Andrea Moro, dal blog Noisefromamerika sul Fatto (e in seguito anche dal sito del collettivo), ha replicato ad un mio intervento sul “Nobel per l’Economia”. Tanti sono i temi toccati, ma qui mi limiterò a discutere il più importante, ovvero la capacità di alcuni economisti e di alcune dottrine economiche di saper fare delle previsioni e dunque dell’utilità del loro quadro teorico per interpretare la realtà.
Chiariamo subito che il punto non è se un fisico, biologo, ecc. possa o meno esprimere delle opinioni su faccende economiche visto che un economista non commenta di fisica, biologia, ecc. La situazione non è simmetrica poiché se si cercano di orientare le scelte in campo economico riportando le proprie legittime opinioni, bisogna mettere in conto che si possono ricevere delle critiche. La discussione pubblica non si svolge in base alla disamina dei contenuti tecnici della disciplina economica, bensì sull’analisi degli effetti delle scelte economiche sulla vita dei singoli e del paese: dunque, sulla questione politica che riguarda e interessa tutti.
Com’è dunque assodato, Alfred Nobel nel suo testamento non scrisse d’istituire un premio per l’economia. Parimenti non menzionò un premio per la matematica. Per non ripetere la confusione creata dal “Premio in Scienze Economiche della Banca di Svezia in memoria di Alfred Nobel”, istituito 70 anni dopo il premio Nobel vero e proprio, i matematici hanno istituito il premio Abel. Questo dovrebbe essere una sorta di “Nobel per la matematica” ed è assegnato dall’Accademia Norvegese della Scienza e della Letteratura, che lo attribuisce dopo una selezione effettuata da un comitato composto da affermati matematici. I vincitori sono senza dubbio degli studiosi che hanno ottenuto risultati fondamentali per la disciplina.
Perché dunque nessun quotidiano mette in prima pagina, ogni anno, chi sono stati i vincitori del premio Abel (o della Medaglia Fields, o del Premio Dirac, ecc.) come accade per gli altri cinque premi Nobel veri e propri più per quello dell’economia? Mi sembra ovvio che il punto chiave della faccenda è che i promotori del premio della Banca di Svezia, conoscendo i principi basilari del marketing, sono riusciti, con la “violazione di un marchio di successo”, a fare pubblicità a costo zero. Questo è il senso della critica di Peter Nobel e degli altri che hanno fatto notare il problema.
Ripartiamo ora dal pezzo di Robert Lucas, che avevo riportato come eclatante esempio di un’asserzione dovuta a uno dei più noti economisti dell’ultimo quarto di secolo e smentita dai fatti in seguito avvenuti: “Io sono scettico sulla tesi che il problema dei mutui subprime contamini tutto il mercato dei mutui, che la costruzione di alloggi avrà una battuta d’arresto, e che l’economia scivolerà in una recessione. Ogni passo in questa catena è discutibile e nessuno è stato quantificato. Se abbiamo imparato qualcosa dai passati 20 anni è che c’è parecchia stabilità incorporata nell’economia reale”.
Per capire il motivo della mia personale critica è necessario fare un esempio e un parallelo con i terremoti. E’ noto che allo stato attuale non si possono prevedere i terremoti nel breve periodo. Il compito di chi studia i terremoti sta nell’identificare una zona sismica dove in seguito si potrà applicare una politica di prevenzione, consapevoli che in quella zona prima o poi avverrà un terremoto.
Normalmente, sia la zona sismica che quella non sismica sono in una situazione di stabilità, sebbene la zona sismica sia caratterizzata da faglie lungo le quali possono verificarsi degli scorrimenti lenti senza terremoti oppure possa essere sede di piccoli terremoti premonitori della grande scossa. Si può immaginare la prima situazione di stabilità come quella di una pallina in cima ad una montagna e la seconda come una pallina in fondo a una valle. A un certo punto, in maniera al momento imprevedibile, passa un uccellino e sposta la pallina. E’ chiaro che se la pallina si trovava in cima alla montagna (zona sismica) cade giù (terremoto) mentre se la pallina si trovava in fondo alla valle (zona non sismica), lì rimane. Dunque è necessario capire dove sia la zona sismica: ovvero una zona di instabilità potenziale a causa di piccole perturbazioni (uccellino).
