Adamo Creato è lo pseudonimo di un giovane che “grazie ad un cammino di fede” è stato “liberato dai lacci dell’omosessualità, dalla dipendenza del sesso e della pornografia”.
La notizia è apparsa sul sito degli Uccr, l’Unione Cristiani Cattolici Razionali, con il titolo “Omosessualità: “Uscirne si può, io l’ho fatto”, un articolo dove racconta la sua esperienza di conversione al mondo etero. Che in Rete ha suscitato aspre polemiche e riportato alla ribalta la “terapia riparativa” di Joseph Nicolosi, presidente della National Association for Research and Therapy of Homosexuality (Narth), secondo il quale l’omosessualità è una devianza dovuta a trascorsi famigliari e di relazione problematici. Che, quindi, possono essere curati per conseguire l’inversione delle ‘preferenze’, come sostengono anche alcuni blog.
Adamo, che si definisce “un ragazzo romano di 28 anni che non si è fatto mancare nulla” spiega di avere sentito “il Ssa (same sex attraction)” in un periodo in cui era “impegnato già da tempo ad esplorare la sessualità con le ragazze”. Oltre a loro, però, anche i ragazzi lo trovavano attraente e allora, prosegue nel pezzo, “ho provato”. Da lì fa il suo ingresso nel mondo gay, che descrive a tinte fosche e psicologicamente violento. Per lui è il mondo “del ‘sesso creativo’, delle sostanze, dei locali, del linguaggio ‘da gay’, dell’attivismo”. Cattolico allora come oggi, all’epoca, dice, “preferivo stordirmi piuttosto che pensare, e abbandonai la fede”. Poi, visto l’insorgere di un “vuoto interiore”, ha deciso di approfondire e studiare, “dalla storia del movimento di liberazione omosessuale, al magistero della Chiesa cattolica, dalla Gat (Gay Affirmative Therapy) alla Terapia Riparativa di Joseph Nicolosi”. Aggiunge poi di essersi sentito accolto dalla Chiesa cattolica, “il luogo della misericordia e delle risposte concrete alle tue sofferenze” e rispetto all’omosessualità, si sente “una persona salvata da quello che mi rendeva la vita impossibile”. Conversione riuscita visto che “oggi la mia metà non potrebbe che essere una ragazza”.
Gli studi e le teorie riportate da Adamo, che la American Psychiatric Association, come altri enti di ricerca scientifica, considerano prive di fondamento scientifico perché “l’omosessualità non è diagnosticabile con un disordine mentale”, sono anche accusate di fomentare l’omofobia, come si legge sul sito della Gat: “Come psicoterapeuta – si legge in homepage- se hai clienti gay o lesbiche, non è sufficiente essere gay friendly”, in quanto “persino i terapisti con le migliori intenzioni devono vincere un certo grado di omofobia”. Perché “dalla nascita la cultura eterosessuale ci insegna a pensare che ogni orientamento sessuale che non sia etero è “inferiore”.
Quella di Adamo Creato è una storia di “guarigione” che ricalca quanto raccontato da Luca Di Tolve, protagonista della canzone “Luca era gay” di Povia, ex Mister Gay e autore di “Ero gay. A Medjugorie ho ritrovato me stesso” (Piemme). Entrambi salvati dalla fede e dalla Chiesa cattolica che però nel suo catechismo, contrariamente al “luogo di misericordia” descritto da Adamo, considera “le relazioni omosessuali come gravi depravazioni”, e puntualizza che “la Tradizione ha sempre dichiarato che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati”.
Tuttavia, l’Uccr prende le distanze dalla parola “guarigione”. “Questa è un’espressione lontana dalla nostra posizione”, spiega a Ilfattoquotidiano.it Michele Prandi, tra gli ideatori del sito nato a febbraio 2011 e “gestito da un gruppo di ragazzi, per lo più universitari”, che specifica di “rispondere alle domande solo via mail”. “Noi – aggiunge – proclamiamo la libertà delle persone omosessuali nel farsi seguire nel loro desiderio di cambiamento da terapisti specializzati e ci battiamo perché non vengano discriminati. Ci sembrano due diritti inviolabili”. Dicono di ricevere mail di omosessuali che vogliono diventare ‘ex’ e che loro invitano a rivolgersi alla Narth. Proprio la stessa della teoria riparativa: “La loro esistenza mostra che l’omosessualità non è una condizione immutabile e dunque – puntualizza – come è giusto che gli omosessuali debbano essere liberi di esserlo, e coloro che desiderano diventare ‘ex’, devono essere liberi di essere aiutati e liberi di vivere la loro vita senza discriminazioni”.
Eppure “ogni tanto qualcuno ci scrive dicendoci che gli ex-omosessuali non esistono e, anche se sono sposati con moglie e figli, sono omosessuali che stanno mentendo o sono repressi”, osserva Prandi. E cosa fate in quei casi? “Solitamente non riteniamo opportuno rispondere”.