No Tav, reti tagliate ma nessun incidente “Da noi lezione a politici e media”
Si temevano nuovi scontri dopo quelli di sabato scorso a Roma, ma la manifestazione in Val di Susa è stata assolutamente pacifica. L'unica 'guerra' è nei numeri della partecipazione: secondo gli organizzatori c'erano oltre 15mila persone, per la Questura 1500
Il cordone delle forze dell'ordine (foto di Elena Rosselli)
Retitagliate e nessuno scontro tra manifestanti e forze dell’ordine. La tanto temuta manifestazione dei movimenti che si battono contro la realizzazione della linea ad alta velocità tra Torino e Lione non è stata il secondo tempo di quanto è accaduto sabato scorso a Roma.
Con buona pace del ministro dell’Interno Roberto Maroni che, nella sua informativa al Senato sugli incidenti nella Capitale, aveva detto che i black bloc avevano partecipato a dei presunti “campi di addestramento” in Val di Susa.
Eppure i numeri facevano presagire ben altro: quasi duemila rappresentanti delle forze dell’ordine a presidio della zona rossa attorno al cantiere, oltre 15mila persone, secondo i comitati, e un obiettivo dichiarato: cesoie alla mano, tagliare le reti dell’area dove dovrebbe essere scavato il tunnel esplorativo. Un’azione di disobbedienza civile, “per aprire spiragli di democrazia”, come dice il movimento, che poteva anche finire male. Ma anche su questo punto i No Tav erano stati chiari: “Se incontreremo la polizia, gireremo i tacchi e torneremo indietro”. Ma non ce n’è stato bisogno perché la rete a protezione del cantiere è stata sì tagliata, ma l’azione è stata puramente simbolica. Sì perché quella protezione è comparsa solo questa mattina in un punto in cui fino a ieri non c’era niente. E la polizia si è tenuta a debita distanza.
“Quando ci siamo resi conto che non avremmo potuto raggiungere il cantiere – spiega Alberto Perino, storico leader dei No Tav – abbiamo deciso di prendere i sentieri del bosco di Giaglione”. E così è stato. Alcune decine di manifestanti sono anche riuscite a raggiungere la Baita Clarea, simbolo della lotta della popolazione valsusina, che l’ordinanza del Prefetto di Torino aveva collocato nel mezzo della zona vietata.
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Nessuna traccia, inoltre, del blocco nero, che in Internet aveva fatto presagire il peggio con dichiarazioni bellicose. Le forze dell’ordine hanno fermato sedici persone denunciandone tre perché trovate in possesso di oggetti atti ad offendere.
Anche una nota della Questura conferma che la giornata è stata una vittoria per tutti: “Nessun atto illegale diretto alla recinzione è stato compiuto”. Infatti una volta che la manifestazione, aperta da decine di donne, è arrivata alla seconda recinzione (dopo aver forzato la prima rete), ha fatto retromarcia. “Quando ci siamo resi conto che non avremmo potuto raggiungere il cantiere – spiega Alberto Perino, storico leader dei No Tav – abbiamo deciso di prendere i sentieri del bosco di Giaglione”.
E la marcia per i sentieri dei Monaci si è trasformata in una scampagnata, con valligiani che arrostivano caldarroste e improvvisavano comizi in mezzo ai boschi con la polizia, schierata in assetto antisommossa che assisteva al tutto.
“Credo che possiamo dirci più che soddisfatti. La manifestazione ha raggiunto gli obiettivi”, continua Perino che manda anche una stoccata al capo del Viminale: “Chi voleva che finisse male non ci è riuscito”.
Anche in rete la soddisfazione è palpabile. Sul sito di coordinamento dei comitati si legge: ”Siamo noi i padroni a casa nostra e oggi l’abbiamo dimostrato! Nessun divieto e nessuna zona rossa possono fermarci! Capito Maroni? La battaglia continua…”.
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16.15 – La soddisfazione in Rete. ”Siamo noi i padroni a casa nostra e oggi l’abbiamo dimostrato! Nessun divieto e nessuna zona rossa possono fermarci! Capito Maroni? La battaglia continua…”: è il messaggio di festa che compare sul sito ufficiale del movimento No Tav (www.notav.info) al termine della manifestazione di oggi. Sullo stesso sito si annuncia che “molti rimarranno alla baita a dormire”. “Il popolo No Tav – aggiunge il sito – con una partecipazione enorme è riuscito a entrare nella zona rossa, bypassando i divieti e tagliando le reti poste da un’imponente dispositivo di sicurezza. La Val di Susa – conclude il sito – si è ripresa la sua terra impartendo lezioni a tutto l’apparato politico e mediatico che nei giorni scorsi aveva cercato di screditare in tutti i modi possibili il movimento”.
