L’astrofisico Francesco Sylos Labini (FSL) ha recentemente, nel suo blog sul Fatto Quotidiano, dubitato della capacità dei premi nobel in Economia di migliorare la condizione umana. In risposta, mi piacerebbe limitarmi a fare qualche battuta sull’opportunità o meno di considerare Plutone un pianeta. E invece abbocco: il messaggio è abbastanza giusto come spiegherò in seguito, ma gli argomenti sono tutti sbagliati.
Questo è perciò un invito a fisici, ingegneri, biologi, architetti e notai a non avventurarsi a determinare a quale membro di quale scuola debba essere assegnato il nobel per l’Economia. Tantomeno a cercare di capire quanto importanti siano i loro contributi. L’economia è una disciplina difficile, che richiede anni di studi dopo la laurea. Anche un laureato in economia ha solo una pallida ed imprecisa idea di quali siano le metodologie ed i risultati ottenuti dalla ricerca economica degli ultimi quaranta anni. Ancora meno se questi siano risultati rilevanti per il benessere collettivo. Nessuno di noi economisti si permette di consigliare quale sia la migliore cosa da fare per curare l’itterizia, né di discutere quanto importante sia per l’umanità il nobel conferito quest’anno ai fisici che hanno scoperto che l’universo si stia espandendo più velocemente osservando le supernove.
Il nobel in Economia viene conferito a studiosi che hanno ottenuto risultati fondamentali per la disciplina. Viene scelto da economisti affermati (selezionati fra gli svedesi), ed è in un certo senso affare interno alla disciplina. Il premio non verrà mai dato a chi ha semplicemente contribuito con qualcosa di importante al benessere economico dell’umanità. Non l’ha preso Steve Jobs, non lo prenderà Bill Gates. Non l’ha preso nemmeno l’economista Yunuf, l’inventore del microcredito, che ha vinto invece, meritoriamente a mio avviso, il Nobel per la pace.
Mi scuso se la seguente discusione apparirà come una diatriba fra gente che ha scelto di studiare cose diverse. Esempi concreti di come lo studio dell’economia ha migliorato la condizione umana non mancano, e sono spesso traducibili in termini comprensibili ai non studiosi, ma sono l’argomento di un altro post. Qui mi limito a parlare del Nobel.
Le critiche al premio per l’economia si ripetono continuamente. Il primo argomento è sempre il solito, lo ripetono tutti, fino alla nausea: quello in economia non è un premio Nobel, è il “Bank of Sweden prize in honor of Alfred Nobel”. Quindi non ha lo stesso valore! Eh sì il povero Alfred si sta rigirando nella tomba. La risposta a queste obiezioni è ovvia, ma la ripetiamo ancora una volta: la reputazione di un premio non è data da chi lo ha istituito, né dal nome, ma da chi lo assegna. Se cominciano a elargire premi a caso, del premio si comincerà a parlare sempre meno. Se domani cambiano il nome da Nobel a Sylos, se ne parlerà in ugual misura, forse di più. Le intenzioni di Alfred Nobel, per quanto nobili, contano poco.
Ma FSL ci rivela che Peter Nobel, avvocato e discendente, si è dissociato assieme alla sua famiglia da tale premio. Insomma, l’avvocato invoca una specie di copyright sul nome del premio, come se di copyright non ce ne fosse abbastanza (ma il Pirate Party non è nato in Svezia? Chissà cos’hanno loro da dire su questa pretesa). Il buon avvocato si lamenta anche (e FSL ritiene che questo meme debba essere propagato – e io ci casco) che ci deve essere qualcosa di sbagliato se tutti i premi tranne due siano andati ad economisti occidentali.
Non so se ci sia qualcosa di sbagliato, ma qualche fattore importante c’è: studiare l’economia, come l’astrofisica del resto, è un lusso, e se lo possono permettere solo i paesi più ricchi. L’economia però, al contrario dell’astrofisica, ha come scopo anche il capire come i paesi poveri possano crescere e svilupparsi, così magari un giorno qualche premio nobel (uno di quelli veri) potrà essere assegnato anche a un astrofisico del Bangladesh che studia in Africa.
