C’era da aspettarselo. Il morente ceto politico che “governa” l’Italia, compresa quella sua parte che fa finta di fare opposizione, sta prendendo spunto da quanto avvenuto sabato scorso per portare un terrificante attacco alle libertà democratiche e al diritto di manifestare costituzionalmente garantito.
Voglio qui riprendere alcuni punti del ragionamento che ho già svolto “a caldo” domenica 16 ottobre:
1. gli atti di provocazione compiuti da piccoli gruppi hanno costituito un attentato in primo luogo al movimento di massa che si stava esprimendo;
2. il movimento deve d’ora in avanti dotarsi della volontà politica e dei mezzi organizzativi adeguati per impedire il ripetersi di episodi analoghi;
3. tali atti di provocazione hanno determinato un clima di scontro nel quale si è innescato l’improvvido intervento delle forze dell’ordine che hanno attaccato in modo sproporzionato e indiscriminato i manifestanti a San Giovanni;
4. tale intervento delle forze dell’ordine ha a sua volta determinato una reazione di massa da parte di migliaia di giovani che hanno voluto in tal modo riaffermare, in modo indubbiamente sbagliato, la propria opposizione, di per sé più che giustificata, allo stato di cose esistente, nel mondo e in particolare nel nostro disgraziato Paese.
Vanno ad ogni modo respinte con forza le campagne di caccia alle streghe che determinata stampa ha voluto inscenare, stabilendo collegamenti fantasiosi fra i gruppi che hanno provocato gli scontri e questa o quella realtà sociale organizzata, dai NO-Tav ad alcuni centri sociali dando l’impressione che il principale problema dell’Italia siano coloro che si sono scontrati contro la polizia e i carabinieri in piazza San Giovanni. E soprattutto si dica no alle leggi speciali che, come è evidente, non sono una soluzione a nulla, ma solo l’ennesima via di fuga di una classe politica di incapaci. Quelle esistenti, come dicono le voci più sagge e competenti, dagli stessi poliziotti al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Vietti, sono più che sufficienti.
Ci vuole una gestione dell’ordine pubblico più saggia, oculata e partecipativa, che sappia rinunciare a strumenti come gli agenti provocatori e a inutili concentrazioni di forza a difesa dei palazzi del potere, in una logica assolutamente inaccettabile che pretende di fare di poliziotti e carabinieri i gorilla di lorsignori e non già i protagonisti della garanzia dell’ordine pubblico a tutela della collettività. Quello degli agenti provocatori è argomento da chiarire fino in fondo. Si leggono al riguardo sconvolgenti testimonianze dettagliate su “black bloc” che, dopo aver spaccato vetrine e distrutto automobili, rientravano fra i ranghi della polizia (vedi ad esempio la lettera di Carmelo Albanese sul Manifesto del 19 ottobre). E’ mai possibile che i sindacati della polizia e gli agenti democratici e, nelle loro rispettive capacità istituzionali, prefetto e questore di Roma, non abbiano nulla da dire al riguardo? Che la magistratura non apra un’inchiesta per capire dimensioni e finalità del fenomeno?
E’ quindi da condannare assolutamente anche il pretestuoso divieto di manifestazione imposto alla Fiom da due black bloc ante litteram, al pari di molti altri presunti insospettabili, come Maroni e Alemanno. Venerdì occorre essere in piazza insieme agli operai per ribadire con forza la difesa dei diritti costituzionali.
Per non parlare della ridicola trovata di Maroni, subito sostenuta da Giovanardi, che forse intravede la possibilità di nuovi lucrosi affari a spese della collettività, di far pagare un tot a manifestante al fine di garantire il risarcimento di eventuali danni… Magari potremmo devolvere l’incasso alle inutili scorte con tanto di auto blu che proteggono personaggi assolutamente indegni di qualsiasi tutela… ci mancava solo la privatizzazione dell’intangibile diritto costituzionale di riunione e manifestazione (art. 17 della Costituzione italiana).
Ignobili fesserie di una classe politica da seppellire al più presto. La principale garanzia dell’ordine pubblico, a ben vedere, dovrebbe essere costituita dall’autodisciplina dei manifestanti che dovrebbero d’ora in poi garantire politicamente e organizzativamente i propri cortei, ma soprattutto dalla capacità, di una politica che non sia affidata agli attuali squalificati rappresentanti, di disegnare alternative effettive e praticabili al nulla vigente e ai riti dello scontro di piazza che di tale nulla costituiscono il lato speculare. Per dar vita a una ricerca di forme di mobilitazione che siano invece davvero efficaci .