15.04 – Perino: “Obiettivi raggiunti”. “Credo che possiamo dirci più che soddisfatti. La manifestazione ha raggiunto gli obiettivi”: lo ha detto Alberto Perino, uno dei leader No Tav, all’assemblea dei manifestanti in corso alla baita della Maddalena, in Val di Susa. L’assemblea ha accolto il suo discorso con un applauso. “E’ andato tutto bene – ha ancora detto Perino – chi voleva che finisse male non ci è riuscito”. Perino ha proposto a tutti di rientrare a Giaglione (“Fra un’ora e mezzo farà buio”) e non ha ricevuto obiezioni. La baita continuerà ad essere presidiata da un gruppo di No Tav. I manifestanti hanno iniziato la discesa verso Giaglione.
14.28 – Il pranzo in attesa dell’assemblea. A centinaia i manifestanti No Tav hanno raggiunto la baita Clarea, dove stanno pranzando in attesa di un’assemblea convocata per le 14.30. L’area del cantiere del tunnel geognostico della Torino-Lione, poco lontana, è presidiata da un primo cordone di forze dell’ordine al di fuori delle reti di recinzione.
14.24 – La Questura: nessun reato. “E’ integra la rete del cantiere Tav a Chiomonte e nessun atto illegale diretto alla recinzione è stato compiuto”: è quanto si legge in una nota diffusa dalla Questura di Torino. “Alle 12.30 circa, i manifestanti – è scritto nel comunicato – sono giunti a ridosso del primo sbarramento sulla strada sterrata, situato a circa due chilometri dal cantiere LTF, direzione Giaglione. Nella circostanza tale barriera, costituita da una rete, è stata danneggiata in alcuni punti. Successivamente, i manifestanti hanno imboccato i sentieri per procedere nella direzione della valle Clarea. Nessun atto illegale, invece, nei confronti delle reti di cinta del cantiere”.
14.16 – Il comizio improvvisato. Una signora della Val di Susa ha improvvisato un comizio davanti a poliziotti e manifestanti per spiegare le ragioni della protesta. L’atmosfera è abbastanza distesa: gente del corteo interviene nel comizio per esprimere il suo punto di vista, gli agenti sorridono, non intervengono e interloquiscono con i manifestanti. Tutto all’insegna della distensione.
14.00 – No Tav arrivano alla Baita Clarea. Alcune decine di manifestanti sono riusciti, percorrendo impervi sentieri tra i boschi e il fiume Dora, a raggiungere la spianata dove sorge la baita Clarea, la costruzione diventata il simbolo del movimento. I posti di blocco collocati fra le montagne dalle forze dell’ordine sono stati elusi, ma al fondo c’è un forte presidio delle forze dell’ordine. L’area del cantiere è a poche centinaia di metri
13.45 – Il corteo si è frammentato nei boschi di Giaglione. Una volta tornati indietro dalla seconda recinzione, i manifestanti si sono sparpagliati per i sentieri di montagna nel tentativo di raggiungere la Baita Clarea, simbolo della lotta No Tav che però si trova nel mezzo della zona rossa. Le forze dell’ordine presidiano tutti i punti sensibili, ma per ora non si è verificato nessun incidente
13.30 – Manifestanti fronteggiano la polizia. Il corteo è arrivato all’altezza di un piccolo ponte vicino alla Baita Clarea. Qui c’è un cordone di forze dell’ordine in assetto anti-sommossa a protezione del cantiere. I manifestanti fronteggiano la polizia da un lato e dall’altro del ponte, mentre altri ne arrivano alla spicciolata. Nessun incidente.
13.00 – La manifestazione prova a raggiungere la Baita Clarea. Una volta arrivati alla seconda recinzione, invalicabile, il corteo ha deciso di prendere un altro sentiero per provare a raggiungere la baita simbolo dei No Tav, che, secondo l’ordinanza prefettizia, è in piena zona rossa
12.55 – Ilcorteo, davanti alla seconda recinzione, decide di tornare indietro. Dopo aver tagliato la prima rete, la testa del corteo è arrivata alla seconda recinzione che, a differenza della prima, è molto più imponente e non può essere abbattuta con le cesoie. Una volta giunti lì davanti, la manifestazione ha fatto retromarcia. Nessun incidente
12.45 – Cesoie in azione violata la prima rete. Le donne che stanno aprendo la manifestazione, cesoie alla mano, hanno cominciato il taglio della prima rete di protezione a difesa dell’area del cantiere Tav di Chiomonte. Una volta aperto un varco le manifestanti stanno passando oltre. Le forze dell’ordine non intervengono
12.40 – Corteo in area off-limits. Le donne valsusine hanno raggiunto la rete di recinzione che impedisce l’accesso alla Val Clarea. A difesa della recinzione sono schierate le forze dell’ordine. Le donne che stanno cercando di avvicinarsi stanno scandendo lo slogan “Le donne della Val Susa si danno da fare, sanno cucire ma anche tagliare”
12.35 – No Tav – Carabinieri arretrano dal blocco. La testa del corteo è arrivata al primo blocco delle forze dell’ordine che però, una volta visti i manifestanti, sono arretrati lasciando sflilare i No Tav
12.30 – Manifestazione si divide per eludere blocchi. Le avanguardie del corteo No tav hanno cominciato a dividersi per cercare di eludere il blocco sulla strada principale. È previsto che si percorrano tre sentieri diversi nei boschi
12.25 – No Tav: “Siamo in 20mila”. Cominciano le prime statistiche sulla partecipazione alla manifestazione contro il cantiere di Chiomonte. Come al solito guerra di cifre fra manifestanti e questura che dice che i partcipanti sono solo poche centinaia
12.20 – Manifestazione in zona rossa. La testa del corteo è entrata nella zona che, secondo l’ordinanza prefettizia del 20 ottobre, è interdetta, sulla strada comunale che da Giaglione porta verso Chiomonte . Lungo il percorso tuttavia non ci sono finora blocchi delle forze dell’ordine che sono invece posizionati più avanti. La manifestazione finora si sta svolgendo pacificamente e senza alcun incidente
12.10 – La manifestazione prosegue verso le reti di protezione. La testa del corteo è arrivata al bivio dove da una parte il sentiero porta verso l’area del cantiere dichiarata off-limits dal Prefetto di Torino. Il corteo sta sfilando pacificamente e i partecipanti hanno deciso di proseguire fino alle recinzioni.