Ma FSL rilancia: si lamenta (citando qualcun altro a me sconosciuto) che due terzi dei premi siano andati ad economisti americani della “Scuola di Chicago che creano modelli matematici per speculare sui mercati azionari e delle opzioni – L’opposto degli scopi di Alfred Nobel di migliorare la condizione umana”. Non so neanche cominciare a sgarbugliare questa frase: sono i premi nobel a speculare o sono i modelli? Il fatto che gli economisti siano americani è grave? Ad Alfred Nobel davano fastidio i mercati o solo le opzioni?
La verità è che di premi nobel che si siano occupati direttamente di mercati finanziari ce ne sono stati cinque (Merton e Scholes nel 1997 e Markwowitz, Miller e Sharpe nel 1990), due dei quali (il primo e l’ultimo) nemmeno associati alla Chicago University. I loro studi non sono serviti tanto a speculare sul mercato, quanto a capire come funzionano i mercati finanziari. Non mi avventuro nemmeno a spiegare quanto tutti vivremmo molto peggio se non esistessero i mercati azionari o le opzioni, perché non è questo il luogo.
FSL continua lamentandosi dell’alto tasso di conflittualita interna fra “diverse scuole”. Certo, esiste un dibattito scientifico, come in tutte le discipline, astrofisica compresa. Certo, non ci occupiamo del nome da dare alla moneta greca se uscirà dall’euro. I nostri temi sono un tantino più rilevanti per l’uomo della strada. È vero che la conflittualità esiste, ma i nobel vengono conferiti a studiosi affermati per scoperte che hanno avuto un impatto ampio e durevole nella disciplina. Scorrendo l’elenco dei premiati, trovo solo peccati di omissione più che di inclusione. Tutto sommato, questo gruppetto di svedesi che tanta importanza sembra avere fra gli economisti non sceglie proprio così male.
Infine, FSL se la prende con una frase di Robert Lucas pronunciata nel settembre 2007. Il povero BOB avrebbe scritto che i subprimes non erano un problema e che non si sarebbe andati in recessione. Ok, questa la incasso: Bob non è un santone, né un visionario. Per chi lo conosce, non si tratta di una grande novità. Perché, caro FSL, una delle cose che Lucas & Co. ci hanno insegnato (sì proprio loro della famigerata scuola di Chicago) è che l’unica previsione che possiamo fare in economia è che non si possono fare previsioni. Se Lucas avesse potuto prevedere che due settimane dopo i mercati sarebbero crollati, i mercati sarebbero crollati il giorno dopo, falsificando la sua stessa previsione.
Bob Lucas resta però una delle menti più acute del ventesimo secolo, una mente che ha avuto un impatto reale sul modo di concepire ed eseguire politiche monetarie e fiscali, e che per questo ha influito, positivamente, sulla vita di tutti oggigiorno. Lucas ha fornito contributi fondamentali nella disciplina sui fattori che determinano la crescita di un paese. Grazie a lui ne sappiamo di più, anche se ancora troppo poco, su cosa fa rimanere povera l’Africa. Questo anche se non ha saputo, nel settembre 2007, prevedere la crisi. Mi piacerebbe spiegare perché (per esempio, parlare della Lucas Critique) ma non posso farlo. Non posso perché l’economia è una disciplina difficile che richiede anni di studi e sudore. Come l’astrofisica. Per questo non trovo opportuno discettare (neanche sul mio blog) sull’opportunità di conferire il nobel a questo piuttosto che a quest’altro fisico. O ad analizzare la distribuzione dei luoghi di nascita dei premi Nobel in chimica.
Ma veniamo al punto fondamentale di FSL: tutto sommato, gli economisti non migliorano più di tanto la condizione umana. Su questo sono d’accordo. Usando un criterio certamente consono alla “scuola di Chicago”, il salario è una misura del contributo di un lavoratore al prodotto di un paese. Lo è di più in condizioni di concorrenza nel mercato del lavoro, di meno in condizioni monopolistiche, ma almeno serve a dare un’ordine di grandezza. Accettando questo criterio, per misurare il contributo degli economisti al benessere globale basta sommare tutti i loro salari. Ad essere fortunati, arriveremo sì e no a una frazione di millesimo del Pil globale. Ecco, questo è il nostro contributo al miglioramento della condizione umana. Giusto un pelino più grande di quello degli astrofisici.
di Andrea Moro, Professore associato Vanderbilt University
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Opinioni su economia, politica, cultura
Economia & Lobby - 22 Ottobre 2011
Nobel ed economia: una risposta alle polemiche
L’astrofisico Francesco Sylos Labini (FSL) ha recentemente, nel suo blog sul Fatto Quotidiano, dubitato della capacità dei premi nobel in Economia di migliorare la condizione umana. In risposta, mi piacerebbe limitarmi a fare qualche battuta sull’opportunità o meno di considerare Plutone un pianeta. E invece abbocco: il messaggio è abbastanza giusto come spiegherò in seguito, ma gli argomenti sono tutti sbagliati.