Se un sismologo ci assicura oggi che “Atlantide non è zona sismica” e invece domani avviene un sisma devastante proprio in quella regione, è necessario che l’opinione pubblica pretenda di sapere perché non è stato capito qualcosa di fondamentale per la saluta pubblica e che chi ha fatto determinate affermazioni se ne assuma pubblicamente la responsabilità: questa situazione dovrebbe aprire un grande dibattito per rimettere in discussione i fondamentali della disciplina.
E’ proprio questo che non è accaduto in economia, e in particolare tra quegli economisti che si riconoscono nel neoliberismo. Lucas, pur essendo uno dei più influenti economisti dell’ultimo quarto di secolo e pur avendo sviluppato uno dei concetti chiave della dottrina neoliberista, aveva scritto il contrario di quello che a distanza di quattro anni sarebbe successo. Ovvero la peggior crisi economica dal 1929 a oggi, dovuta a una perturbazione (forse) non prevedibile (il fallimento della Lehman Brothers) che, però, si è verificata in una situazione di grande instabilità economica diffusa a causa del divario crescente nella distribuzione del reddito e di una tendenza abnorme verso l’indebitamento privato.
Notiamo che l’articolo del 2007 non è stato un fatto estemporaneo, ma mette in luce un problema strutturale dell’impianto teorico: già nel 2003 Lucas scrisse: “La mia tesi in questa conferenza è che la macroeconomia, nel suo senso originario, ha avuto successo: il suo problema centrale della prevenzione di depressioni è stato risolto, per tutti gli scopi pratici, ed è infatti stato risolto per molti decenni”. Va notato che Lucas è solo un dei tanti esempi di economisti appartenenti a quella scuola che hanno fatto dichiarazioni del genere: ricordiamo qui da noi delle uscite di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi (che, imperturbabili, continuano tranquillamente a spiegarci quasi tutti i giorni cosa fare per uscire dalla crisi).
Come ho avuto di modo di notare, un ripensamento delle fondamenta del campo – proprio in ragione dell’incapacità della dottrina neo-liberista di fornire gli strumenti per comprendere in tempo il verificarsi della più grave crisi economica dal dopoguerra e dunque della probabile incapacità di trovare la via per uscirne – è stata invocato a gran voce da tanti economisti. Ad esempio, l’economista inglese Grazia Ietto, nel presentare una nuova associazione di economisti, la World Economics Association, ha scritto: “L’arroganza sta dalle parti di quelli che credono che avevano e hanno ragione a propagandare il modello neoclassico e neoliberista d’economia malgrado la crisi… C’è rabbia invece tra i molti che non hanno mai aderito al modello neoclassico e neoliberista, compresi i pochi che avevano previsto la crisi sulla base di teorie e modelli alternativi. La loro voce non è stata ascoltata…”
A questo punto, entrando in “conflitto d’interessi”, mi sembra necessario ricordare che mio padre aveva correttamente diagnosticato l’avvicinarsi di una situazione di crisi simile a quella del 1929 scrivendo nel 2003 un articolo che cominciava con queste parole: “Da almeno due anni ho notato alcune rassomiglianze fra la situazione che si era determinata in America negli anni Venti del secolo scorso, un periodo che sboccò nella più grave depressione nella storia del capitalismo, e la situazione che si va delineando oggi in America”.