11.55 – Ferrero: “Il movimento ha aperto un problema politico”. I No Tav non sono caduti nella trappola di un problema di ordine pubblico ma hanno mantenuto aperto un problema politico che è quello di un’opera inutile e dannosa. Così Paolo Ferrero, leader della Federazione della sinistra che sta partecipando alla manifestazione contro il cantiere dell’Alta velocità. “La comunità – aggiuge Ferrero – non è d’accordo, a ragione, con quest’opera che è inutile sul piano dei trasporti, dannosa per la valle ed è uno spreco di risorse pazzesco quando si dice che non ci sono neppure i soldi per la sanità”
11.45 – Manifestazione aperta dalle donne. “Fuori le truppe d’occupazione”. Con questo slogan si è aperta la manifestazione contro il cantiere Tav. In testa alla colorata manifestazione diverse decine di donne di tutte le età. In mano reggono lo striscione con scritto “Giù le mani dalla Valsusa” e anche le cesoie con cui, polizia permettendo, tentereranno di tagliare le reti a protezione del cantiere. “Un gesto simbolico per dimostrare l’illegalità dell’opera”, spiega una manifestante. “La donna partigiana ce l’ha insegnato, tagliare le reti non è reato”, scandiscono dal corteo
11.40 – Partito il corteo. La manifestazione No Tav è partita sulla strada che porta verso Chiomonte. Ad aprirlo lo striscione ‘Giù le mani dalla Valsusa’. I manifestanti sono alcune migliaia. Su Giaglione volteggia un elicottero dei carabinieri
11.35 – Perino: “Tranquilli ma determinati”. Il corteo dei manifestanti No Tav è partito con l’obiettivo di raggiungere almeno la baita della Val Clarea ed eventualmente le reti poste a protezione del cantiere. Ad annunciarlo uno dei leader del movimento Alberto Perino, che dal megafono ha dato alcune indicazioni: “Il nostro obiettivo non è cambiato partiremo tranquilli e andremo fin dove riusciremo ad arrivare determinati . Se non ce lo faranno fare ci sono 52 domeniche e altrettanti sabati ed tanti giorni festivi, a cominciare dal 1 novembre. Noi giochiamo in casa se non sarà questa domenica, ce ne saranno altre”
11.30 – Sedici fermati, tre dedunce. Tre persone denunciate perché trovate in possesso di oggetti atti ad offendere. In particolare undici persone sono state fermate a Rivoli (Torino). Tra questi una pattuglia dei carabinieri ha fermato una vettura proveniente da Mantova con cinque persone a bordo, quattro ragazzi e una ragazza. In auto avevano dei passamontagna, un paracolpi e delle sciarpe nere. Altri due, appartenenti al centro sociale El Paso, sono stati fermati a Torino, di cui una donna trovata in possesso di una maschera antigas
11.20 – Polizia blocca statale. Molti manifestanti non sono riusciti a convergere nel punto in cui si sta muovendo il corteo perché le forze dell’ordine stanno bloccando macchine e autobus diretti a Giaglione.
11.10 – Corteo rimandato di un ora. I manifestanti No Tav che stanno confluendo nel campo sportivo di Giaglione si riuniranno fra poco per un’assemblea-lampo durante la quale decideranno come procedere. Il corteo è stato rimandato di un’ora e l’obiettivo resta quello di raggiungere almeno la baita della Val Clarea. Intanto, a scopo preventivo, dalle 10.30 di questa mattina è stata chiusa l’autostrada A32
11.05 – Unità di crisi dei sindaci della Valle. Il presidente della Comunità montana Valli di Susa e Sangone, Sandro Plano, e i 23 sindaci schierati su posizioni contrarie alla Torino-Lione hanno riunito l’unità di crisi nei locali del Comune di Giaglione. Seguiranno la manifestazione in contatto telefonico con i dimostranti e con gli osservatorì del movimento ammessi nella ‘zona rossà. “Speriamo – dice – che contribuiscano a mantenere la calma se ci saranno episodi di tensione”
10.55 – Partono le esplorazioni nei boschi. Diversi manifestanti si sono staccati dall’area del concentramento della manifestazione per andare a pellustrare i boschi attorno all’area di cantiere. Il sentiero principale, chiamato Balcone, è sbarrato dalle forze dell’ordine che hanno posizionato anche dei grossi blocchi di cemento per impedire il passaggio. Gli agenti hanno telecamere con cui filmano i movimenti dei No Tav. Un elicottero delle forze dell’ordine sta sorvolando la zon
10.30 – Tanti giornalisti e tanti abitanti della Val di Susa. Diverse migliaia di cittadini avvolti nelle bandiere No Tav stanno per iniziare la manifestazione contro la linea ad altà velocità Torino-Lione. Scopo dell’iniziativa è di arrivare fino alle reti di recinzione del cantiere dove dovrebbe essere scavato il tunnel esplorativo per provare a tagliarle con dei tronchesi.