Questo è perciò un invito a fisici, ingegneri, biologi, architetti e notai a non avventurarsi a determinare a quale membro di quale scuola debba essere assegnato il nobel per l’Economia. Tantomeno a cercare di capire quanto importanti siano i loro contributi. L’economia è una disciplina difficile, che richiede anni di studi dopo la laurea. Anche un laureato in economia ha solo una pallida ed imprecisa idea di quali siano le metodologie ed i risultati ottenuti dalla ricerca economica degli ultimi quaranta anni. Ancora meno se questi siano risultati rilevanti per il benessere collettivo. Nessuno di noi economisti si permette di consigliare quale sia la migliore cosa da fare per curare l’itterizia, né di discutere quanto importante sia per l’umanità il nobel conferito quest’anno ai fisici che hanno scoperto che l’universo si stia espandendo più velocemente osservando le supernove.
Il nobel in Economia viene conferito a studiosi che hanno ottenuto risultati fondamentali per la disciplina. Viene scelto da economisti affermati (selezionati fra gli svedesi), ed è in un certo senso affare interno alla disciplina. Il premio non verrà mai dato a chi ha semplicemente contribuito con qualcosa di importante al benessere economico dell’umanità. Non l’ha preso Steve Jobs, non lo prenderà Bill Gates. Non l’ha preso nemmeno l’economista Yunuf, l’inventore del microcredito, che ha vinto invece, meritoriamente a mio avviso, il Nobel per la pace.
Mi scuso se la seguente discusione apparirà come una diatriba fra gente che ha scelto di studiare cose diverse. Esempi concreti di come lo studio dell’economia ha migliorato la condizione umana non mancano, e sono spesso traducibili in termini comprensibili ai non studiosi, ma sono l’argomento di un altro post. Qui mi limito a parlare del Nobel.
Le critiche al premio per l’economia si ripetono continuamente. Il primo argomento è sempre il solito, lo ripetono tutti, fino alla nausea: quello in economia non è un premio Nobel, è il “Bank of Sweden prize in honor of Alfred Nobel”. Quindi non ha lo stesso valore! Eh sì il povero Alfred si sta rigirando nella tomba. La risposta a queste obiezioni è ovvia, ma la ripetiamo ancora una volta: la reputazione di un premio non è data da chi lo ha istituito, né dal nome, ma da chi lo assegna. Se cominciano a elargire premi a caso, del premio si comincerà a parlare sempre meno. Se domani cambiano il nome da Nobel a Sylos, se ne parlerà in ugual misura, forse di più. Le intenzioni di Alfred Nobel, per quanto nobili, contano poco.
Ma FSL ci rivela che Peter Nobel, avvocato e discendente, si è dissociato assieme alla sua famiglia da tale premio. Insomma, l’avvocato invoca una specie di copyright sul nome del premio, come se di copyright non ce ne fosse abbastanza (ma il Pirate Party non è nato in Svezia? Chissà cos’hanno loro da dire su questa pretesa). Il buon avvocato si lamenta anche (e FSL ritiene che questo meme debba essere propagato – e io ci casco) che ci deve essere qualcosa di sbagliato se tutti i premi tranne due siano andati ad economisti occidentali.
Non so se ci sia qualcosa di sbagliato, ma qualche fattore importante c’è: studiare l’economia, come l’astrofisica del resto, è un lusso, e se lo possono permettere solo i paesi più ricchi. L’economia però, al contrario dell’astrofisica, ha come scopo anche il capire come i paesi poveri possano crescere e svilupparsi, così magari un giorno qualche premio nobel (uno di quelli veri) potrà essere assegnato anche a un astrofisico del Bangladesh che studia in Africa.