Recentemente l’associazione a lui dedicata ha promosso il Manifesto per la libertà del pensiero economico con questa motivazione: “Oggi entrano in crisi le teorie economiche dominanti e il fondamentalismo liberista che da esse traeva legittimazione e vigore… Esse hanno anzi partecipato alla edificazione di quel regime, favorendo la finanziarizzazione dell’economia, la liberalizzazione dei mercati finanziari, il deterioramento delle tutele e delle condizioni di lavoro, un drastico peggioramento nella distribuzione dei redditi e l’aggravarsi dei problemi di domanda. In tal modo esse hanno contribuito a determinare le condizioni della crisi”.
Per finire, prima di tentare di misurare il contributo di ciascuno al benessere globale, bisogna ricordare che Adam Smith, il padre dell’economia moderna, scrisse: “Che altro deve desiderare un uomo che non ha debiti, che ha quello che basta per vivere decorosamente e che ha buona salute? Nient’altro. Qualunque volontà di ottenere di più non è che il frutto di frivoli desideri.” Mi sembra molto in linea con una battuta che illustra bene la psicologia di uno scienziato e la sua intrinseca incapacità di contribuire alla propria ricchezza materiale personale (e dunque globale?): “Per farti dare dei soldi da uno scienziato chiedigli in cosa consiste il suo lavoro”. Forse la ricchezza si può misurare anche in un altro modo che contando i soldini.
Francesco Sylos Labini
Astrofisico
Economia & Lobby - 25 Ottobre 2011
Economisti, previsioni e premi Nobel
Andrea Moro, dal blog Noisefromamerika sul Fatto (e in seguito anche dal sito del collettivo), ha replicato ad un mio intervento sul “Nobel per l’Economia”. Tanti sono i temi toccati, ma qui mi limiterò a discutere il più importante, ovvero la capacità di alcuni economisti e di alcune dottrine economiche di saper fare delle previsioni e dunque dell’utilità del loro quadro teorico per interpretare la realtà.
Chiariamo subito che il punto non è se un fisico, biologo, ecc. possa o meno esprimere delle opinioni su faccende economiche visto che un economista non commenta di fisica, biologia, ecc. La situazione non è simmetrica poiché se si cercano di orientare le scelte in campo economico riportando le proprie legittime opinioni, bisogna mettere in conto che si possono ricevere delle critiche. La discussione pubblica non si svolge in base alla disamina dei contenuti tecnici della disciplina economica, bensì sull’analisi degli effetti delle scelte economiche sulla vita dei singoli e del paese: dunque, sulla questione politica che riguarda e interessa tutti.
Com’è dunque assodato, Alfred Nobel nel suo testamento non scrisse d’istituire un premio per l’economia. Parimenti non menzionò un premio per la matematica. Per non ripetere la confusione creata dal “Premio in Scienze Economiche della Banca di Svezia in memoria di Alfred Nobel”, istituito 70 anni dopo il premio Nobel vero e proprio, i matematici hanno istituito il premio Abel. Questo dovrebbe essere una sorta di “Nobel per la matematica” ed è assegnato dall’Accademia Norvegese della Scienza e della Letteratura, che lo attribuisce dopo una selezione effettuata da un comitato composto da affermati matematici. I vincitori sono senza dubbio degli studiosi che hanno ottenuto risultati fondamentali per la disciplina.
Perché dunque nessun quotidiano mette in prima pagina, ogni anno, chi sono stati i vincitori del premio Abel (o della Medaglia Fields, o del Premio Dirac, ecc.) come accade per gli altri cinque premi Nobel veri e propri più per quello dell’economia? Mi sembra ovvio che il punto chiave della faccenda è che i promotori del premio della Banca di Svezia, conoscendo i principi basilari del marketing, sono riusciti, con la “violazione di un marchio di successo”, a fare pubblicità a costo zero. Questo è il senso della critica di Peter Nobel e degli altri che hanno fatto notare il problema.