Nonostante l’ingente schieramento di polizia, 1700 uomini a protezione dell’area del cantiere di Chiomonte, per il momento la situazione è tranquilla e non c’è traccia, almeno nel piazzale del campo sportivo di Giaglione, punto di partenza del corteo, di appartenenti al blocco nero
10.15 – Fermate quattro persone. I carabinieri hanno fermato quattro ragazzi e una ragazza che in macchina avevano materiale sospetto. I giovani stavano dirigendosi verso il corteo e a bordo sono state trovate protezioni e sciarpe. Ma, secondo i manifestanti, le persone fermate sarebbero una quindicina. Sono molti infatti i posti di blocco sulla statale fra Susa e Giaglione
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La Redazione
Bruxelles, 16 feb. (Adnkronos) - Un anno fa, il 16 febbraio 2024, moriva l'attivista Alexei Navalny mentre era detenuto in un carcere russo: aveva 47 anni. Sono tante le persone che questa mattina si sono radunate a Mosca per rendere omaggio al più forte oppositore del Cremlino In centinaia si sono recate al cimitero Borisov. Qui hanno sfilato persone arrivate da sole, altre in piccoli gruppi, anche famiglie con bambini.
I sostenitori di Navalny hanno deposto fiori sulla sua tomba con la polizia che ha concesso l'ingresso al cimitero Borisov filmando tutto. C'erano anche diplomatici stranieri, compresi gli ambasciatori di Usa e Ue, Lynne Tracy e Roland Galharague, secondo notizie rilanciate dall'agenzia Dpa.
Nel ricordare Navalny, l'Ue dichiara che la riguardo "il presidente Putin e le autorità russe hanno la responsabilità ultima" della sua morte. "Mentre la Russia intensifica la sua guerra di aggressione illegale contro l'Ucraina, continua anche la repressione interna, prendendo di mira coloro che si battono per la democrazia - prosegue la dichiarazione dell'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Ue, Kaja Kallas, a nome dei Ventisette - Navalny ha dato la sua vita per una Russia libera e democratica. Oggi i suoi avvocati restano ingiustamente in carcere, insieme a centinaia di prigionieri politici".
Secondo l'Ue "la Russia deve liberare immediatamente e senza condizioni i legali di Navalny e tutti i prigionieri politici". L'Unione chiede anche alla Russia di "porre fine alla sua repressione brutale della società civile, dei media dei membri dell'opposizione e di rispettare il diritto internazionale".
Yulia Navalnaya ha diffuso un video in occasione del primo anniversario della morte di suo marito Alexei Navalny in cui ricorda ciò in cui credeva il principale oppositore del Cremlino: "Sappiamo perché stiamo combattendo: una Russia del futuro che sia libera, pacifica e bella, quella che sognava Alexei è possibile. Bisogna fare di tutto affinché si realizzi il suo sogno".
"Ognuno può fare qualcosa: manifestare, scrivere ai prigionieri politici, far cambiare opinione ai propri cari, sostenersi a vicenda", prosegue Navalnaya, attesa a Berlino nell'ambito delle iniziative per ricordare Navalny. "Alexei è fonte di ispirazione in tutto il mondo. Capiscono che il nostro Paese non è solo guerra, corruzione, repressione", afferma, accusando il leader russo Vladimir Putin di "voler cancellare dalla nostra memoria il nome di Alexey, nascondere la verità sul suo omicidio e di costringerci alla rassegnazione".
"Ma non ci riuscirà. Il dolore ci rende più forti e quest'anno ha dimostrato che siamo più forti di quanto pensassimo", incalza la donna, chiedendo di prendere esempio dal "coraggio" e dalla "capacità di amare davvero il nostro Paese" che aveva Navalny.
"Navalny è morto un anno fa perché si batteva per la democrazia e la libertà in Russia", ha scritto il cancelliere tedesco Olaf Scholz su X, aggiungendo che il leader russo Vladimir "Putin combatte in modo brutale la libertà e i suoi difensori". Così, "il lavoro di Navalny è stato ancor più coraggioso - ha rimarcato - Il suo coraggio ha fatto la differenza e va ben oltre la sua morte".
