti, il progetto dovrà passare ancora in giunta per essere inserito nel piano complessivo delle opere pubbliche dell’ente. Ed è chiaro che un’eventuale bocciatura del dipietrista aprirebbe la crisi all’interno della maggioranza, con l’inevitabile slittamento dei lavori. Coinvolto nella polemica, l’assessore preferisce smarcarsi, gettando acqua sul fuoco: “Non cerchiamo la rottura e non abbiamo lanciato nessun aut aut agli alleati – specifica – chiediamo semplicemente che si apra una discussione. Bisogna capire come la costruzione della nuova sede s’inserisce nel percorso della Città metropolitana avviato dal sindaco di Bologna Virginio Merola”. E sul voto non si sbilancia: “Valuteremo sulla base di quello che uscirà dal confronto con il resto della coalizione”.
Più decisa la replica di Mandini, che non sembra intenzionato a fare un passo indietro. “Non si tratta di coerenza o di meccanismi di bilancio – insiste il coordinatore provinciale dei dipietristi – ma di una riflessione seria sull’investimento, così da trovare la soluzione migliore per il futuro di tutto il territorio bolognese”.