L’euro: “Un disastro”. Parola di Silvio Berlusconi. L’euro? “Un vantaggio enorme”. Parola di Silvio Berlusconi. In dieci anni di moneta unica, il presidente del consiglio è riuscito a dire tutto e il contrario di tutto, secondo le convenienze del momento. Fino all’ultimo attacco: “Una moneta strana, che non ha convinto nessuno”. Nessuno tranne lui, che il 22 febbraio 2009 proclamava: “Se l’Europa è in grado oggi di rispondere con efficacia agli effetti della crisi finanziaria attraverso piani nazionali anti-crisi, è grazie alla ritrovata flessibilità di bilancio e alla stabilità dell’euro”.
Cominciamo dall’inizio. E’ il 1997, il governo retto da Romano Prodi cerca di raggiungere i paramentri economici richiesti per entrare nel club della moneta unica, impresa tutt’altro che scontata per l’Italia. Interviene Berlusconi, capo dell’opposizione: “L’euro non è solo l’obbiettivo della maggioranza ma anche dell’opposizione. Noi siamo contrari ad un rinvio dell’euro su richiesta unilaterale italiana, sarebbe un dramma in termini di inflazione, export e occupazione” (6 marzo 1997). A prezzo di notrevoli sacrifici, l’obiettivo viene centrato. Berlusconi rivendica la sua parte di gloria: “Un bel po’ di merito per l’entrata dell’Italia nell’euro ce l’abbiamo anche noi, abbiamo sempre avuto un comportamento responsabile in diverse occasioni” (25 marzo 1998).
Nel 2001 la Casa delle libertà vince le elezioni e Berlusconi torna a Palazzo Chigi. Tocca al suo governo accompagnare l’Italia nell’adozione della nuova moneta, in circolazione dal primo gennaio 2002 in coesistenza con la lira per i primi tre mesi. La svolta è epocale, sorgono preoccupazioni, ma il premier tranquillizza il popolo: “Qualche difficoltà l’avremo tutti, ma il vantaggio per il Paese è enorme perché tutta l’Europa, con 300 milioni di persone avrà la stessa moneta e tutti potremo operare senza incontrare difficoltà di cambio. Questo aumenterà gli scambi e le esportazioni. Soprattutto avremo una moneta forte che eliminerà i rischi di inflazione” (27 novembre 2001).
Arriva il grande giorno, le monete e le banconote europee possono essere finalmente spese nei negozi. Anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti assicura che i prezzi al consumo non aumenteranno: “Non ci si possono aspettare altro che effetti economici positivi. Non ci sarà nessun rischio di inflazione, in base alle nostre informazioni il pericolo non esiste” (1 gennaio 2002). Insomma, la partenza è trionfale. Ancora Berlusconi: “L’Euro funziona, questa è una verità e incostestabile” (15 gennaio 2002). E poi: “Siamo tutti uniti da un comune destino. L’Euro si è imposto positivamente, diventando un simbolo dell’Europa” (16 gennaio 2002). E soprattutto, “il governo non ha posizioni di scetticismo sull’euro, non credete a quelli che lo dicono” (4 marzo 2002).
Un anno dopo l’introduzione della moneta unica, ci si comincia a rendere conto di un generale aumento dei prezzi. Il presidente del consiglio non sembra dargli molto peso, è solo un problema di arrotondamento: “Anche mia zia, che è il direttore del teatro Manzoni a Milano, ha arrotondato a sei euro il prezzo delle poltrone che, con il cambio esatto, ammontava 5,72 euro. E lo ha fatto nonostante il mio consiglio contrario. Ma io avevo previsto che con l’euro ci sarebbe stato un incremento dei prezzi al dettaglio per via degli arrotondamenti che sono stati automatici” (21 settembre 2002).
Un anno dopo, nel mezzo della legislatura che doveva veder fiorire il “nuovo miracolo italiano”, i toni cambiano. Berlusconi inverte decisamente la rotta, rinnegando la retorica della moneta che unisce popoli e mercati. L’euro diventa una piaga da addebitare a Romano Prodi. Ecco la nuova versione: “L’aumento dei prezzi si deve soprattutto all’introduzione dell’euro, che è stato deciso dai governi precedenti al nostro. È evidente che con l’euro i conti sarebbero stati arrotondati all’insù. Bisogna prendere atto che molte volte da parte di commercianti non c’è stato senso di responsabilità”. Consiglio finale alla cittadinanza: “Imparate a impiegare più tempo nelle scelte, non vi accontentate del negozio più vicino” (20 dicembre 2003).
