Per loro i duecentomila di Roma non ci sono mai stati: né manifestazioni pacifiche, né folla di indignati senza intenti guerriglieri. Per i giornali della destra, ieri ci sono stati solo loro: i violenti. E i violenti hanno solo un colore: il rosso. La colpa di tutto, quindi, è bella che pronta, il mandante è già stato trovato: la sinistra italiana, che nei giorni precedenti alla manifestazione avrebbe istigato i facinorosi a spaccare tutto. I titoli d’apertura di Libero, La Padania e Il Giornale portano avanti questa tesi, che trova vigore negli editoriali di Maurizio Belpietro, Andrea Ballarin e Vittorio Feltri.
“Cocchi di sinistra” titola Libero in prima pagina, con Belpietro che non usa mezze misure per attribuire responsabilità alla giornata di ordinaria follia violenta. “La copertura che una parte della sinistra ha dato e dà a questi movimenti criminali dimostra l’irresponsabilità di un’opposizione che ogni giorno si propone al Paese come forza di governo”. Il direttore, poi, dopo aver ribadito il solito “noi vi avevamo avvisati”, sostiene che “questo non è stato sufficiente a una parte della sinistra per togliere il patrocinio all’iniziativa. Come sempre, invece di isolare i criminali, quella sinistra li ha coperti. E ancora ieri, mentre erano in corso gli scontri e Roma bruciava, quella stessa sinistra era pronta a incolpare la polizia di quanto successo”. La morale della favola, per il direttore di Libero, è una sola: “Finché la sinistra non si schiererà con le forze dell’ordine contro quelle del caos, le città continueranno ad essere devastate. Basta dunque comprensione e copertura”. La soluzione: vietare di manifestare al primo “preannuncio di tafferugli”, o sperimentare punizioni di stampo calcistico, tipo squalifica dei facinorosi o “diffida”. “Ma per fare questo ci vorrebbe una sinistra che al primo posto metta la legalità, non la protesta” chiude Belpietro, che in poche ore dopo la guerriglia di Roma ha già trovato colpevoli, mandanti e soluzioni.
“La sinistra violenta sfascia e vuole uccidere”: il giornale della Lega Nord – direttore Umberto Bossi – è ancora più duro nell’associare l’opposizione agli incidenti di ieri. “Sia subito chiaro a tutti – scrive Andrea Ballarin nel suo editoriale – : ogni tentativo da parte della sinistra di giocare la solita carta dei black bloc, degli infiltrati, delle schegge impazzite di manifestanti, saranno destinate a frantumarsi miseramente”. Il motivo? La Padania non ha dubbi: visto che i balck bloc sono un movimento internazionale e non italiano, quello che è successo a Roma è stato un golpe, “un tentativo para-militare di rovesciamento dell’ordine democratico dello Stato”. E la manifestazione pacifica, gli slogan, i cori, il corteo dei non violenti? “Nulla di tutto ciò è accaduto, solo devastazione, frutto dell’accanimento, dell’odio istillato giorno dopo giorno dalla sinistra: ora è chiaro – scrive Ballarin – cercano il morto”. A poco, del resto, sono valse le parole espresse ieri dai rappresentanti della sinistra dopo gli scontri. Quella della minoranza è “ipocrita” perché “nemmeno in questa occasione ha avuto il coraggio di assumersi la responsabilità ideologica di quanto accaduto. Eppure le responsabilità sono tutte lì, sono evidenti: dalla violenza delle parole, dei toni usati soprattutto in queste ultime settimane dai rappresentanti della sinistra, il passo verso la violenza fisica è stato breve. Continuare a soffiare sul fuoco della contrapposizione a tutti i costi, sull’odio, genera solo i disastri ai quali abbiamo assistito ieri […], in Italia la sinistra ha tirato la corda all’intolleranza fino a spezzarla, cercando di dar vita a caos e disordine”. Accanimento, istigazione all’odio, violenza delle parole usate dalla sinistra: detto dalla Lega fa un certo effetto, specie alla luce di quanto detto a caldo dal ministro dell’Interno, il padano Roberto Maroni, per cui “gli atti di inaccettabile violenza” sono stati “opera di criminali infiltrati tra i manifestanti”. Ma tant’è.
Ieri, del resto, la tesi che vedeva nella sinistra il mandante o, quantomeno, la causa più o meno involontaria della violenza era già stata messa sul tavolo da molti rappresentanti della maggioranza, primi fra tutti Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa. Per il capogruppo del Pdl al Senato, infatti, “i protagonisti delle violenze di queste ore a Roma non hanno nulla a che vedere con i movimenti pacifici di protesta che si stanno svolgendo in altre parti del mondo. Del resto – è il pensiero di Gasparri – con tanti esponenti delle sinistre che usano linguaggi sbagliati è facile che poi qualcuno traduca in aggressioni quelle parole”. Sulla stessa linea d’onda il ministro della Difesa. “Quello che è successo oggi era annunciato, ma ciò che fa specie è che soltanto in Italia, delle circa 80 città nel mondo in cui i cosiddetti indignados hanno manifestato, sono successi incidenti di questa natura – ha detto Ignazio La Russa -. Interroghiamoci sul perché. Non certo perché li abbiamo cercati o consentiti; forse, lo dico senza polemica, si sono sentiti legittimati – ha ribadito il ministro Pdl – da qualche eccessivo atteggiamento della politica (della sinistra ovviamente, ndr). Credo che dobbiamo stare molto attenti perchè è facile offrire inconsapevolmente o meno alibi a coloro che pensano alle scorciatoie, come la violenza di oggi: scorciatoie che non vorremmo mai vedere”.
Diverso il discorso del direttore editoriale de Il Giornale Vittorio Feltri, che non associa la violenza all’opposizione, ma se la prende direttamente con un’intera generazione. “Quello dei giovani è sempre stato un falso problema che si risolve lasciandoli invecchiare” ha scritto, con “il pretesto della marcia offerto a buon mercato dalla politica marginale che rumina da mesi luoghi comuni logori”. Per Feltri il disagio dei giovani si risolve “lavorando, benedetti ragazzi senz’arte né parte!”. In chiusura di editoriale, il direttore editoriale del quotidiano berlusconiano affronta anche il comportamento delle forze dell’ordine e, rivolgendosi ai violento, scrive: “Ringraziate il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che non vi ha preso a calci in bocca perché lui stesso temeva e teme di prenderne dall’opposizione che vi strumentalizza, appoggia e incita”. Il titolo di prima pagina de Il Giornale? “Sono criminali”, con sottotitolo “Roma a ferro e fuoco per sei ore. Devastazione e incendi. Questa è la gente coccolata dalla sinistra. Per di Pietro & Co. è la seconda cocente sconfitta in due giorni”. Morale della favola: la colpa è dell’opposizione, i criminali sono loro. Gli altri duecentomila manifestanti pacifici non contano nulla, a Roma non ci hanno mai messo piede.