Ripartiamo ora dal pezzo di Robert Lucas, che avevo riportato come eclatante esempio di un’asserzione dovuta a uno dei più noti economisti dell’ultimo quarto di secolo e smentita dai fatti in seguito avvenuti: “Io sono scettico sulla tesi che il problema dei mutui subprime contamini tutto il mercato dei mutui, che la costruzione di alloggi avrà una battuta d’arresto, e che l’economia scivolerà in una recessione. Ogni passo in questa catena è discutibile e nessuno è stato quantificato. Se abbiamo imparato qualcosa dai passati 20 anni è che c’è parecchia stabilità incorporata nell’economia reale”.
Per capire il motivo della mia personale critica è necessario fare un esempio e un parallelo con i terremoti. E’ noto che allo stato attuale non si possono prevedere i terremoti nel breve periodo. Il compito di chi studia i terremoti sta nell’identificare una zona sismica dove in seguito si potrà applicare una politica di prevenzione, consapevoli che in quella zona prima o poi avverrà un terremoto.
Normalmente, sia la zona sismica che quella non sismica sono in una situazione di stabilità, sebbene la zona sismica sia caratterizzata da faglie lungo le quali possono verificarsi degli scorrimenti lenti senza terremoti oppure possa essere sede di piccoli terremoti premonitori della grande scossa. Si può immaginare la prima situazione di stabilità come quella di una pallina in cima ad una montagna e la seconda come una pallina in fondo a una valle. A un certo punto, in maniera al momento imprevedibile, passa un uccellino e sposta la pallina. E’ chiaro che se la pallina si trovava in cima alla montagna (zona sismica) cade giù (terremoto) mentre se la pallina si trovava in fondo alla valle (zona non sismica), lì rimane. Dunque è necessario capire dove sia la zona sismica: ovvero una zona di instabilità potenziale a causa di piccole perturbazioni (uccellino).
Se un sismologo ci assicura oggi che “Atlantide non è zona sismica” e invece domani avviene un sisma devastante proprio in quella regione, è necessario che l’opinione pubblica pretenda di sapere perché non è stato capito qualcosa di fondamentale per la saluta pubblica e che chi ha fatto determinate affermazioni se ne assuma pubblicamente la responsabilità: questa situazione dovrebbe aprire un grande dibattito per rimettere in discussione i fondamentali della disciplina.
E’ proprio questo che non è accaduto in economia, e in particolare tra quegli economisti che si riconoscono nel neoliberismo. Lucas, pur essendo uno dei più influenti economisti dell’ultimo quarto di secolo e pur avendo sviluppato uno dei concetti chiave della dottrina neoliberista, aveva scritto il contrario di quello che a distanza di quattro anni sarebbe successo. Ovvero la peggior crisi economica dal 1929 a oggi, dovuta a una perturbazione (forse) non prevedibile (il fallimento della Lehman Brothers) che, però, si è verificata in una situazione di grande instabilità economica diffusa a causa del divario crescente nella distribuzione del reddito e di una tendenza abnorme verso l’indebitamento privato.
Notiamo che l’articolo del 2007 non è stato un fatto estemporaneo, ma mette in luce un problema strutturale dell’impianto teorico: già nel 2003 Lucas scrisse: “La mia tesi in questa conferenza è che la macroeconomia, nel suo senso originario, ha avuto successo: il suo problema centrale della prevenzione di depressioni è stato risolto, per tutti gli scopi pratici, ed è infatti stato risolto per molti decenni”. Va notato che Lucas è solo un dei tanti esempi di economisti appartenenti a quella scuola che hanno fatto dichiarazioni del genere: ricordiamo qui da noi delle uscite di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi (che, imperturbabili, continuano tranquillamente a spiegarci quasi tutti i giorni cosa fare per uscire dalla crisi).
