Tutto ruota attorno ai soldi, ai giri di denaro, a bonifici, assegni e fidi concessi, secondo l’accusa, senza le dovute garanzie, per un’esposizione netta della banca di Denis Verdini “di 63 milioni di cui 9,4 milioni verso persone fisiche”. Prima dell’inchiesta della magistratura che ha portato all’iscrizione di 55 persone nel registro degli indagati, tra cui lo stesso coordinatore del Pdl e il senatore Marcello Dell’Utri, a fare luce sui movimenti del Credito cooperativo fiorentino ci avevano pensato i commissari di Bankitalia. Erano stati già sollevati dubbi, diventati sempre più ingombranti alla luce dei risultati contenuti nella relazione della Kpmg Audit Spa, chiesta con lettera d’incarico del 18 agosto del 2010 dai commissari straordinari Angelo Provasoli e Virgilio Fenaroli che intendevano individuare “potenziali irregolarità e anomalie nella gestione del Credito”.
Nelle 308 pagine del novembre scorso vengono prese in esame società e persone fisiche, posizioni con la clientela e contratti sulla base delle informazioni fornite dalla banca stessa. E tutte le “esposizioni”, compresa quella dell’illustre correntista Marcello Dell’Utri che “intrattiene rapporti con la Banca dal 2003”. Ripercorrendo i passaggi la banca presenta già al 31 luglio dello scorso anno un’esposizione complessiva, nei confronti del senatore, di circa 4,5 milioni di euro a fronte di vari finanziamenti. Tra questi, si legge, “un finanziamento ipotecario concesso il 16 febbraio 2004 (preceduto da un prefinanziamento di 1 milione deliberato dal Cda della banca in data 23 dicembre 2003, aumentato a 1,5 milioni in data 16 febbraio 2004 e ad 1,8 milioni in data 26 aprile 2004) con lo scopo di finanziare le opere di restauro di un prestigioso complesso residenziale di proprietà dello stesso Dell’Utri (…) sulle rive del lago di Como”. Anche altre le criticità emerse in relazione all’ulteriore affidamento “nella forma dello scoperto di conto”. I fari dei commissari di Bankitalia prima, e della Procura poi, sono puntati soprattutto sulle delibere e i verbali delle adunanze del Consiglio di amministrazione della banca che “hanno autorizzato i rinnovi e le estensioni dell’affidamento”.
“Non sono riportati commenti o valutazioni sullo stato della pratica nonostante le istruttorie predisposte dai funzionari della banca evidenziassero un situazione di crescente criticità a fronte dell’incremento dell’esposizione, del mancato pagamento di molteplici rate del mutuo ipotecario” si legge in un passaggio. La situazione, viene sottolineato, è stata “parzialmente mitigata” dai mandati di accredito sul conto “relativi agli emolumenti corrisposti dal Senato della Repubblica” e, a dire dei periti, i movimenti sul conto corrente del senatore che si sarebbero in parte “risollevati” da un bonifico di 1,5 milioni “accreditato il 22 maggio 2008 per ordine di Silvio Berlusconi con causale Roc-prestito infruttifero”. In questa inchiesta Dell’Utri è indagato per appropriazione indebita, mentre i vertici del gruppo Fusi-Bartolomei devono rispondere, tra l’altro, di associazione per delinquere così come i componenti del Cda della banca. Molto articolate le analisi sui rapporti intrattenuti con gli imprenditori e con quelli che sono indicati come “soggetti appartenenti al gruppo” o ad esso collegati. Si tratta della Società Toscana Industria del Freddo srl, la Alfieri srl (al 50% del gruppo Fusi-Bartolomei tramite la Montevalori srl e la Finmari srl), la Olympia srl (che presenta al 31 luglio 2010 un’esposizione di circa 8,9 milioni), la Rignano srl e la Santa Croce 2010 srl.