Il maxi-emendamento alla legge di stabilità arriverà lunedì pomeriggio in Commissione Bilancio al Senato. E Silvio Berlusconi, a Cannes per il G20, annuncia che porrà la fiducia. La volontà di non agire con un decreto è dettata dal timore del voto a Montecitorio, ramo del Parlamento in cui oggi la maggioranza è in serie difficoltà. Agire invece sulla legge di stabilità con un emendamento permette di presentarsi a Palazzo Madama, dove il premier può ancora contare su un numero garantito di senatori.
“Con l’apposizione della fiducia fra 10-15 giorni tutte le misure contenute nel dl stabilità e nel maxiemendamento saranno determinate e definite”, promette Berlusconi al G20 riunito a Cannes. La mossa della fiducia potrebbe blindare le sorti del suo governo traballante, perché l’opposizione si troverebbe in difficoltà a votare contro i provvedimenti presentati come l’antidoto alla crisi e come tali promessi ai partner europei. Ai quali Berlusconi ha garantito che il pareggio di bilancio sarà raggiunto nel 2013 e che il governo ha la volontà di aprire trattative con i sindacati “in tempi rapidi sulla riforma del mercato del lavoro”.
Ma sul passaggio in aula punta lo sguardo il Capo dello Stato. “Valuterò il quadro politico dagli sviluppi in parlamento”, ha detto Giorgio Napolitano. Stamani Angelino Alfano ha rassicurato il Quirinale sostenendo che “gli impegni presi con la Ue saranno rispettati” e che l’esecutivo Berlusconi “durerà fino al 2013”. Ma è evidente a tutti la difficoltà che il governo sta affrontando. Continuano le defezioni dal gruppo del Pdl e dai parlamentari della maggioranza arrivano insistenti richieste di dimissioni del premier. Per ultimo, stamani, il deputato Cazzola. Lo spettro continua a essere un governo tecnico. Ma Umberto Bossi continua a bocciare l’ipotesi. “Al Capo dello Stato abbiamo detto che la Lega preferisce andare a elezioni”, ha riferito il leader del Carroccio lasciando il Quirinale.
Il premier al G20. Silvio Berlusconi nell’illustrare ai partner Ue il maxiemendamento approvato dal Consiglio dei ministri sulle misure anti-crisi, ha parlato della liberalizzazione delle professioni e dei servizi pubblici locali. Il premier ha citato anche l’innalzamento delle pensioni a 67 anni nel 2026. La prossima settimana inoltre il governo avvierà a Bruxelles un confronto per accelerare l’uso e l’utilizzo dei fondi strutturali europei. Inoltre il Cavaliere è tornato su “l’atto normativo” approvato ieri dal Consiglio dei ministri, annunciando che “arriverà all’inizio della prossima settimana, al massimo entro mercoledì, sotto forma di emendamento al Senato”, in modo da ottenere l’approvazione definitiva a palazzo Madama entro dieci-quindici giorni.
Da registrare anche un accenno di Mario Draghi, nella sua prima conferenza stampa da presidente della Bce, al fatto che nell’eurozona gli spread nei rendimenti dei titoli di Stato dipendono in sostanza dall’efficacia dei governi nazionali. Infatti “non possono contare su un aiuto esterno che può alleviare le tensioni in modo temporaneo, ma devono contare sulla capacità del paese di riformarsi con le adeguate politiche economiche”.
La nota di Napolitano. “Ho avuto ieri e oggi colloqui informali con le maggiori componenti delle forze di opposizione e di maggioranza, per meglio accertarne le valutazioni e le posizioni in un momento di diffusa e acuta preoccupazione per le difficoltà e i rischi cui l’Italia è esposta nel quadro della grave crisi dell’Eurozona”, ha spiegato Napolitano con una nota al termine del giro di colloqui con i rappresentanti delle principali forze politiche, tra ieri e oggi. “Non si è trattato di consultazioni protocollari – di cui non esistevano i presupposti – con tutti i gruppi e i partiti rappresentati in Parlamento, e con figure istituzionali di cui raccogliere i pareri. Ferma restando la rispettosa attenzione che riservo anche ai soggetti con cui non ho potuto in questa occasione intrattenere colloqui, è comunque risultato ampiamente significativo il quadro che ho tratto dagli incontri da me tenuti”, aggiunge il Capo dello Stato, “Credo di poter dire ai nostri partner europei, agli osservatori internazionali, e al mondo degli investitori finanziari, che le forze politiche fondamentali, sia di maggioranza sia di opposizione, sono consapevoli della portata dei problemi che l’Italia deve affrontare con urgenza e attraverso sforzi coerenti e costanti nel tempo. Gli obbiettivi di risanamento finanziario e di rilancio della crescita economica e sociale assunti dalle autorita’ italiane nelle sedi europee – da ultimo, nelle riunioni del 26 ottobre – sono seriamente riconosciuti come impegnativi dal piu’ ampio arco delle parti politiche e sociali”.
