“Fermate oggi, subito, i lavori di quella galleria o il paese rischia di venir giù”. Il grido d’allarme viene da Santa Maria Maddalena, una piccola frazione di San Benedetto Val di Sambro nell’Appennino bolognese. Il rischio, per intenderci, è quello di un altro Vajont: qui non c’è la diga, ma come in quel caso dell’ottobre 1963, la mano dell’uomo rischia di provocare una immane frana che potrebbe tirar giù un intero abitato. Sette case del piccolo borgo di montagna sono state già evacuate, ma a rischio ce ne sono almeno 250 con un coinvolgimento di 500 persone.

Ora a muoversi è finalmente anche la Regione. Giovedì l’assessorato alla Protezione civile ha infatti inviato al sindaco di San Benedetto, Gianluca Stefanini, una lettera firmata da diversi esperti geologi. La missiva mette in guardia sulla stabilità delle abitazioni, stabilità a rischio per i lavori di una galleria della variante di Valico, il nuovo tratto di A1 che collegherà Bologna con Firenze.

Il traforo è stato progettato dalla società Autostrade ai piedi di due gigantesche frane preesistenti, che negli ultimi mesi, con l’avanzamento degli scavi, hanno iniziato a muoversi. Un movimento sospetto che ha accelerato il suo passo sempre più. A dimostrarlo tutti gli ultimi esami condotti, anche se le perizie devono fare i conti con un Silvio Berlusconi che freme per tagliare il nastro: “La revisione dello studio – scrive nella lettera datata 20 ottobre la Regione – prevede spostamenti massimi di entità compresa tra 2 e 9 cm, mentre in precedenza si ammettevano spostamenti assai modesti, inferiori a 2-3 cm. Allo stato attuale i rilievi topografici hanno mostrato che l’edificio più vicino allo scavo della Canna Nord, di proprietà Pellicciari, risulta essersi spostato di circa 8 cm in direzione est”.

Nei palazzi del Consiglio regionale a Bologna, il consigliere del Movimento 5 Stelle, Andrea Defranceschi, oltre a rendere nota questa lettera inviata giovedì, ha presentato altri documenti che confermerebbero i timori del comitato cittadino del piccolo centro appenninico, guidati dal combattivo geometra (in pensione) Dino Ricci. “Non siamo un comitato contro la costruzione della Variante di valico, diciamo solo che costruirla ai piedi di una frana è una follia – spiega Ricci, che fino a qualche anno fa lavorava in una ditta che costruiva proprio autostrade – Si può fare una variazione facendo passare il tunnel un po’ più a est e soprattutto scavando nel cuore della montagna, non ai piedi di una frana. Ma fermiamo subito gli scavi”.

Lo stop ai lavori potrebbe essere infatti un toccasana come confermato dallo stesso assessorato alla Protezione civile: “L’analisi dei monitoraggi evidenzia una stretta dipendenza tra l’avanzamento della galleria e gli spostamenti. Nel periodo di agosto la sospensione dei lavori ha prodotto un rallentamento degli spostamenti significativo misurato in molti punti di monitoraggio. Con la ripresa dei lavori – scrive ancora la nota dei tecnici della Protezione civile regionale – la velocità degli spostamenti è ripresa con entità simile al periodo pre-Agosto”. Il ragionamento poi termina con una frase raggelante: “Le incognite sul comportamento complessivo della massa mobilizzata restano alte”.

A preoccupare è anche l’arrivo della stagione invernale e della pioggia. Sempre secondo la lettera della Protezione civile indirizzata al sindaco Stefanini, le attuali condizioni già critiche “potrebbero modificarsi con l’arrivo della stagione piovosa autunnale-primaverile. È possibile che la velocità del movimento possa essere influenzata da incrementi di circolazione di acque sotterranee”.

Anche i numeri mostrati da Defranceschi lasciano adito a molte preoccupazioni: “Nelle settimane precedenti la frana si muoveva di un centimetro al mese. Ora invece, secondo le rilevazioni degli inclinometri, un centimetro è stato lo spostamento negli ultimi 12 giorni”. La velocità della massa franosa raddoppierebbe quindi giorno per giorno.

La Procura di Bologna, con il pubblico ministero Morena Plazzi, ha aperto una indagine conoscitiva per danneggiamento aggravato e per attentato alla sicurezza dei trasporti. Giovedì, sul dorso locale bolognese del quotidiano “la Repubblica”, Gennarino Tozzi, condirettore generale Sviluppo Rete di Autostrade per l’Italia aveva espresso tranquillità riguardo al proseguimento dei lavori: “Abbiamo fatto eccome tutti i rilievi necessari, vogliamo scherzare? Non c’è nessuno sbaglio. Non c’è nulla di diverso da un normale esproprio e daremo la massima assistenza. Non vorrei che ci fossero interessi a far modificare il tracciato per far guadagnare di più le imprese. E alcune lesioni sono pregresse. So che c’è un’inchiesta. Se la magistratura facesse sospendere i lavori si prenderebbe le sue responsabilità – dice Tozzi – ma io credo che una magistratura equilibrata non lo farà. Questa è un’opera che l’Italia aspetta da 30 anni, è assurda questa polemica per poche case”.

A proposito di queste “poche case”, questo vero e proprio buco scavato ai piedi della frana, lungo 4 chilometri, largo 32 metri e alto 12 metri, sta già causando crepe nelle abitazioni. Non solo, le stradine di montagna lì attorno (secondo le foto mostrate dal comitato) mostrano delle deformazioni e inclinazioni. La stessa galleria in costruzione, secondo il geometra Ricci che è in contatto con molti dei tecnici dei cantieri, si sarebbe spostata di 10 centimetri a causa della spinta laterale proveniente dalla frana.

Ora, dopo aver acquisito, tramite il consigliere Defranceschi, i documenti provanti che qualcosa non va (ai cittadini di Santa Maria Maddalena questa documentazione sarebbe stata negata da Comune e società interessate) il comitato paesano attende che il sindaco faccia qualcosa e fermi i lavori, invece di limitarsi a fare sgomberare le case a rischio crollo. A essere messa a repentaglio è l’incolumità delle persone, dei lavoratori della galleria e della ferrovia Direttissima, quella che ogni giorno porta migliaia di cittadini da una parte all’altra dell’Appennino, da sud a nord Italia. Quella frana di 2 milioni di metri cubi di terra non controlla gli orari dei treni.

Nella giornata di ieri la replica di Autostrade agli allarmi del Comitato: “Escludiamo nel modo più assoluto che Santa Maria Maddalena stia collassando a causa dello scavo della galleria Val di Sambro, come dimostra il piano di monitoraggio in atto”. Poi la nota prosegue: “La progettazione della galleria è il risultato di un lavoro che ha coinvolto professionisti di chiara fama e che ha ottenuto tutte le autorizzazioni previste, comprese quelle del ministero dell’Ambiente, delle Infrastrutture, dell’Anas, della regione Emilia-Romagna, della locale comunità montana e di tutti gli enti territoriali coinvolti“. Infine, sostiene autostrade, “affermare che l’alta velocità ferroviaria Firenze-Bologna e l’autostrada siano coinvolte da movimenti del terreno – conclude una nota della società – è frutto di strumentalizzazioni per chi ha interesse allo stop di lavori speculando sul disagio di alcuni cittadini”.

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