Il ministro del Lavoro e politiche sociali, Maurizio Sacconi

Allarme terrorismo? Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, dice di temere per l’incolumità fisica di chi gli sta vicino e non è protetto: “Ho paura, ma non per me perché sono protetto – ha detto intervistato da Maria Latella su Sky – ho paura per persone potrebbero non essere protette e proprio per questo diventare bersaglio della violenza politica che, nel nostro paese non si è del tutto estinta”.

“Oggi – ha aggiunto Sacconi – vedo una sequenza dalla violenza verbale, alla violenza spontanea, alla violenza organizzata che mi auguro non arrivi ancora una volta anche all’omicidio come è accaduto, l’ultima volta dieci anni fa proprio con il povero Marco Biagi (definito un ‘rompicoglioni’ dall’allora ministro dell’Interno Claudio Scajola, ndr) nel contesto di una discussione per molti aspetti simile a quella di oggi. Perché – ha ricordato il ministro – già allora parlavamo non di licenziamenti facili – termine che è assolutamente falso – ma, piuttosto, di come incoraggiare le imprese a intraprendere, ad assumere, ad ampliarsi, a crescere anche attraverso l’idea che se poi le cose non andassero bene, se poi le cose si rivelassero difficili, le imprese, come hanno fatto il passo in avanti dovrebbero fare magari anche un mezzo passo indietro”.

Contro le parole di Sacconi il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. “Spero che parli perché ha elementi per parlare e non per inquinare un clima che è già difficile – ha detto intervistata da Lucia Annunziata a “In mezz’ora” su Rai 3. Camusso ha poi sottolineato che non devono esserci “invocazioni” e assicurato che “la temperatura nelle fabbriche non sta salendo”. Ancora più dure le parole del giuslavorista Stefano Liebman, direttore del centro studi della Bocconi, che non solo non si sente in pericolo, ma arriva esplicitamente a condannare le parole del ministro. “No – ha detto all’agenzia Adnkronos  – non c’è questo clima da anni di piombo. E’ il Governo che fa di tutto per creare non quel clima ma un clima molto difficile”. Per poi aggiungere: “Sacconi dovrebbe solo tacere. Il mio amico Marco Biagi è stato lasciato solo in un momento grave. Sacconi ha sensi di colpa che sono solo suoi. Biagi è stato lasciato solo da un governo che lo ha mandato in prima linea come mai nessun governo”. Dura anche Olga D’Antona: “Purtroppo il rischio c’e’ ma Sacconi farebbe bene a non evocare il terrorismo e a non creare spaccature che ha già creato nel mondo del lavoro con questa sua fissazione sui licenziamenti”. Così la deputata Pd, vedova del giuslavorista Massimo D’Antona ucciso dalle Br nel ’99. “Quindi – aggiunge  – il ministro farebbe bene a non evocare il terrorismo e a non creare fratture del tipo che ha già creato”

Anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, intervenuto ieri a Firenze al congresso regionale di Fli, ha parlato di “tensione sociale” alimentato però, secondo Fini, da quella “libertà di licenziare” che il governo Berlusconi vorrebbe introdurre: “Se si tende soltanto a favorire la possibilità di licenziare, corriamo il rischio di veder moltiplicare il tasso di disoccupazione che da qualche anno a questa parte sta crescendo e che riguarda in particolare un’area del Paese”, ha affermato il presidente della Camera. “Mi auguro che il governo non sia così irresponsabile da non confrontarsi con le parti sociali e con le categorie economiche, per tutelare non solo le imprese ma anche per farle crescere e competere”. In caso contrario, “si rischia un autunno caldo che ci farebbe tornare indietro”.

Senza citarlo, Sacconi risponde a Fini: “Licenziamenti facili – ha sottolineato il ministro del Welfare – è un termine assolutamente falso”. Si tratta di norme, ha spiegato, su “come incoraggiare le imprese a intraprendere, ad assumere, ad ampliarsi, a crescere anche attraverso l’idea che se poi le cose non andassero bene, se poi le cose si rivelassero difficili, le imprese, come hanno fatto il passo in avanti dovrebbero fare magari anche un mezzo passo indietro”. Sacconi ha tenuto a precisare che ci saranno ” protezioni per i lavoratori perché nella nostra cultura c’è una solida consuetudine a dare protezione per i lavoratori più che in altri Paesi”. Insomma, parlare di “licenziamenti facili” per Sacconi significa fare disinformazione e quindi alimentare un clima di tensione sociale.

A lanciare un salvagente a Berlusconi sul tema dei licenziamenti era stato oggi il senatore Pd Pietro Ichino con una lettera – “Cambiamo insieme l’art. 18” – al direttore Maurizio Belpietro dalle pagine di “Libero. “L’articolo 18 è superato. Il governo vuole riprendere il mio disegno di legge? Se fa sul serio è giusto appoggiarlo”, scrive il giuslavorista. “Oggi la metà dei lavoratori non è protetta: ci vogliono nuove garanzie”, spiega ancora il senatore del Pd che due anni fa ha presentato in Senato un disegno di legge insieme ad oltre cinquanta senatori dell’opposizione. Ma se si parla di terrorismo è lo stesso Ichino a respingere le affermazioni di Sacconi, pur permettendosi di bacchettare anche i sindacati: “Sono d’accordo con quel che ha detto su questo punto Susanna Camusso – ha detto Ichino in una intervista all’Ansa –  il rischio di atti di violenza minacciati da terroristi non può essere utilizzato per comprimere il dibattito, o peggio per accollare a chi dissente la responsabilità oggettiva di eventuali aggressioni commesse da altri. Però – ha aggiunto – a rasserenare il clima contribuirebbe anche una maggiore serietà del dibattito. Per esempio occorrerebbe che i sindacati, invece di stabilire dei tabù entrassero nel merito della questione, indicando i punti di consenso e di dissenso, e soprattutto indicando le soluzioni alternative rispetto a quelle che respingono

Articolo Precedente

L’uomo senza dignità

next
Articolo Successivo

Bersani su Renzi: “Non scambiamo per nuove
idee che sono un usato degli anni Ottanta”

next