Ma FSL rilancia: si lamenta (citando qualcun altro a me sconosciuto) che due terzi dei premi siano andati ad economisti americani della “Scuola di Chicago che creano modelli matematici per speculare sui mercati azionari e delle opzioni – L’opposto degli scopi di Alfred Nobel di migliorare la condizione umana”. Non so neanche cominciare a sgarbugliare questa frase: sono i premi nobel a speculare o sono i modelli? Il fatto che gli economisti siano americani è grave? Ad Alfred Nobel davano fastidio i mercati o solo le opzioni?
La verità è che di premi nobel che si siano occupati direttamente di mercati finanziari ce ne sono stati cinque (Merton e Scholes nel 1997 e Markwowitz, Miller e Sharpe nel 1990), due dei quali (il primo e l’ultimo) nemmeno associati alla Chicago University. I loro studi non sono serviti tanto a speculare sul mercato, quanto a capire come funzionano i mercati finanziari. Non mi avventuro nemmeno a spiegare quanto tutti vivremmo molto peggio se non esistessero i mercati azionari o le opzioni, perché non è questo il luogo.
FSL continua lamentandosi dell’alto tasso di conflittualita interna fra “diverse scuole”. Certo, esiste un dibattito scientifico, come in tutte le discipline, astrofisica compresa. Certo, non ci occupiamo del nome da dare alla moneta greca se uscirà dall’euro. I nostri temi sono un tantino più rilevanti per l’uomo della strada. È vero che la conflittualità esiste, ma i nobel vengono conferiti a studiosi affermati per scoperte che hanno avuto un impatto ampio e durevole nella disciplina. Scorrendo l’elenco dei premiati, trovo solo peccati di omissione più che di inclusione. Tutto sommato, questo gruppetto di svedesi che tanta importanza sembra avere fra gli economisti non sceglie proprio così male.
Infine, FSL se la prende con una frase di Robert Lucas pronunciata nel settembre 2007. Il povero BOB avrebbe scritto che i subprimes non erano un problema e che non si sarebbe andati in recessione. Ok, questa la incasso: Bob non è un santone, né un visionario. Per chi lo conosce, non si tratta di una grande novità. Perché, caro FSL, una delle cose che Lucas & Co. ci hanno insegnato (sì proprio loro della famigerata scuola di Chicago) è che l’unica previsione che possiamo fare in economia è che non si possono fare previsioni. Se Lucas avesse potuto prevedere che due settimane dopo i mercati sarebbero crollati, i mercati sarebbero crollati il giorno dopo, falsificando la sua stessa previsione.
Bob Lucas resta però una delle menti più acute del ventesimo secolo, una mente che ha avuto un impatto reale sul modo di concepire ed eseguire politiche monetarie e fiscali, e che per questo ha influito, positivamente, sulla vita di tutti oggigiorno. Lucas ha fornito contributi fondamentali nella disciplina sui fattori che determinano la crescita di un paese. Grazie a lui ne sappiamo di più, anche se ancora troppo poco, su cosa fa rimanere povera l’Africa. Questo anche se non ha saputo, nel settembre 2007, prevedere la crisi. Mi piacerebbe spiegare perché (per esempio, parlare della Lucas Critique) ma non posso farlo. Non posso perché l’economia è una disciplina difficile che richiede anni di studi e sudore. Come l’astrofisica. Per questo non trovo opportuno discettare (neanche sul mio blog) sull’opportunità di conferire il nobel a questo piuttosto che a quest’altro fisico. O ad analizzare la distribuzione dei luoghi di nascita dei premi Nobel in chimica.
Ma veniamo al punto fondamentale di FSL: tutto sommato, gli economisti non migliorano più di tanto la condizione umana. Su questo sono d’accordo. Usando un criterio certamente consono alla “scuola di Chicago”, il salario è una misura del contributo di un lavoratore al prodotto di un paese. Lo è di più in condizioni di concorrenza nel mercato del lavoro, di meno in condizioni monopolistiche, ma almeno serve a dare un’ordine di grandezza. Accettando questo criterio, per misurare il contributo degli economisti al benessere globale basta sommare tutti i loro salari. Ad essere fortunati, arriveremo sì e no a una frazione di millesimo del Pil globale. Ecco, questo è il nostro contributo al miglioramento della condizione umana. Giusto un pelino più grande di quello degli astrofisici.
di Andrea Moro, Professore associato Vanderbilt University
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Milano, 12 feb. (Adnkronos) - Il conto in Olanda dove sono stati sequestrati i soldi versati da Massimo Moratti, nell'ambito di una truffa in cui è stato usato il nome del ministro della Difesa Massimo Crosetto, risulta intestato a più persone straniere su cui ora sono in corso gli accertamenti per verificarne l'esistenza e anche per capire eventuali collegamenti con altri soggetti. E' quanto si apprende da fonti investigative.
