Giorgio Gori, fondatore della casa di produzione Magnolia

E’ lampante la presenza di tanti personaggi che gravitano nella galassia Mediaset e Mondadori alla giornata conclusiva del Big Bang di Matteo Renzi all’ex stazione Leopolda di Firenze. La singolare concentrazione di partecipanti non sfugge. Il perché è politico più di quanto possa apparire a prima vista, e a vedere il parterre sembrano essere tanti ad aver abbandonato il premier. “Qui va per la maggiore il modello Marchionne”, sembra “una convention di centrodestra”, dicono alcuni partecipanti. E non sono voci isolate. Gli interventi di oggi, d’altronde, non sembrano frutto di un pensiero di sinistra.

Sorprendono soprattutto gli input che arrivano dal mondo dell’editoria, dai manager e dai comunicatori. Stupiscono le particolari scelte di campo di alcuni. Come quella di Martina Mondadori, nel consiglio di amministrazione dell’azienda di famiglia. Il suo messaggio è netto: “Voglio dare due spunti per quando Matteo sarà presidente del Consiglio”. Invita così il padre dei rottamatori a scendere in campo, spiazzando i presenti: “Matteo ora tocca a te”. Le ricette dell’imprenditrice? “Occorre agevolare l’investimento dei privati in cultura, è l’unico modo che abbiamo per salvarla. Creiamo una task force che se ne occupi”. “La mia generazione è disgustata dal fare politica. Si ha paura di rimanere in debito a vita con qualcuno. C’è necessità di cambiamento c’è voglia di impegnarsi per l’Italia”.

La kermesse fiorentina è stata caratterizzata fin dall’inizio da personaggi che hanno un passato nelle aziende legate alla famiglia di Berlusconi, a cominciare dalla visita di ieri di Davide Bogi che è stato Responsabile Nuovi Progetti Digitale Terrestre di Mediaset o della gloria milanista Billy Costacurta. Dopotutto, come ha sottolineato l’editore Alberto Castelvecchi, elogiando Renzi, “sta cambiando il ritmo della politica”. Allora “Su le mani!” dice, e tutti lo seguono: il suo intervento in pieno stile convention motivazionale riesce alla perfezione. Grandi applausi anche per Giorgio Gori di Magnolia, ex direttore di Canale 5 e Italia 1, che da una parte attacca il berlusconismo e le “cene eleganti” del premier e dall’altra propone di “dare spazio ai privati in Rai”. “Per rilanciare la Rai farei tre cose – dice Gori – e la prima è mettere i partiti fuori dalla gestione”. Poi “penserei a dare un finanziamento adeguato alla televisione pubblica e a ridefinire il canone” perché “la Rai ha un canone molto inferiore alla Bbc”. Infine “separare i canali di servizio pubblico che vanno finanziati solo con il canone e gli altri in altro modo. Si dia spazio ai privati”.

Gori ha poi lasciato intendere che non disdegnerebbe di far parte della squadra di Renzi: “Io ci sono, caro Matteo. Questa partita me la voglio giocare con tanti ragazzi che non hanno paura di tirare fuori i loro ‘io’ per creare un grande ‘noi’ con Renzi”. A margine del suo intervento, alla domanda di una singolare concentrazione di persone legate al mondo Mediaset, risponde. “Beh, io non sono da dieci anni in Mediaset e la mia presenza qui non è legata all’azienda. Sono a Firenze per tutto ciò che ho detto sul palco, non per altri motivi. Altre persone legate a Mediaset non ne ho viste”.

Eppure ci sono e hanno parlato di politica e di televisione. Della Rai si è occupato Lorenzo Mieli, figlio di Paolo, amministratore delegato della FremantleMedia Italia che ha lavorato a lungo con i canali della famiglia Berlusconi. Il produttore tv è andato dritto al bersaglio: “Serve un Marchionne della Rai” ha detto, facendo arrivare un messaggio netto ai tanti presenti alla Leopolda, dove non si è trattenuto a lungo allontanandosi poco dopo la fine del suo intervento. Sul palco poi Fausto Brizzi, creativo regista che, con una joint venture con Wilder e Offside, aveva dato vita nel luglio 2009 alla Wildside srl con l’obiettivo comune di produrre film, documentari e serie televisive, tra gli altri, per Medusa, Rai Cinema e Sky”.

L’amministratore delegato di Telecom Italia Media Antonio Campo Dall’Orto, intervenuto alla convention, è invece di casa La7. Il tema media e comunicazione è stato affrontato anche da lui che ha invitato ad abbattere “l’oligopolio dell’immaginario collettivo” ridando così “dignità ai media” e scommettendo “sui nativi digitali, perché sono il futuro”.

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