È una platea con una caratteristica: quella di avere una predominanza femminile. Tra chi ascolta la filosofa e saggista Michela Marzano, docente all’università Paris Descartes e ospite a Bologna del festival Gender Bender, il rapporto tra i sessi è almeno di uno a quattro per le donne. E poi c’è un’altra caratteristica che contraddistingue chi ha voluto assistere alla libreria Ambasciatori di via Orefici a Bologna alla presentazione del suo “Volevo essere una farfalla” (Mondadori, 2011): essere per lo più over 35, per quanto qualche volto più giovane qua e la spunti.
Sarà un caso – o forse no, perché, dice Marzano, “il caso non esiste” – che siano queste le due peculiarità attorno a cui si articola il pubblico che vuole sentire il suo racconto sull’anoressia, un “sintomo” che porta “all’euforia perché ci si sente più forti della propria fame. Quindi, a quel punto, pensi di non aver più bisogno di niente e di nessuno. Però poi arrivi a non controllarla più, la fame, e nel mio caso la fame era diventata tutto. Non c’era altro, non pensavo ad altro che al cibo perché morivo di fame”.
Si mette a nudo, Michela Marzano, incurante – come le facevano notare familiari e amici prima di scrivere il libro – del fatto di essere un personaggio pubblico. Perché parte da un concetto: lo studio dell’“evento che attraversa l’essere umano” così come lo concepiva Hannah Arendt, che partiva dal “suo” evento, le ceneri lasciate dal totalitarismo nazista. “Il ‘mio’, invece, mi ha portato per 15 anni a studiare a temi particolari, come il corpo, la sessualità, le violenze contro le donne. Poi è giunto il momento di mostrare ciò che c’era dietro e dare un nome a quell’evento che ha attraversato me”.
È un viaggio in un “inferno” generato da un rapporto genitore-figlia. Un rapporto fatto di pretesa di perfezione da un lato e dall’altro di amore. “Avrei fatto di tutto per avere da mio padre quello sguardo specifico”. Ed è un viaggio fatto anche di troppi “troppo” perché “non si smette mai di colpevolizzarsi, non si è mai all’altezza delle aspettative altrui”. Il padre allora diventa un simbolo di quel “troppo” e la malattia appunto un “sintomo” di un diktat prima familiare e poi sociale, “io sono il mio ruolo” e si sta dritti in forza della “colonna vertebrale della logica”.
Quello di Marzano è un discorso che si innesta su suoi precedenti lavori e va oltre. E che nella realtà italiana, come spiega a presentazione conclusa, si traduce in un corpo-desiderio, l’io autentico, soffocato dal corpo-immagine quando non da un vero e proprio corpo del reato, strumento di corruzione come le cronache sulle “olgettine” e sulle notti di Arcore hanno insegnato a conoscere. “A questi corpi”, commenta Michela Marzano, “succede che raccolgono quello che è stato seminato per tanti anni, una tendenza a svalutare e a dare così poco valore alle donne che in molte sono cresciute con l’idea non di avere nessun altro valore che quello di un semplice prezzo. Quindi si è persa di vista la distinzione che esiste tra le persone e gli oggetti”.
Questo succede “perché si cerca disperatamente di acquisire visibilità e siccome per tanto tempo le uniche donne visibili erano corpi immagine, le persone sono cresciute con questa sottocultura che fa pensare che l’unico modo di riuscire fosse quello di diventare un corpo-immagine, un corpo-oggetto, un corpo-merce”.
Complice della svalutazione del mondo femminile è stata anche la trasformazione del linguaggio. “La prima volta che ho sentito l’espressione ‘ragazza immagine’”, prosegue la docente, “mi ha colpito molto perché in francese non esiste. È come se si potesse identificare nella ragazza un’immagine e non fosse altro che questo. L’altra parola che mi colpisce – ma che dovrebbe colpire chiunque – è l’espressione velina. Definire una donna una velina vuol dire definirla come un pezzo di carta su cui è scritta una notizia. Quindi, progressivamente, quando si utilizzano male le parole, dopo un po’ nessuno ci fa più caso e si pensa in effetti che le donne siano immagini, pezzi di carta o semplici oggetti”.