In particolare, da quanto emerge, sul conto olandese risultano versati i 980mila euro della truffa al presidente di Saras, soldi che il gruppo avrebbe tentato di spostare altrove, ma la tempistica non ha giocato a loro favore e il 'congelamento' del denaro è arrivato prima.
In attesa degli esiti delle rogatorie, si attendono già domani, in procura a Milano si continua a lavorare anche sui numeri telefonici usati per mettere a segno i plurimi tentativi di truffa - ora usando il nome del ministro o del suo staff - nei confronti del gotha dell'imprenditoria e della finanza.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Sicurezza negli stadi, contrasto alla criminalità e prevenzione dei comportamenti illeciti. Sono le tematiche al centro del tavolo presieduto dai ministri dell’Interno e per lo Sport e i giovani, Matteo Piantedosi e Andrea Abodi che hanno incontrato i presidenti di Figc Gabriele Gravina, Lega serie A, Ezio Simonelli, Lega nazionale professionisti serie B, Paolo Bedin, Lega italiana calcio professionistico, Matteo Marani, Lega nazionale dilettanti, Giancarlo Abete. Presenti anche il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, il capo della Polizia, Vittorio Pisani e il presidente dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, Mario Improta.
La riunione è stata l’occasione per proseguire il confronto già avviato su proposte e iniziative da mettere in campo congiuntamente. L’obiettivo rimane quello di tutelare le tifoserie sane e di individuare in maniera chirurgica coloro che vanno allo stadio per attuare comportamenti criminali e violenti, assicurando un ambiente più sicuro e vivibile per tutti gli appassionati. Il tavolo ha anche discusso di azioni concrete per contrastare le scommesse illegali e per arginare il fenomeno della pirateria audiovisiva, sanzionando i fruitori dei contenuti illegali. Prossimo incontro tra un mese. Così una nota congiunta dei ministri dell'Interno e per lo Sport e i giovani.
Londra, 12 feb. (Adnkronos) - Non sarà consentito l'alcol ai Mondiali del 2034 in Arabia Saudita. Lo ha dichiarato l'ambasciatore saudita nel Regno Unito, il principe Khalid bin Bandar Al Saud. I tifosi che assisteranno al torneo non potranno trovare bevande alcoliche negli hotel, nei ristoranti o negli stadi. L'Arabia Saudita è un paese differente dal Qatar, dove l'alcol era disponibile in alcuni posti durante i Mondiali del 2022, e non ci saranno eccezioni per questo torneo. "Al momento, non consentiamo l'alcol", ha detto Al Saud a LBC.
"Ci si può divertire molto senza alcol, non è necessario al 100% e se vuoi bere dopo essere andato via, sei il benvenuto, ma al momento non abbiamo alcol. Un po' come il nostro clima, è un paese secco". L'Arabia Saudita è stata confermata come paese ospitante della Coppa del Mondo a dicembre, nonostante le preoccupazioni sui diritti umani. Alla domanda se i tifosi gay di calcio sarebbero stati al sicuro nel paese, Al Saud ha aggiunto: "Daremo il benvenuto a tutti in Arabia Saudita. Non è un evento saudita, è un evento mondiale. E in larga misura, daremo il benvenuto a chiunque voglia venire".
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Le attiviste del Referendum Cittadinanza hanno lanciato un appello via social alle artiste e agli artisti che in questi giorni si esibiranno sul palco del Festival di Sanremo: dire Sì all’Italia che riconosce tutte le sue figlie e tutti i suoi figli direttamente dall’Ariston. La cantante Giorgia e Brunori Sas sono stati i primi a rispondere all'appello e, insieme alle attiviste di ActionAid Utibe Joseph e Kejsi Hodo, hanno cantato il celebre brano di Toto Cutugno L'Italiano.
