A Roma i clan si spartiscono di tutto. E naturalmente c’è anche posto per tutti: dalla camorra alla ‘ndrangheta a Cosa nostra. Di famiglie criminali se ne contano almeno trenta. Numeri che si moltpilicano allungando lo sguardo su tutta la regione. Cosa fanno? Riciclano, investono e hanno la residenza in città.

Ma non c’è solo questo. Ci sono le bande locali che partono dal controllo del territorio e dello spaccio e si contendono i rapporti con la grande criminalità. Da San Basilio a Tor bella Monaca i vecchi padroni dei quartieri impongono la loro legge. Ma ormai non sono più soli. Le nuove leve scalpitano. Sono spietate e pronte a tutto. Dall’inizio dell’anno sono 27 gli omicidi a Roma. Ma il sangue non sono solo morti ammazzati. Ci sono attentati e gambizzazioni che raccontano un’allarmante escalation di violenza. Che tradotto in numeri significa ben 92 agguati negli ultimi mesi.

Eppure le cronache parlano anche di altro. Di usura e racket ad esempio. Qui la geografia è vasta e complicata. I dati delle forze dell’ordine sono estremamente chiari: in nove mesi a Roma e provincia ci sono stati 87 sequestri di persona, 19 a scopo estorsivo. L’ultimo ad Ostia dove per alcuni giorni due aguzzini hanno tenuto sotto sequestro due imprenditori, li hanno seviziati, la loro colpa non aver saldato un debito. E del resto Ostia da sempre è zona ad alto tasso di crimine, dove dal 2007 si susseguono incendi dolosi a ristoranti, stabilimenti balneari, locali notturni. A fine luglio una bomba ha distrutto una pizzeria.

Anche sul fronte dei danneggiamenti i dati sono inquietanti, dall’inizio dell’anno ce ne sono stati 22.425, di questi 282 seguiti da incendi. “Si tratta di episodi – denuncia Gianni Ciotti, segretario Silp-Cgil a Roma- che raccontano una capitale che le istituzioni cittadine tendono a sottovalutare e nascondere. La verità è che ci sono organizzazioni criminali che impongono il pizzo e l’usura. Dentro quel dato dei danneggiamenti seguiti da incendio c’è la ritorsione contro chi non vuole pagare. Ma c’è il dato nascosto, se si vuole più inquietante, di chi paga e resta zitto”.

E’, dunque, una Roma che si riscopre sotto assedio. Il magistrato Maurizio De Lucia della Dna parla apertamente di una lotta tra “batterie” locali per conquistare il mercato. “Nelle periferie romane operano bande medio-piccole che stanno lottando tra loro per il territorio. Le bande vincenti saranno quelle che presteranno servizio alle grandi mafie”. Accreditarsi agli occhi dei padrini che contano è un’ipotesi. L’altra, volendo è ancora più inquietante. Il grilletto è diventato facile e risolve prima di ogni altra cosa quelli che nella Capitale chiamano ‘impicci’.

L’ultima volta due giorni fa a Tor Bella Monaca, sicari hanno sparato colpi di arma da fuoco contro un uomo, con precedenti per droga, già destinatario di un agguato esattamente un anno fa. E’ in ospedale in gravi condizioni. “Molte aggressioni – denuncia la Direzione distrettuale antimafia capitolina – sono maturate a seguito di contrasti insorti in un contesto criminale, e in particolar modo nel traffico di stupefacenti”.

In ogni quartiere una gang, organizzata è pronta a tutto. San Basilio, quinto municipio, per esempio, è una succursale della camorra. Roma viene a rifornirsi in questa zona. Ma non è l’unica piazza di spaccio, Tor Bella Monaca nella famosa via dell’Archeologia così come a San Lorenzo dove la roba te la offrono mentre cammini in strada. E’ la Capitale che da un lato compra cocaina ogni giorno e dall’altro detiene il record delle vittime per droga. L’ultimo dato parla di 66 decessi (nel 2009), seconda regione dopo la Lombardia per numero di operazione contro il traffico di stupefacenti.

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L’attacco ai patrimoni è l’unica strada”

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