Esistono antidoti? “Sì, la filosofia e il pensiero critico. Per me sono davvero gli unici antidoti perché c’è tanta voglia da parte dei giovani di sentire concetti diversi. Nel momento in cui si sentono concetti diversi si impara anche a pensare in modo diverso e ci si allontana dagli stereotipi sempre ascoltati. L’effetto è quello di capire che si è qualcosa in più rispetto a una semplice immagine”.
Infine, tornando sul tema del libro, anticipa una domanda che le è stata posta in altre occasioni, a proposito del suo essere o meno un “cervello in fuga”. “Io sono una persona fatta di carne, ossa e corpo soprattutto oggi, dopo aver lavorato per tanto tempo sul mio corpo. Ma soprattutto la parte che non mi piace è ‘in fuga’. Non sono stata in fuga o forse sì, ma non come lo si intende oggi. L’Italia la amo da morire, solo che c’è stato un momento in cui ho avuto bisogno di passare attraverso un’altra lingua, il francese. È stato pesante dimenticare la mia, ma quando si impara a balbettare, seppur in un idioma diverso, allora la verità di una persona comincia a emergere, come diceva Jacques Lacan. Attraverso un percorso fatto di balbettamenti e di psicanalisi, oggi l’italiano è tornato a essere di nuovo la mia lingua materna, non più solo paterna, cioè non è più la lingua del dover essere”.
Emilia Romagna
La filosofa Marzano: “Basta ragazze immagine: il corpo delle donne non è merce”
Per la rassegna Gender Bender presentato il saggio di Michela Marzano, Volevo essere una farfalla: "Tra olgettine e veline raccogliamo quello che è stato seminato per tanti anni: una tendenza a dare così poco valore alle donne che in molte sono cresciute con l'idea non di avere nessun altro valore che quello di un semplice prezzo”
Sarà un caso – o forse no, perché, dice Marzano, “il caso non esiste” – che siano queste le due peculiarità attorno a cui si articola il pubblico che vuole sentire il suo racconto sull’anoressia, un “sintomo” che porta “all’euforia perché ci si sente più forti della propria fame. Quindi, a quel punto, pensi di non aver più bisogno di niente e di nessuno. Però poi arrivi a non controllarla più, la fame, e nel mio caso la fame era diventata tutto. Non c’era altro, non pensavo ad altro che al cibo perché morivo di fame”.
Si mette a nudo, Michela Marzano, incurante – come le facevano notare familiari e amici prima di scrivere il libro – del fatto di essere un personaggio pubblico. Perché parte da un concetto: lo studio dell’“evento che attraversa l’essere umano” così come lo concepiva Hannah Arendt, che partiva dal “suo” evento, le ceneri lasciate dal totalitarismo nazista. “Il ‘mio’, invece, mi ha portato per 15 anni a studiare a temi particolari, come il corpo, la sessualità, le violenze contro le donne. Poi è giunto il momento di mostrare ciò che c’era dietro e dare un nome a quell’evento che ha attraversato me”.
È un viaggio in un “inferno” generato da un rapporto genitore-figlia. Un rapporto fatto di pretesa di perfezione da un lato e dall’altro di amore. “Avrei fatto di tutto per avere da mio padre quello sguardo specifico”. Ed è un viaggio fatto anche di troppi “troppo” perché “non si smette mai di colpevolizzarsi, non si è mai all’altezza delle aspettative altrui”. Il padre allora diventa un simbolo di quel “troppo” e la malattia appunto un “sintomo” di un diktat prima familiare e poi sociale, “io sono il mio ruolo” e si sta dritti in forza della “colonna vertebrale della logica”.
Quello di Marzano è un discorso che si innesta su suoi precedenti lavori e va oltre. E che nella realtà italiana, come spiega a presentazione conclusa, si traduce in un corpo-desiderio, l’io autentico, soffocato dal corpo-immagine quando non da un vero e proprio corpo del reato, strumento di corruzione come le cronache sulle “olgettine” e sulle notti di Arcore hanno insegnato a conoscere. “A questi corpi”, commenta Michela Marzano, “succede che raccolgono quello che è stato seminato per tanti anni, una tendenza a svalutare e a dare così poco valore alle donne che in molte sono cresciute con l’idea non di avere nessun altro valore che quello di un semplice prezzo. Quindi si è persa di vista la distinzione che esiste tra le persone e gli oggetti”.
