Il ministro degli Esteri Franco Frattini

Se prima era un sospetto fondato, ora manca solo l’ufficialità: il governo vuole eliminare il suo impegno nella cooperazione internazionale. Anzi, ha già iniziato a farlo. E’ quanto emerge da un’interrogazione a risposta immediata a firma di cinque deputati del Partito Democratico (Franco Narducci, Paolo Corsini, Mario Barbi, Lapo Pistelli, Francesco Tempestini) e rivolta ai ministeri degli Affari esteri e del Tesoro. La questione è per certi versi imbarazzante: la Farnesina ha bloccato l’erogazione dei contributi alle seconde e terze annualità dei progetti in corso, quindi già approvati, rendicontati e messi a bilancio.

Tradotto: i soldi ci sono, ma non vengono versati a chi di dovere, cioé alle organizzazioni non governative che portano avanti la cooperazione. Il motivo? Semplice: dalla Farnesina hanno fatto sapere che le casse sono vuote perché il ministero dell’Economia ha stoppato i pagamenti per esigenze di tesoreria. Tremonti, in pratica, ha chiuso il rubinetto. Peccato che nel recente passato l’acqua era stata garantita alle ong, che ora si trovano in una situazione drammatica. Da un lato potrebbero essere costrette a sospendere o addirittura cancellare la maggior parte dei progetti in essere (i cooperanti italiani all’estero a quanto pare già non ricevono gli stipendi), dall’altro dovrebbero abbandonare zone del mondo in cui lavorano da anni. Il tutto con evidente danno per le organizzazioni, per le popolazioni che usufruiscono del loro aiuto e per la credibilità internazionale dell’Italia, che a sua volta potrebbe subire la più atroce delle beffe.

E’ molto probabile, del resto, che le ong ‘cancellate’ dal blocco dei pagamenti facciano causa allo Stato, il quale rischia di dover sborsare risarcimenti non solo milionari, ma anche molto superiori ai fondi stanziati in precedenza. Se così fosse, si tratterebbe di un autogol quasi consapevole. Da sottolineare, in tal senso, il silenzio del ministro Franco Frattini, incapace sia di assicurare alle ong quanto scritto nero su bianco, che di protestare contro Tremonti per il mancato versamento di quanto dovuto.

Anche in virtù di questa sorta di ‘debolezza’ istituzionale, i cinque parlamentari democratici hanno chiesto ai ministeri competenti se è vero quanto lamentato dalle ong e “quando sarà ripristinata la regolare erogazione” dei soldi già stanziati. Non solo. I firmatari dell’interrogazione vogliono sapere “se sono stati presi i provvedimenti necessari a ridurre l’impatto negativo che il blocco dei progetti produce sull’immagine internazionale dell’Italia“. Su quest’ultimo punto di domanda non servono conferme, visto che è stata già accertato il mancato rispetto da parte italiana degli impegni per gli ‘Obiettivi del Millennio’, ovvero il dimezzamento della povertà nel mondo entro il 2015.

Per le ong, tuttavia, il futuro rischia di essere peggiore del presente. Per due motivi ben precisi. Uno è legato all’attualità, l’altro a ciò che vuole fare il governo nel 2012. Se nel primo caso non c’è alcuna certezza su quando riprenderanno i pagamenti (se riprenderanno), nel secondo basta leggere quanto scritto nella Legge di Stabilità 2012 e Bilancio, da oggi in esame al Senato. “Per i fondi della cooperazione allo sviluppo (legge 49/87) gestiti dal ministero degli Affari esteri, si passa dai 179 milioni erogati nel 2011 (già minimo storico) a un nuovo record negativo di soli 86 milioni di euro, ovvero un taglio del -51%” ha fatto sapere Francesco Petrelli, presidente dell’associazione Ong Italiane, il più grande ‘contenitore’ di organizzazioni non governative presente in Italia. Quello di Petrelli è un ragionamento basato sui dati. “Il taglio complessivo applicato al budget della Farnesina dalle manovre estive è stato di 206 milioni di euro, di cui ben 92 milioni a carico della cooperazione con i paesi in via di sviluppo. Davvero eccessivo se si considera che le attività previste dalla legge 49/87 pesano sul bilancio del ministero solo per circa il 10% – ha spiegato Petrelli – La diminuzione è ancor più evidente se si prende a confronto il dato del 2008, in cui la cooperazione allo sviluppo aveva raggiunto i 732 milioni di euro di stanziamenti. Il calo è dell’88%”.

Numeri inequivocabili. Il quadro, inoltre, diventa ancor più sostenibile se si calcola che gli 86 milioni di euro previsti per il 2012 sono al lordo. Da questa cifra, infatti, vanno sottratti almeno altri 60 milioni di euro, ovvero le somme relative alle spese di funzionamento e agli impegni pluriennali già sottoscritti. Se la matematica non è un’opinione, quindi, i nuovi progetti di cooperazione allo sviluppo conterebbero sulla ‘bellezza’ di soli 20 milioni di euro. Il tutto mentre lo Stato continua a stanziare 180 milioni di euro per il trattato Italia-Libia, 750 milioni per le missioni militari internazionali, 375 milioni all’anno fino al 2022 per la costruzione delle fregate italo-francesi FREEM e di 70 milioni fino al 2023 per la partecipazione al consorzio europeo di aeronautica militare.

Che la questione dipenda da un chiaro disegno politico, inoltre, è testimoniato dal fatto che dei 750 milioni di euro ricavati dalla vendita dalle frequenze, il 50% sia destinato ad altri ministeri (tra cui Interno e Difesa) e che uno stanziamento aggiuntivo di 1,2 miliardi di euro sia destinato a tutt’altro, come ad esempio all’addestramento militare. Per il presidente dell’associazione Ong Italiane, la questione è drammatica e riguarda tutto il settore della solidarietà statale: “La cooperazione allo sviluppo viene colpita come altre spese sociali” ha detto Petrelli, che poi ha snocciolato altri dati: “Il fondo alle politiche per la famiglia avrà il 38% di soldi in meno, quello alle politiche giovanili il 75%, il fondo affitti sarà cancellato, quello per servizio civile decurtato del 40% e il fondo accoglienza per i rifugiati internazionali farà registrare il -83%, quindi sarà quasi azzerato”.

La richiesta delle Ong è semplice: “Vogliamo usufruire anche noi del miliardo di euro aggiuntivo e del tesoretto delle frequenze, in modo da assorbire il taglio estivo e rimanere almeno sui livelli del 2011. Per far questo – ha spiegato Petrelli – i 92 milioni necessari potrebbero essere stornati dai 200 milioni che la legge attribuisce al ministeo della Difesa”. Si tratta di una questione di sopravvivenza: sia per le ong che per la solidarietà internazionale dell’Italia. La credibilità della nostra politica estera, invece, è già stata compromessa.

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