Come ho avuto di modo di notare, un ripensamento delle fondamenta del campo – proprio in ragione dell’incapacità della dottrina neo-liberista di fornire gli strumenti per comprendere in tempo il verificarsi della più grave crisi economica dal dopoguerra e dunque della probabile incapacità di trovare la via per uscirne – è stata invocato a gran voce da tanti economisti. Ad esempio, l’economista inglese Grazia Ietto, nel presentare una nuova associazione di economisti, la World Economics Association, ha scritto: “L’arroganza sta dalle parti di quelli che credono che avevano e hanno ragione a propagandare il modello neoclassico e neoliberista d’economia malgrado la crisi… C’è rabbia invece tra i molti che non hanno mai aderito al modello neoclassico e neoliberista, compresi i pochi che avevano previsto la crisi sulla base di teorie e modelli alternativi. La loro voce non è stata ascoltata…”
A questo punto, entrando in “conflitto d’interessi”, mi sembra necessario ricordare che mio padre aveva correttamente diagnosticato l’avvicinarsi di una situazione di crisi simile a quella del 1929 scrivendo nel 2003 un articolo che cominciava con queste parole: “Da almeno due anni ho notato alcune rassomiglianze fra la situazione che si era determinata in America negli anni Venti del secolo scorso, un periodo che sboccò nella più grave depressione nella storia del capitalismo, e la situazione che si va delineando oggi in America”.
Recentemente l’associazione a lui dedicata ha promosso il Manifesto per la libertà del pensiero economico con questa motivazione: “Oggi entrano in crisi le teorie economiche dominanti e il fondamentalismo liberista che da esse traeva legittimazione e vigore… Esse hanno anzi partecipato alla edificazione di quel regime, favorendo la finanziarizzazione dell’economia, la liberalizzazione dei mercati finanziari, il deterioramento delle tutele e delle condizioni di lavoro, un drastico peggioramento nella distribuzione dei redditi e l’aggravarsi dei problemi di domanda. In tal modo esse hanno contribuito a determinare le condizioni della crisi”.
Per finire, prima di tentare di misurare il contributo di ciascuno al benessere globale, bisogna ricordare che Adam Smith, il padre dell’economia moderna, scrisse: “Che altro deve desiderare un uomo che non ha debiti, che ha quello che basta per vivere decorosamente e che ha buona salute? Nient’altro. Qualunque volontà di ottenere di più non è che il frutto di frivoli desideri.” Mi sembra molto in linea con una battuta che illustra bene la psicologia di uno scienziato e la sua intrinseca incapacità di contribuire alla propria ricchezza materiale personale (e dunque globale?): “Per farti dare dei soldi da uno scienziato chiedigli in cosa consiste il suo lavoro”. Forse la ricchezza si può misurare anche in un altro modo che contando i soldini.
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Milano, 12 feb. (Adnkronos) - Il conto in Olanda dove sono stati sequestrati i soldi versati da Massimo Moratti, nell'ambito di una truffa in cui è stato usato il nome del ministro della Difesa Massimo Crosetto, risulta intestato a più persone straniere su cui ora sono in corso gli accertamenti per verificarne l'esistenza e anche per capire eventuali collegamenti con altri soggetti. E' quanto si apprende da fonti investigative.
In particolare, da quanto emerge, sul conto olandese risultano versati i 980mila euro della truffa al presidente di Saras, soldi che il gruppo avrebbe tentato di spostare altrove, ma la tempistica non ha giocato a loro favore e il 'congelamento' del denaro è arrivato prima.
In attesa degli esiti delle rogatorie, si attendono già domani, in procura a Milano si continua a lavorare anche sui numeri telefonici usati per mettere a segno i plurimi tentativi di truffa - ora usando il nome del ministro o del suo staff - nei confronti del gotha dell'imprenditoria e della finanza.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Sicurezza negli stadi, contrasto alla criminalità e prevenzione dei comportamenti illeciti. Sono le tematiche al centro del tavolo presieduto dai ministri dell’Interno e per lo Sport e i giovani, Matteo Piantedosi e Andrea Abodi che hanno incontrato i presidenti di Figc Gabriele Gravina, Lega serie A, Ezio Simonelli, Lega nazionale professionisti serie B, Paolo Bedin, Lega italiana calcio professionistico, Matteo Marani, Lega nazionale dilettanti, Giancarlo Abete. Presenti anche il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, il capo della Polizia, Vittorio Pisani e il presidente dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, Mario Improta.