Anche il ministero degli Esteri, Antonio Tajani, ha scritto un messaggio su X : "A un anno dalla morte di Aleksej Navalny, non dimentichiamo il suo coraggio e il suo sacrificio a favore della libertà e della democrazia. La mia vicinanza alla sua famiglia e a tutti i difensori dei diritti umani che ogni giorno combattono nel mondo per avere più giustizia e stato di diritto".
Sanremo, 16 feb. - (Adnkronos) - “Lucio Corsi è stata la vera novità del festival. Partito come uno sconosciuto al grande pubblico e riuscito a conquistare chi lo ha ascoltato grazie ai suoi testi pieni di poesia, ironia e fantasia". Così Carlo Verdone, all'Adnkronos, commenta il successo di Lucio Corsi, secondo classificato a Sanremo 2025.
Verdone non loda solo il talento artistico di Corsi, ma anche le sue qualità umane: "Quello che traspare in Lucio è l’essere una persona piena di garbo, che vive di stupore. Non c’è mai rabbia in lui. Ma la sua forza non è solo nel suo talento ma anche nella sua pacatezza di persona perbene e umile. L’umiltà è la cosa che lo contraddistingue più di tutte. E’ andato avanti con i suoi soli mezzi".
E conclude: "Grazie a lui la musica mi sembra abbia iniziato a prendere un’altra direzione, meno ansiogena, più riflessiva e amabile, fondata su dei testi belli. E’ un poeta. Sono contento anche perché puntare su di lui nella mia serie è stata una scommessa vinta anche per me. Gli auguro tutto il successo che merita”, conclude.
Bruxelles, 16 feb. (Adnkronos) - Un anno fa, il 16 febbraio 2024, moriva l'attivista Alexei Navalny mentre era detenuto in un carcere russo: aveva 47 anni. Sono tante le persone che questa mattina si sono radunate a Mosca per rendere omaggio al più forte oppositore del Cremlino In centinaia si sono recate al cimitero Borisov. Qui hanno sfilato persone arrivate da sole, altre in piccoli gruppi, anche famiglie con bambini.
I sostenitori di Navalny hanno deposto fiori sulla sua tomba con la polizia che ha concesso l'ingresso al cimitero Borisov filmando tutto. C'erano anche diplomatici stranieri, compresi gli ambasciatori di Usa e Ue, Lynne Tracy e Roland Galharague, secondo notizie rilanciate dall'agenzia Dpa.
Nel ricordare Navalny, l'Ue dichiara che la riguardo "il presidente Putin e le autorità russe hanno la responsabilità ultima" della sua morte. "Mentre la Russia intensifica la sua guerra di aggressione illegale contro l'Ucraina, continua anche la repressione interna, prendendo di mira coloro che si battono per la democrazia - prosegue la dichiarazione dell'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Ue, Kaja Kallas, a nome dei Ventisette - Navalny ha dato la sua vita per una Russia libera e democratica. Oggi i suoi avvocati restano ingiustamente in carcere, insieme a centinaia di prigionieri politici".
Secondo l'Ue "la Russia deve liberare immediatamente e senza condizioni i legali di Navalny e tutti i prigionieri politici". L'Unione chiede anche alla Russia di "porre fine alla sua repressione brutale della società civile, dei media dei membri dell'opposizione e di rispettare il diritto internazionale".
"Navalny è morto un anno fa perché si batteva per la democrazia e la libertà in Russia", ha scritto il cancelliere tedesco Olaf Scholz su X, aggiungendo che il leader russo Vladimir "Putin combatte in modo brutale la libertà e i suoi difensori". Così, "il lavoro di Navalny è stato ancor più coraggioso - ha rimarcato - Il suo coraggio ha fatto la differenza e va ben oltre la sua morte".
Napoli , 16 feb. - (Adnkronos) - Una bimba di appena 9 mesi è morta nella notte tra sabato e domenica all'ospedale di Acerra (Napoli) a causa delle gravissime ferite alla testa e al volto causate dai morsi del cane pitbull di famiglia.
Secondo quanto si apprende, la piccola era in casa con il padre. La tragedia è avvenuta nella tarda serata di sabato in un appartamento di Acerra. In ospedale sono intervenuti gli agenti del commissariato di polizia di Acerra che hanno avviato le indagini, coordinati dalla Procura di Napoli Nord.
Secondo i primi accertamenti, pare che la bimba sia stata aggredita dal cane di famiglia mentre il padre dormiva e la madre era al lavoro. Sul caso sono in corso accertamenti. Incensurati e sotto i 30 anni, i genitori sono sotto shock.
Milano, 16 feb. (Adnkronos) - "Stasera scopriremo il vincitore" dice Carlo Conti sul palco dell’Ariston per la finalissima di Sanremo. E ricorda implicitamente a tutti i cantanti in gara che dal giudizio del pubblico non si scappa. Così come a quello dei look sfoggiati: dopo una settimana all’insegna di pelle, petti nudi, completi sartoriali, senza particolari colpi di testa, si può dire che all’Ariston abbia regnato la noia assoluta. E passino le trasparenze, i cristalli, le paillettes e gli smoking ultra classici ma per farsi ricordare ci vuole tutt’altra stoffa. Come quella che ha vestito Achille Lauro, dritto in cima al nostro podio. Ancora in Dolce&Gabbana (e chi sennò?) l’artista romano sceglie un ampio cappotto vestaglia completamente bordato di paillettes e sovrastampata con texture ghepardo. Persino in t-shirt bianca a costine è irresistibile. Per noi vince lui. Voto: 9.