Questo succede “perché si cerca disperatamente di acquisire visibilità e siccome per tanto tempo le uniche donne visibili erano corpi immagine, le persone sono cresciute con questa sottocultura che fa pensare che l’unico modo di riuscire fosse quello di diventare un corpo-immagine, un corpo-oggetto, un corpo-merce”.
Complice della svalutazione del mondo femminile è stata anche la trasformazione del linguaggio. “La prima volta che ho sentito l’espressione ‘ragazza immagine’”, prosegue la docente, “mi ha colpito molto perché in francese non esiste. È come se si potesse identificare nella ragazza un’immagine e non fosse altro che questo. L’altra parola che mi colpisce – ma che dovrebbe colpire chiunque – è l’espressione velina. Definire una donna una velina vuol dire definirla come un pezzo di carta su cui è scritta una notizia. Quindi, progressivamente, quando si utilizzano male le parole, dopo un po’ nessuno ci fa più caso e si pensa in effetti che le donne siano immagini, pezzi di carta o semplici oggetti”.
Esistono antidoti? “Sì, la filosofia e il pensiero critico. Per me sono davvero gli unici antidoti perché c’è tanta voglia da parte dei giovani di sentire concetti diversi. Nel momento in cui si sentono concetti diversi si impara anche a pensare in modo diverso e ci si allontana dagli stereotipi sempre ascoltati. L’effetto è quello di capire che si è qualcosa in più rispetto a una semplice immagine”.
Infine, tornando sul tema del libro, anticipa una domanda che le è stata posta in altre occasioni, a proposito del suo essere o meno un “cervello in fuga”. “Io sono una persona fatta di carne, ossa e corpo soprattutto oggi, dopo aver lavorato per tanto tempo sul mio corpo. Ma soprattutto la parte che non mi piace è ‘in fuga’. Non sono stata in fuga o forse sì, ma non come lo si intende oggi. L’Italia la amo da morire, solo che c’è stato un momento in cui ho avuto bisogno di passare attraverso un’altra lingua, il francese. È stato pesante dimenticare la mia, ma quando si impara a balbettare, seppur in un idioma diverso, allora la verità di una persona comincia a emergere, come diceva Jacques Lacan. Attraverso un percorso fatto di balbettamenti e di psicanalisi, oggi l’italiano è tornato a essere di nuovo la mia lingua materna, non più solo paterna, cioè non è più la lingua del dover essere”.
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A Milano indagine per evasione fiscale su Twitter-X. Mancati pagamenti Iva per 12,5 milioni
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Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Ofri Bibas, sorella dell'ostaggio liberato Yarden Bibas, ha criticato duramente il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, nonché i notiziari, gli utenti dei social media e i diplomatici pubblici, per aver descritto in dettaglio, contro la volontà della famiglia, gli omicidi avvenuti durante la prigionia della moglie di Yarden, Shiri, e dei suoi figli piccoli Ariel e Kfir. Pubblicare tali informazioni nonostante le ripetute richieste della famiglia è stato "un abuso fine a se stesso nei confronti di una famiglia che ha attraversato 16 mesi di inferno e che deve ancora affrontare il peggio", ha sritto Ofri Bibas su Facebook.
Netanyahu ha descritto l'omicidio dei ragazzi in modo molto dettagliato in un discorso tenuto davanti all'America Israel Public Action Committee e, mentre teneva in mano una foto delle vittime, durante una cerimonia militare tenutasi ieri, in seguito alla quale, la famiglia Bibas ha inviato una lettera di diffida a Netanyahu e ad altri uffici governativi, chiedendo loro di smettere di pubblicare dettagli non approvati sugli omicidi, riporta il sito di notizie Ynet.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - "Questa decisione lacera l'indipendenza di una stampa libera negli Stati Uniti". Lo ha detto il presidente della White House Correspondents' Association Eugene Daniels, criticando l'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per aver affermato che d'ora in poi sarà lei stessa a decidere quali giornalisti potranno seguire gli eventi della Casa Bianca. "In un paese libero, i leader non devono scegliere le testate" da accreditare, ha aggiunto.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.