La riunione è stata l’occasione per proseguire il confronto già avviato su proposte e iniziative da mettere in campo congiuntamente. L’obiettivo rimane quello di tutelare le tifoserie sane e di individuare in maniera chirurgica coloro che vanno allo stadio per attuare comportamenti criminali e violenti, assicurando un ambiente più sicuro e vivibile per tutti gli appassionati. Il tavolo ha anche discusso di azioni concrete per contrastare le scommesse illegali e per arginare il fenomeno della pirateria audiovisiva, sanzionando i fruitori dei contenuti illegali. Prossimo incontro tra un mese. Così una nota congiunta dei ministri dell'Interno e per lo Sport e i giovani.
Londra, 12 feb. (Adnkronos) - Non sarà consentito l'alcol ai Mondiali del 2034 in Arabia Saudita. Lo ha dichiarato l'ambasciatore saudita nel Regno Unito, il principe Khalid bin Bandar Al Saud. I tifosi che assisteranno al torneo non potranno trovare bevande alcoliche negli hotel, nei ristoranti o negli stadi. L'Arabia Saudita è un paese differente dal Qatar, dove l'alcol era disponibile in alcuni posti durante i Mondiali del 2022, e non ci saranno eccezioni per questo torneo. "Al momento, non consentiamo l'alcol", ha detto Al Saud a LBC.
"Ci si può divertire molto senza alcol, non è necessario al 100% e se vuoi bere dopo essere andato via, sei il benvenuto, ma al momento non abbiamo alcol. Un po' come il nostro clima, è un paese secco". L'Arabia Saudita è stata confermata come paese ospitante della Coppa del Mondo a dicembre, nonostante le preoccupazioni sui diritti umani. Alla domanda se i tifosi gay di calcio sarebbero stati al sicuro nel paese, Al Saud ha aggiunto: "Daremo il benvenuto a tutti in Arabia Saudita. Non è un evento saudita, è un evento mondiale. E in larga misura, daremo il benvenuto a chiunque voglia venire".
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Le attiviste del Referendum Cittadinanza hanno lanciato un appello via social alle artiste e agli artisti che in questi giorni si esibiranno sul palco del Festival di Sanremo: dire Sì all’Italia che riconosce tutte le sue figlie e tutti i suoi figli direttamente dall’Ariston. La cantante Giorgia e Brunori Sas sono stati i primi a rispondere all'appello e, insieme alle attiviste di ActionAid Utibe Joseph e Kejsi Hodo, hanno cantato il celebre brano di Toto Cutugno L'Italiano.
Gli artisti, poi, hanno ricevuto in dono un ciuccio con un nastrino tricolore da portare con sé sul palco, come simbolo di tutti quei figli e figlie d'Italia che non hanno ancora il riconoscimento della cittadinanza. Il referendum cittadinanza ha ricevuto l'ok dalla Corte Costituzionale lo scorso 20 gennaio insieme agli altri 4 quesiti sul lavoro promossi dalla Cgil. Andrà al voto in primavera.
Dopo la bocciatura del quesito sull'Autonomia la sfida del quorum si fa più ardua, ed è per questo che i promotori partono proprio dal più popolare spettacolo televisivo italiano per richiamare l'attenzione del Paese sull'appuntamento referendario. Il referendum cittadinanza è stato promosso da +Europa, Possibile, Dalla Parte Giusta della Storia, ActionAid, Libera, Arci, Italiani senza Cittadinanza, Conngi, insieme a una grande rete di oltre 70 organizzazioni.