E così finisce nel dimenticatoio il Berlusconi euroentusiasta. Come fosse appena sbarcato da Marte, solo ora si accorge che “la moneta unica è stata adottata senza adeguati studi e trattative” (23 gennaio 2004).
C’è un problema, però. Un presidente del consiglio non può passare le giornate a parlar male della propria moneta, pena una pericolosa perdita di credibilità che finisce per colpire i partner dell’eurozona. Così, come in una commedia degli equivoci, Berlusconi è costretto a cambiare faccia da una settimana con l’altra. E riesce a sostenere il contrario di quanto detto pochi giorni prima con l’entusiasmo del comiziante: “Noi non abbiamo niente contro la moneta unica, che non si sarebbe mai fatta senza l’impulso decisivo delle classi dirigenti democratiche e liberali del continente. Quando l’Europa liberale e popolare lavorava per l’integrazione monetaria, i comunisti, le sinistre, si opponevano all’ingresso dell’Italia nel sistema monetario europeo” (19 febbraio 2004). Il premier conta sulla buona compagnia del ministro Tremonti, anche lui dimentico del recente passato: “L’unica cosa negativa del governo Berlusconi è stata l’euro, che non abbiamo voluto noi e che ha creato un disastro nei conti delle famiglie italiane” (16 marzo 2005).
Ormai è impossibile districare il vero pensiero del governo italiano sulla moneta unica, ma appena si profila una nuova sfida con Prodi per le politiche del 2006, Berlusconi raduna il comitato di presidenza di Forza Italia per dettare la strategia elettorale. Che non è difficile: “Bisogna associare e legare il malcontento sull’euro all’operato di Prodi” (28 luglio 2005). Nelle occasioni istituzionali e internazionali, il Cavaliere va serenamente a sostenere il contrario: “L’euro è stato assolutamente positivo e riconosco il merito di Prodi” (4 settembre 2005).
E così via, ad libitum.
Economia & Lobby
L’euro? “Un disastro, anzi un vantaggio”
Il Berlusconi “pensiero” sulla moneta unica
L'attacco di questi giorni arriva dopo dieci anni di voltafaccia sulla valuta europea. E nel 2002 il ministro Tremonti tranquillizzava tutti: "Solo effetti economici positivi, il rischio di inflazione non esiste"
Cominciamo dall’inizio. E’ il 1997, il governo retto da Romano Prodi cerca di raggiungere i paramentri economici richiesti per entrare nel club della moneta unica, impresa tutt’altro che scontata per l’Italia. Interviene Berlusconi, capo dell’opposizione: “L’euro non è solo l’obbiettivo della maggioranza ma anche dell’opposizione. Noi siamo contrari ad un rinvio dell’euro su richiesta unilaterale italiana, sarebbe un dramma in termini di inflazione, export e occupazione” (6 marzo 1997). A prezzo di notrevoli sacrifici, l’obiettivo viene centrato. Berlusconi rivendica la sua parte di gloria: “Un bel po’ di merito per l’entrata dell’Italia nell’euro ce l’abbiamo anche noi, abbiamo sempre avuto un comportamento responsabile in diverse occasioni” (25 marzo 1998).
Nel 2001 la Casa delle libertà vince le elezioni e Berlusconi torna a Palazzo Chigi. Tocca al suo governo accompagnare l’Italia nell’adozione della nuova moneta, in circolazione dal primo gennaio 2002 in coesistenza con la lira per i primi tre mesi. La svolta è epocale, sorgono preoccupazioni, ma il premier tranquillizza il popolo: “Qualche difficoltà l’avremo tutti, ma il vantaggio per il Paese è enorme perché tutta l’Europa, con 300 milioni di persone avrà la stessa moneta e tutti potremo operare senza incontrare difficoltà di cambio. Questo aumenterà gli scambi e le esportazioni. Soprattutto avremo una moneta forte che eliminerà i rischi di inflazione” (27 novembre 2001).
Arriva il grande giorno, le monete e le banconote europee possono essere finalmente spese nei negozi. Anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti assicura che i prezzi al consumo non aumenteranno: “Non ci si possono aspettare altro che effetti economici positivi. Non ci sarà nessun rischio di inflazione, in base alle nostre informazioni il pericolo non esiste” (1 gennaio 2002). Insomma, la partenza è trionfale. Ancora Berlusconi: “L’Euro funziona, questa è una verità e incostestabile” (15 gennaio 2002). E poi: “Siamo tutti uniti da un comune destino. L’Euro si è imposto positivamente, diventando un simbolo dell’Europa” (16 gennaio 2002). E soprattutto, “il governo non ha posizioni di scetticismo sull’euro, non credete a quelli che lo dicono” (4 marzo 2002).