Gli artisti, poi, hanno ricevuto in dono un ciuccio con un nastrino tricolore da portare con sé sul palco, come simbolo di tutti quei figli e figlie d'Italia che non hanno ancora il riconoscimento della cittadinanza. Il referendum cittadinanza ha ricevuto l'ok dalla Corte Costituzionale lo scorso 20 gennaio insieme agli altri 4 quesiti sul lavoro promossi dalla Cgil. Andrà al voto in primavera.
Dopo la bocciatura del quesito sull'Autonomia la sfida del quorum si fa più ardua, ed è per questo che i promotori partono proprio dal più popolare spettacolo televisivo italiano per richiamare l'attenzione del Paese sull'appuntamento referendario. Il referendum cittadinanza è stato promosso da +Europa, Possibile, Dalla Parte Giusta della Storia, ActionAid, Libera, Arci, Italiani senza Cittadinanza, Conngi, insieme a una grande rete di oltre 70 organizzazioni.
Milano, 12 feb. (Adnkronos) - La competenza territoriale si radica a Milano, da qualunque lato si inquadri la questione. Lo sostiene la Cassazione nelle motivazioni sul caso Visibilia che vede indagata, tra gli altri, la ministra del Turismo Daniela Santanchè con l'ipotesi di truffa aggravata all'Inps in relazione alla cassa integrazione nel periodo Covid. Nel provvedimento, che segue la decisione dello scorso 29 gennaio, si rigetta la richiesta della difesa di considerare singole ipotesi di truffa (e non una truffa continuata) e di radicare la competenza a Roma.
Per il collegio della seconda sezione penale presieduta da Anna Petruzzellis - chiamato a rispondere alla questione sollevata dalla giudice delle indagini preliminari di Milano Tiziana Gueli - dato che la procura meneghina ha rilevato che l'ultima erogazione dei contributi è stata pagata a un dipendente in una banca nel Milanese, "deve essere affermata la competenza territoriale del Tribunale di Milano". Nell'indagine, coordinata dai pubblici ministeri Maria Giuseppina Gravina e Luigi Luzi, risultano coinvolti 13 dipendenti delle due società indagate, Visibilia Concessionaria srl e Visibilia Editore spa, che sarebbero stati messi in cassa integrazione a zero ore senza saperlo (e quindi continuando a lavorare) causando un 'danno' di oltre 126 mila euro versati dall'Inps.
"La soluzione - si legge nella decisione della Cassazione - non cambia nel caso in cui si voglia ancorare la competenza territoriale al momento della richiesta della cassa integrazione, posto che dalla documentazione prodotta in atti risulta che la richiesta è stata inviata alla sede Inps di Milano e che sempre la sede Inps di Milano ha autorizzato la cassa integrazione". Infine, a rafforzare la competenza territoriale il fatto che "avendo le società sede a Milano, il delitto di truffa si è comunque consumato a Milano, al momento della acquisizione dell’ingiusto profitto da parte delle società, che si realizza in concomitanza con la percezione dei contributo da parte dei lavoratori". L'udienza preliminare sul caso Visibilia riprenderà come da calendario il 26 marzo prossimo.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - L'aula della Camera ha approvato la proposta di legge recante 'modifiche alla disciplina della Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma'. I voti favorevoli sono stati 140, 84 quelli contrari e 3 gli astenuti.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - "Ho visto Sanremo ieri sera, erano anni che non lo vedevo, ma sono rimasto sveglio fino alle 2 per vedermelo tutto. Mi è piaciuto per la qualità espressa, è una vetrina italiana vera. Come ha detto Jovanotti è un po’ come Natale, capodanno, carnevale". Filippo Ricci, direttore creativo della Stefano Ricci Spa, ha commentato così con l'Adnkronos la prima serata del 75esimo Festival di Sanremo e gli outfit del conduttore Carlo Conti creati dalla maison.
Che emozione è stata vedere Carlo Conti con i vostri abiti in apertura del 75esimo Festival della Canzone italiana?
"Siamo abituati a palcoscenici internazionali, ma è la prima volta che saliamo con rispetto sul palco dell'Ariston, tra l'altro con il conduttore e direttore, e quindi è stata una bella emozione. Ero un po' in apprensione che questo outfit gli tornasse bene addosso in una serata movimentata. E' fatto tutto al 100% in Italia, su misura per Carlo, e c'è stato dietro un lavoro di ricerca, insieme a lui, dei tessuti e della costruzione dei modelli in questi mesi, quindi è stato parte proattiva della ricerca e dello sviluppo degli outfit per queste cinque serate", ha spiegato Filippo Ricci.