Milano, 12 feb. (Adnkronos) - La competenza territoriale si radica a Milano, da qualunque lato si inquadri la questione. Lo sostiene la Cassazione nelle motivazioni sul caso Visibilia che vede indagata, tra gli altri, la ministra del Turismo Daniela Santanchè con l'ipotesi di truffa aggravata all'Inps in relazione alla cassa integrazione nel periodo Covid. Nel provvedimento, che segue la decisione dello scorso 29 gennaio, si rigetta la richiesta della difesa di considerare singole ipotesi di truffa (e non una truffa continuata) e di radicare la competenza a Roma.
Per il collegio della seconda sezione penale presieduta da Anna Petruzzellis - chiamato a rispondere alla questione sollevata dalla giudice delle indagini preliminari di Milano Tiziana Gueli - dato che la procura meneghina ha rilevato che l'ultima erogazione dei contributi è stata pagata a un dipendente in una banca nel Milanese, "deve essere affermata la competenza territoriale del Tribunale di Milano". Nell'indagine, coordinata dai pubblici ministeri Maria Giuseppina Gravina e Luigi Luzi, risultano coinvolti 13 dipendenti delle due società indagate, Visibilia Concessionaria srl e Visibilia Editore spa, che sarebbero stati messi in cassa integrazione a zero ore senza saperlo (e quindi continuando a lavorare) causando un 'danno' di oltre 126 mila euro versati dall'Inps.
"La soluzione - si legge nella decisione della Cassazione - non cambia nel caso in cui si voglia ancorare la competenza territoriale al momento della richiesta della cassa integrazione, posto che dalla documentazione prodotta in atti risulta che la richiesta è stata inviata alla sede Inps di Milano e che sempre la sede Inps di Milano ha autorizzato la cassa integrazione". Infine, a rafforzare la competenza territoriale il fatto che "avendo le società sede a Milano, il delitto di truffa si è comunque consumato a Milano, al momento della acquisizione dell’ingiusto profitto da parte delle società, che si realizza in concomitanza con la percezione dei contributo da parte dei lavoratori". L'udienza preliminare sul caso Visibilia riprenderà come da calendario il 26 marzo prossimo.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - L'aula della Camera ha approvato la proposta di legge recante 'modifiche alla disciplina della Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma'. I voti favorevoli sono stati 140, 84 quelli contrari e 3 gli astenuti.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - "Ho visto Sanremo ieri sera, erano anni che non lo vedevo, ma sono rimasto sveglio fino alle 2 per vedermelo tutto. Mi è piaciuto per la qualità espressa, è una vetrina italiana vera. Come ha detto Jovanotti è un po’ come Natale, capodanno, carnevale". Filippo Ricci, direttore creativo della Stefano Ricci Spa, ha commentato così con l'Adnkronos la prima serata del 75esimo Festival di Sanremo e gli outfit del conduttore Carlo Conti creati dalla maison.
Che emozione è stata vedere Carlo Conti con i vostri abiti in apertura del 75esimo Festival della Canzone italiana?
"Siamo abituati a palcoscenici internazionali, ma è la prima volta che saliamo con rispetto sul palco dell'Ariston, tra l'altro con il conduttore e direttore, e quindi è stata una bella emozione. Ero un po' in apprensione che questo outfit gli tornasse bene addosso in una serata movimentata. E' fatto tutto al 100% in Italia, su misura per Carlo, e c'è stato dietro un lavoro di ricerca, insieme a lui, dei tessuti e della costruzione dei modelli in questi mesi, quindi è stato parte proattiva della ricerca e dello sviluppo degli outfit per queste cinque serate", ha spiegato Filippo Ricci.
Che idea avete avuto nello sviluppo degli outfit? Ne utilizzerà uno a serata?