Potrà anche aver vinto il festival della canzone italiana, Olly. Ma di certo lo stile è totalmente da rivedere. La canottiera bianca sotto la camicia celeste è un no totale. Si salva il pantalone ampio stretto in vita da una cintura da smoking. Voto a metà strada tra non classificato e irrecuperabile. E' giovane, si rifarà. La tradizione appartiene al padrone di casa, il direttore artistico e conduttore Carlo Conti, elegantissimo in smoking doppiopetto di velluto con maxi revers in raso e papillon. Voto: 8. Reinterpreta i tagli delle prime due serate Francesca Michielin, con un top di raso cut-out color cipria, paillettes e pantaloni neri. Tutto Miu Miu. Il rossetto scuro le dona carattere, peccato per i sandali plateau argento dalla sfumatura poco intonata all’insieme. Voto: 5. “Ho messo questi per farti i colpi di sole” dice Alessandro Cattelan a Carlo Conti indicando i revers sparkling dello smoking total white firmato Giorgio Armani. Semplice ma indiscutibile. Voto: 7.
Willie Peyote, è il caso di dirlo: grazie ma no grazie. La camicia sbottonata che spunta dal completo nero anonimo mal si adatta alla finale di Sanremo. Almeno i bottoni si potevano allacciare. Voto: 4. Alessia Marcuzzi scende le scale dell’Ariston con un abito nero dolcevita e schiena nuda che le disegna il corpo e ricorda da lontano quello di Mireille Darc nella commedia ‘Le grand blond avec une chaussure’ di Yves Robert del 1972. Più casta, certo, ma avremmo preferito vederla con gioielli importanti e capelli raccolti. Il secondo cambio d’abito regala qualche emozione in più, un maxi tubino rosso, mentre con il terzo, un longdress nero bustier, ingrana finalmente la quarta. Voto: 5.
Laminatissima, quasi accecante, Marcella Bella, che indossa una jumpsuit interamente ricoperta di cristalli con un disegno geometrico al centro. Qualcuno sui social chiama in causa il look di Orietta Berti con le conchiglie: “Rispolvera le sue capesante”. Too much, siamo d’accordo, ma è pur sempre la finalissima. Voto: 6. I jeans all’Ariston dovrebbero essere banditi, fatta eccezione per Edoardo Bennato. Bresh non lo sa e li indossa con una t-shirt color cenere, stivali di pelle grigia firmati Ami Paris e gioielli Apm Monaco. Non bastano i ricami dorati a fargli superare la prova. Voto: 5. Modà, ma che pasticcio avete combinato? La camicia cartoon coloratissima di Kekko, che si declina anche in accessori per gli altri membri della band, preferiremmo non averla vista. “Se la guardi per trenta secondi ti vengono gli occhi di Fedez” scrivono sui social. Non ce la sentiamo di dissentire. Voto: non classificati.
L’abbiamo scritto l’anno scorso e lo ripetiamo quest’anno: come si fa a resistere a Rose Villain? Il suo look Fendi haute couture è davvero ‘fuorilegge’, tanto che ha bisogno della scorta per scendere le scale. La cantante indossa un abito nero see through con strascico, gambe a vista, corsetto e micro cristalli ricamati. I capelli tiratissimi e raccolti in una coda la rendono statuaria. “Mi sento male per quanto è bella” dice Alessia Marcuzzi. E noi con lei. Voto: 9. Ha fatto talmente parlare per le sue collane ultra costose che alla fine Tony Effe verrà ricordato solo per un semplice rosario. E’ quello che il cantante allaccia al polso per l’esibizione finale, in look total black, giacca e pantaloni, che lo rendono persino presentabile. Della serie 'molto rumore per nulla'. Voto: 6 per l'impegno.
Clara è sempre bellissima ma il lungo abito light blue con corpetto che le disegna il corpo fa tanto Cenerentola al ballo di mezzanotte. Che peccato. Voto: 5. Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. Nel caso di Serena Brancale va ammesso che seppure da cinque giorni provi a variare sul tema di trasparenze e luccichii – e apprezziamo lo sforzo – non riesce a spiccare il volo. La tuta nera con ricami e trasparenze anche no. Voto: 4. Sorprendentemente elegante Brunori Sas, in classico smoking che veste bene. Anche volendo trovare difetti non ce ne sono. Voto: 7. Che noia, Francesco Gabbani! Un altro smoking senza guizzi anche per la finale. Voto: 6. “E’ una dea” esclama Alessia Marcuzzi vedendo Noemi con indosso un lungo abito gioiello con maniche lunghe e collo alto firmato Patou e cristalli Swarovski in diverse misure. E’ sofisticata al massimo. Voto: 8 e mezzo.