Che idea avete avuto nello sviluppo degli outfit? Ne utilizzerà uno a serata?
"L'idea che abbiamo avuto, sin dall'inizio, è stata quella di fare un percorso di sartorialità. Noterete che sono tutti outfit abbastanza rigorosi, anche se la qualità dei tessuti conferisce un senso di morbidezza. L'idea era di dare un concetto di eleganza senza tempo perché Sanremo appartiene alla cultura del Paese. Poi ieri sera abbiamo giocato con il colore, il midnight blu, questo blu notte che è ben diverso dal classico nero, anche se ci saranno degli outfit scuri in seguito. Non conosco la sequenza, visto che la deciderà lui con il proprio staff ogni sera. Sono tutti pronti e a disposizione, con un nostro sarto dedicato dietro le quinte. Carlo ha più scelte, ma credo userà un outfit a serata perché da quello che ho visto ieri, nel movimento veloce tra uno spazio e l'altro credo che voglia mantenere un ritmo serrato per le tempistiche sceniche sue".
Quali emozioni ci sono state durante la prima serata del Festival?
"E' stato bello vedere Papa Francesco e ascoltare il suo messaggio, credo che sia la prima volta nella storia del Festival, quindi anche solo quella è stata un'immagine potente. Poi Jovanotti ha provocato una scarica d’energia positiva, da re dell'entertainment", ha spiegato il direttore creativo della Stefano Ricci Spa.
Carlo Conti era preoccupato di non riuscire a valorizzare la classe e la modernità degli smoking, ci è riuscito?
"Ci è riuscito assolutamente, ha un bel portamento, e gli ho detto 'sei proprio un bel modello'. E' un uomo che sa stare sul palcoscenico e vestire dei capi sartoriali. Quello di ieri non era un capo semplicissimo, è una giacca smoking in velluto blu, tra l'altro quello è un jersey di velluto, quindi più morbido, ma lo vestiva molto bene, con i tre pezzi, e sotto aveva un gilet in lana coordinato con il pantalone mohair. Abbiamo voluto fare proprio il tocco estremo di sartorialità con tutto il bordino in raso che è stato fatto su tutto il revere. L'idea era quella di rispettare un percorso abbastanza classico della sartorialità italiana e fiorentina, perché se si va a vedere la spalla, è una vecchia scuola fiorentina il modo di realizzarla in maniera morbida, quindi la giacca è molto leggera".
Queste sera la seconda serata con nuove sorprese?
"Gli abiti sono smoking oppure giacche da cocktail, quindi ci sarà un'alternanza dove Carlo ha possibilità di scelta anche tra cravatta o papillon. Ci hanno scritto in molti sui social, anche dall’estero a conferma di una vetrina internazionale come Sanremo, proprio per avere questa informazione, ed è molto divertente. La cosa interessante è che ci arrivano messaggi da tutto il mondo, perché è il Festival della canzone italiana, è italianissimo, ma lo guardano in America, lo guardano gli italo-americani, lo guardano in Sud America, lo guardano a Est, e comunque la visibilità internazionale è importante. Questo è un palcoscenico di italianità che richiama la musica italiana in generale ma non solo", ha spiegato Filippo Ricci la cui maison vende in tutto il mondo.
I nostri mercati principali?
"Noi produciamo tutto in Italia, ma in Italia vendiamo poco. Noi vendiamo a clienti in tutto il mondo, con le nostre 82 boutique e in Italia ne abbiamo due a Firenze dove è anche la sede dell'azienda, due a Milano, uno a Porto Cervo. Tra i mercati più importanti gli Stati Uniti, le capitali del continente europeo come Londra e Parigi, al Middle East, Dubai, fino alla Cina. A Carlo Conti abbiamo fornito tutto l'outfit, dalle scarpe, alle camicie, e abbiamo anche fatto diversi capi sportivi per le conferenze stampa e gli altri impegni del Festival. Dalle giacche in maglia sportive con le sneaker più casual e abbiamo lavorato insieme per fargli provare un po' di tessuti anche particolari"ha concluso Filippo Ricci. (di Emanuele Rizzi)