Un anno dopo l’introduzione della moneta unica, ci si comincia a rendere conto di un generale aumento dei prezzi. Il presidente del consiglio non sembra dargli molto peso, è solo un problema di arrotondamento: “Anche mia zia, che è il direttore del teatro Manzoni a Milano, ha arrotondato a sei euro il prezzo delle poltrone che, con il cambio esatto, ammontava 5,72 euro. E lo ha fatto nonostante il mio consiglio contrario. Ma io avevo previsto che con l’euro ci sarebbe stato un incremento dei prezzi al dettaglio per via degli arrotondamenti che sono stati automatici” (21 settembre 2002).
Un anno dopo, nel mezzo della legislatura che doveva veder fiorire il “nuovo miracolo italiano”, i toni cambiano. Berlusconi inverte decisamente la rotta, rinnegando la retorica della moneta che unisce popoli e mercati. L’euro diventa una piaga da addebitare a Romano Prodi. Ecco la nuova versione: “L’aumento dei prezzi si deve soprattutto all’introduzione dell’euro, che è stato deciso dai governi precedenti al nostro. È evidente che con l’euro i conti sarebbero stati arrotondati all’insù. Bisogna prendere atto che molte volte da parte di commercianti non c’è stato senso di responsabilità”. Consiglio finale alla cittadinanza: “Imparate a impiegare più tempo nelle scelte, non vi accontentate del negozio più vicino” (20 dicembre 2003).
E così finisce nel dimenticatoio il Berlusconi euroentusiasta. Come fosse appena sbarcato da Marte, solo ora si accorge che “la moneta unica è stata adottata senza adeguati studi e trattative” (23 gennaio 2004).
C’è un problema, però. Un presidente del consiglio non può passare le giornate a parlar male della propria moneta, pena una pericolosa perdita di credibilità che finisce per colpire i partner dell’eurozona. Così, come in una commedia degli equivoci, Berlusconi è costretto a cambiare faccia da una settimana con l’altra. E riesce a sostenere il contrario di quanto detto pochi giorni prima con l’entusiasmo del comiziante: “Noi non abbiamo niente contro la moneta unica, che non si sarebbe mai fatta senza l’impulso decisivo delle classi dirigenti democratiche e liberali del continente. Quando l’Europa liberale e popolare lavorava per l’integrazione monetaria, i comunisti, le sinistre, si opponevano all’ingresso dell’Italia nel sistema monetario europeo” (19 febbraio 2004). Il premier conta sulla buona compagnia del ministro Tremonti, anche lui dimentico del recente passato: “L’unica cosa negativa del governo Berlusconi è stata l’euro, che non abbiamo voluto noi e che ha creato un disastro nei conti delle famiglie italiane” (16 marzo 2005).
Ormai è impossibile districare il vero pensiero del governo italiano sulla moneta unica, ma appena si profila una nuova sfida con Prodi per le politiche del 2006, Berlusconi raduna il comitato di presidenza di Forza Italia per dettare la strategia elettorale. Che non è difficile: “Bisogna associare e legare il malcontento sull’euro all’operato di Prodi” (28 luglio 2005). Nelle occasioni istituzionali e internazionali, il Cavaliere va serenamente a sostenere il contrario: “L’euro è stato assolutamente positivo e riconosco il merito di Prodi” (4 settembre 2005).
E così via, ad libitum.
B.COME BASTA!
di Marco Travaglio 14€ AcquistaArticolo Precedente
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Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Le Idf hanno riferito che sono in corso attacchi aerei contro obiettivi militari nella Siria meridionale. I siti includono quartieri generali e altre strutture utilizzate per immagazzinare armi ed equipaggiamento appartenenti all'ex regime siriano, afferma l'esercito, aggiungendo di aver individuato tentativi da parte di gruppi non specificati di utilizzare tali armi. "La presenza di queste armi nella Siria meridionale è una minaccia per lo Stato di Israele. L'Idf non permetterà l'esistenza di una minaccia militare nella Siria meridionale e agirà contro di essa", ha aggiunto l'Idf.