Sottotono Rocco Hunt, senza infamia e senza lode in completo nero. La maglietta girocollo ce la poteva risparmiare. Voto: 5. Il look da bad boy di Stash dei The Kolors fa centro: la collana-cintura un po’ fetish abbinata ai guanti in pelle fa tanto Annie Lennox e alza immediatamente la temperatura. Voto: 7 e mezzo. Ospite della serata, per ricevere il premio alla carriera, Antonello Venditti fa Antonello Venditti: occhiali aviator d’ordinanza, capello nero pettinato all’indietro e completo nero. Si ama per forza. Voto: 7. Sembrano usciti dal film ‘Beetlejuice’ Coma _Cose con California in abitino in chiffon nero e inserti in pizzo, calze ricamate e grande cappello rosso in paglia che strizza l’occhio a una delle protagoniste della pellicola di Tim Burton, l’artista nevrotica Delia Deetz. In completo matchy il marito Fausto. Che dire? Non fate mai il loro nome per tre volte di seguito. Voto. 5.
E’ coi fiocchi il look di Giorgia, letteralmente. Come il nastro nero allacciato al collo, che dà un twist alla normalità del look: shorts, blusa ricamata e blazer total black. Chic con poco. Voto: 7. I fiori ci sono. L’eleganza pure. E la classe non manca a Simone Cristicchi che torna a scegliere il suo fedele compagno di viaggio, lo stilista Antonio Marras, per l’ultima serata con un completo effetto tapestry nero con ricami floreali silver. Un deciso cambio di marcia rispetto alle sere precedenti che lo fa risalire nelle nostre quotazioni. Voto: 8. Eccola Elodie con chioma raccolta, abito nero bustier completamente ricamato e guanti da diva. Un look che appare troppo ‘carico’. Il lungo strascico ce lo poteva risparmiare. Voto: 6. Bolero rosso con tanto di piume, maglia mesh e pantaloni skinny per Lucio Corsi, che con i suoi outfit sopra le righe ci ha stupito e divertito per tutta la durata del Festival. E chissà se anche per la finale, il secondo classificato ha usato le patatine per imbottire le spalline. Nel dubbio, continuiamo ad amarlo così com'è: un vero outsider anche nella moda. Voto: 6 e mezzo.
Per quanto si possa essere fan delle giacche ‘bold’ il modello blu con alamari dorati e maxi cristalli di Irama fa troppo Ancient Regime. Voto: 5. Fedez vede nero, come la canzone che intona. L’umore non sembra dei migliori, il look pure. Sempre Versace, sempre giacca tre bottoni con il logo della Medusa. Senza arte né parte. Voto: 4. La vera notizia è che Shablo, Guè, Joshua e Tormento abbandonano lo street style e si mettono in tiro con dei completi doppiopetto e cravatta che, seppur casual, ben si sposano con il tempio sacro della musica italiana. Voto: 7 per l'inaspettato twist. Look vincente non si cambia. Lo sa bene Joan Thiele (e il suo stylist) ancora una volta con una lunga mantella di Chanel e body nero coperto che fa capolino dietro la chitarra. Le lunghe trecce fanno un po’ girlish un po’ Mercoledì Addams ma Joan resta comunque inarrivabile. Voto: 9.
Anche Massimo Ranieri, come molti degli uomini saliti sul palco dell’Ariston durante questa edizione, punta sul total white, con tanto di completo tre pezzi. Che dire? Passabile. Voto: 5 e mezzo. Gaia, in abito con fili di perline effetto scucito, sembra impigliata in una rete. Eppure le premesse c’erano tutte, il beauty look con rossetto scuro è magnetico, il colore burgundy della mise pure. Ma niente, il risultato finale non buca lo schermo. Voto: 5. Troppi strati, camicia troppo sbottonata, revers troppo grossi, capelli troppo arruffati. Insomma, il look di Rkomi è troppo sbagliato. Nonostante nelle serate precedenti abbia avuto dei momenti nì, il perdente inglorioso della serata finale è lui. Voto: 4. Sarah Toscano è l’ultima a esibirsi e fare così tardi per vedere il suo look forse non valeva la pena. Optical all’ennesima potenza, gonna e top geometrici, tutto Pucci, e occhiali da sole, che per fortuna abbandona prima di cantare. Insomma, “la più piccola del gruppo” come ricorda Conti, deve crescere ancora in fatto di stile. Voto: 5.