"L'idea che abbiamo avuto, sin dall'inizio, è stata quella di fare un percorso di sartorialità. Noterete che sono tutti outfit abbastanza rigorosi, anche se la qualità dei tessuti conferisce un senso di morbidezza. L'idea era di dare un concetto di eleganza senza tempo perché Sanremo appartiene alla cultura del Paese. Poi ieri sera abbiamo giocato con il colore, il midnight blu, questo blu notte che è ben diverso dal classico nero, anche se ci saranno degli outfit scuri in seguito. Non conosco la sequenza, visto che la deciderà lui con il proprio staff ogni sera. Sono tutti pronti e a disposizione, con un nostro sarto dedicato dietro le quinte. Carlo ha più scelte, ma credo userà un outfit a serata perché da quello che ho visto ieri, nel movimento veloce tra uno spazio e l'altro credo che voglia mantenere un ritmo serrato per le tempistiche sceniche sue".
Quali emozioni ci sono state durante la prima serata del Festival?
"E' stato bello vedere Papa Francesco e ascoltare il suo messaggio, credo che sia la prima volta nella storia del Festival, quindi anche solo quella è stata un'immagine potente. Poi Jovanotti ha provocato una scarica d’energia positiva, da re dell'entertainment", ha spiegato il direttore creativo della Stefano Ricci Spa.
Carlo Conti era preoccupato di non riuscire a valorizzare la classe e la modernità degli smoking, ci è riuscito?
"Ci è riuscito assolutamente, ha un bel portamento, e gli ho detto 'sei proprio un bel modello'. E' un uomo che sa stare sul palcoscenico e vestire dei capi sartoriali. Quello di ieri non era un capo semplicissimo, è una giacca smoking in velluto blu, tra l'altro quello è un jersey di velluto, quindi più morbido, ma lo vestiva molto bene, con i tre pezzi, e sotto aveva un gilet in lana coordinato con il pantalone mohair. Abbiamo voluto fare proprio il tocco estremo di sartorialità con tutto il bordino in raso che è stato fatto su tutto il revere. L'idea era quella di rispettare un percorso abbastanza classico della sartorialità italiana e fiorentina, perché se si va a vedere la spalla, è una vecchia scuola fiorentina il modo di realizzarla in maniera morbida, quindi la giacca è molto leggera".
Queste sera la seconda serata con nuove sorprese?
"Gli abiti sono smoking oppure giacche da cocktail, quindi ci sarà un'alternanza dove Carlo ha possibilità di scelta anche tra cravatta o papillon. Ci hanno scritto in molti sui social, anche dall’estero a conferma di una vetrina internazionale come Sanremo, proprio per avere questa informazione, ed è molto divertente. La cosa interessante è che ci arrivano messaggi da tutto il mondo, perché è il Festival della canzone italiana, è italianissimo, ma lo guardano in America, lo guardano gli italo-americani, lo guardano in Sud America, lo guardano a Est, e comunque la visibilità internazionale è importante. Questo è un palcoscenico di italianità che richiama la musica italiana in generale ma non solo", ha spiegato Filippo Ricci la cui maison vende in tutto il mondo.
I nostri mercati principali?
"Noi produciamo tutto in Italia, ma in Italia vendiamo poco. Noi vendiamo a clienti in tutto il mondo, con le nostre 82 boutique e in Italia ne abbiamo due a Firenze dove è anche la sede dell'azienda, due a Milano, uno a Porto Cervo. Tra i mercati più importanti gli Stati Uniti, le capitali del continente europeo come Londra e Parigi, al Middle East, Dubai, fino alla Cina. A Carlo Conti abbiamo fornito tutto l'outfit, dalle scarpe, alle camicie, e abbiamo anche fatto diversi capi sportivi per le conferenze stampa e gli altri impegni del Festival. Dalle giacche in maglia sportive con le sneaker più casual e abbiamo lavorato insieme per fargli provare un po' di tessuti anche particolari"ha concluso Filippo Ricci. (di Emanuele Rizzi)