Mahmood si esibisce a sorpresa come ospite in abito sartoriale doppiopetto. Il tocco di classe è la spilla a forma di fiore appuntata al petto. Bello e bravo. Voto: 8. La semplicità paga sempre. Lo sa bene Bianca Balti, che torna sul palco con una creazione di Ermanno Scervino composta da due pezzi distinti: body-corsetto e abito. Il body è realizzato in raso di seta, utilizzato al rovescio per ottenere un effetto opaco con struttura, steccatura e impunture, ispirate ai corsetti di fine Ottocento. Sul retro, invece, l'abito sfoggiato dalla modella presenta un lungo strascico che parte dalle scapole e si sviluppa alla fine di un intreccio di lacci. Ci piace tantissimo. Voto: 9. (di Federica Mochi)
(Adnkronos) - Donald Trump gioca la sua partita con Vladimir Putin per porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia. Kiev cerca sponde in Europa, mentre il Vecchio Continente rischia di rimanere spettatore nei negoziati a guida americana. La prospettiva di una trattativa sull'asse Washington-Mosca esclude l'Europa dal tavolo che conta. Per correre ai ripari, il presidente francese Emmanuel Macron avrebbe convocato i leader europei per un vertice di emergenza a Parigi lunedì, secondo quanto anticipato dal ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, dal palco della Conferenza sulla sicurezza di Monaco.
In assenza di un comunicato ufficiale da parte dell'Eliseo, non è ancora chiaro il formato del vertice e quali leader parteciperanno, con l'eccezione del primo ministro polacco Donald Tusk, la cui presenza è stata confermata dallo stesso Sikorski in un post sui social successivo al panel.
Il ministro degli esteri polacco si è detto "contento" del fatto che Macron abbia convocato i leader a Parigi. "Mi aspetto che affrontino la questione della spesa per la difesa con estrema serietà. Uno dei commenti del presidente Macron è stato che non possiamo limitarci ad acquistare difesa dall’esterno, ha un’opinione molto forte sulla necessità di acquistare più difesa europea". L'omologo francese Jean-Noël Barrot, membro del medesimo panel, non ha accennato al vertice di emergenza né reagito alle parole di Sikorski.
A scuotere l'Europa prova anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Non possiamo escludere che l'America possa dire no all'Europa su questioni che la minacciano. Molti, moltissimi leader hanno parlato di un'Europa che ha bisogno di un proprio esercito. Un esercito d'Europa. E io credo fermamente che il momento sia arrivato. Le forze armate europee devono essere create", dice il leader di Kiev dal palco della Conferenza sulla sicurezza.
L'esortazione di Zelensky è "agire, per il vostro bene e per il bene dell'Europa, per i popoli d'Europa, per le vostre nazioni, le vostre case, i vostri figli e il nostro futuro comune. Non si tratta solo di aumentare la spesa per la difesa in rapporto al pil", continua, sottolineando che il denaro, per quanto importante, "non fermerà da solo un assalto nemico". Senza l'esercito ucraino, spiega, quelli europei "non saranno sufficienti a fermare la Russia. Questa è la realtà di oggi. Solo il nostro esercito in Europa ha una vera esperienza di combattimento moderno".
Viceversa, l'esercito ucraino ha bisogno di ciò che può fornire l'Europa: "armi, addestramento, sanzioni, finanziamenti, pressione politica e unità. Abbiamo già le basi per una forza militare europea unita. E ora, mentre combattiamo questa guerra e gettiamo le fondamenta per la pace e la sicurezza, dobbiamo costruire le forze armate d'Europa affinché il futuro del continente dipenda solo dagli europei. E affinché le decisioni sull'Europa vengano prese in Europa", conclude, ricordando di aver già proposto di sostituire parte della presenza militare americana in Europa con forze ucraine nel piano presentato lo scorso autunno.
Zelensky la prossima settimana accoglierà a Kiev l'inviato di Trump per l'Ucraina, Keith Kellogg. "Dobbiamo fermare le uccisioni. Innanzitutto, dobbiamo definire la tempistica. L'Ucraina fa parte di questo conflitto. E quindi, le due parti in conflitto devono decidere di cessare il fuoco. Gli ucraini sono coinvolti in questa decisione", dice Kellogg, garantendo che gli Stati Uniti continueranno a sostenere Kiev: "Ma la guerra deve finire subito".
L'orizzonte temporale per la chiusura definitiva del conflitto sarebbe di 6 mesi: "180 giorni per coinvolgere le parti". Con la mediazione Usa e senza Europa. "La risposta è no - dice Kellogg ai giornalisti che chiedono se ucraini ed europei saranno direttamente al tavolo - Penso che non succederà". Le posizioni dell'Europa saranno comunque prese in considerazione, assicura il generale statunitense in pensione.
Nuova Delhi, 16 feb. (Adnkronos) - Tragedia alla stazione di Nuova Delhi. Almeno 18 persone sono morte tra una folla di persone, "senza precedenti" come scrive Hindustan Times, che la notte scorsa tentava di salire sui treni per raggiungere Prayagraj, nell'Uttar Pradesh, per i riti di Maha Kumbh Mela, che si tiene ogni 12 anni, a cui partecipano milioni di persone raggiungendo le sponde dei fiumi Gange e Yamuna. Le vittime, riporta il giornale, avevano tra i sette e i 79 anni e fra i 18 morti ci sono almeno cinque bambini.
Su X il premier indiano Narendra Modi si è detto "addolorato" per quanto accaduto e ha rivolto un pensiero "a tutte le persone che hanno perso i propri cari". A fine gennaio si erano contati almeno 30 morti durante i riti di Maha Kumbh Mela.
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