Continua Napolitano: “Permane il contrasto tra forze di opposizione – da un lato – che considerano necessaria una nuova compagine di governo, su basi parlamentari piu’ ampie e non ristrette a un solo schieramento, come condizione di credibilita’ e attuabilita’ degli obbiettivi assunti dall’Italia ; e forze di maggioranza – dall’altro lato – che confermano la loro fiducia nell’attuale governo, giudicandolo senza alternative e in grado, allo stato attuale, di portare avanti con il loro sostegno gli impegni sottoscritti, insieme con i doverosi adempimenti di bilancio”. Ora “alle une e alle altre forze appartiene interamente la liberta’ di assumere le rispettive determinazioni in Parlamento e le responsabilita’ che ne conseguono rispetto agli interessi generali dell’Italia e dell’Europa, in una crisi finanziaria ancora gravida di incognite. I prossimi sviluppi dell’attivita’ parlamentare mi consentiranno di valutare concretamente la effettiva evoluzione del quadro politico-istituzionale”.
Le difficoltà nella maggioranza. “Il governo dovrebbe dimettersi e il Pdl dovrebbe gestire una soluzione diversa senza arroccarsi sull’alternativa o noi o elezioni. E’ inutile cercare la morte bella e proseguire finché non siamo schiattati. Io non tradisco ne’ firmo documenti, ma credo che Silvio Berlusconi debba trattare una resa onorevole invece di essere schiantato”. Giuliano Cazzola, deputato del Pdl e vice presidente Commissione Lavoro della Camera, con un’intervista al quotidiano Affaritaliani.it, chiede a Silvio Berlusconi di fare un passo indietro. Un governo Gianni Letta “andrebbe bene, anche se è il Capo dello Stato a dover decidere”, aggiunge. Cazzola si aggiunge così ai tanti malpancisti che da giorni invocano le dimissioni del premier, a partire da Antonione. Ieri a Palazzo Grazioli è stata recapitata anche una lettera firmata da diversi deputati del Pdl proprio per chiedere a Berlusconi di fare un passo indietro.
Fatti quotidiani
Crisi, Berlusconi annuncia la fiducia
Napolitano: “Valuterò quadro politico”
Il premier al G20: "Entro 10-15 giorni le misure saranno definitive". Lunedì il maxiemendamento arriverà alla commissione bilancio di Palazzo Madama. Il voto in aula entro giovedì
Il maxi-emendamento alla legge di stabilità arriverà lunedì pomeriggio in Commissione Bilancio al Senato. E Silvio Berlusconi, a Cannes per il G20, annuncia che porrà la fiducia. La volontà di non agire con un decreto è dettata dal timore del voto a Montecitorio, ramo del Parlamento in cui oggi la maggioranza è in serie difficoltà. Agire invece sulla legge di stabilità con un emendamento permette di presentarsi a Palazzo Madama, dove il premier può ancora contare su un numero garantito di senatori.
“Con l’apposizione della fiducia fra 10-15 giorni tutte le misure contenute nel dl stabilità e nel maxiemendamento saranno determinate e definite”, promette Berlusconi al G20 riunito a Cannes. La mossa della fiducia potrebbe blindare le sorti del suo governo traballante, perché l’opposizione si troverebbe in difficoltà a votare contro i provvedimenti presentati come l’antidoto alla crisi e come tali promessi ai partner europei. Ai quali Berlusconi ha garantito che il pareggio di bilancio sarà raggiunto nel 2013 e che il governo ha la volontà di aprire trattative con i sindacati “in tempi rapidi sulla riforma del mercato del lavoro”.
Ma sul passaggio in aula punta lo sguardo il Capo dello Stato. “Valuterò il quadro politico dagli sviluppi in parlamento”, ha detto Giorgio Napolitano. Stamani Angelino Alfano ha rassicurato il Quirinale sostenendo che “gli impegni presi con la Ue saranno rispettati” e che l’esecutivo Berlusconi “durerà fino al 2013”. Ma è evidente a tutti la difficoltà che il governo sta affrontando. Continuano le defezioni dal gruppo del Pdl e dai parlamentari della maggioranza arrivano insistenti richieste di dimissioni del premier. Per ultimo, stamani, il deputato Cazzola. Lo spettro continua a essere un governo tecnico. Ma Umberto Bossi continua a bocciare l’ipotesi. “Al Capo dello Stato abbiamo detto che la Lega preferisce andare a elezioni”, ha riferito il leader del Carroccio lasciando il Quirinale.
Il premier al G20. Silvio Berlusconi nell’illustrare ai partner Ue il maxiemendamento approvato dal Consiglio dei ministri sulle misure anti-crisi, ha parlato della liberalizzazione delle professioni e dei servizi pubblici locali. Il premier ha citato anche l’innalzamento delle pensioni a 67 anni nel 2026. La prossima settimana inoltre il governo avvierà a Bruxelles un confronto per accelerare l’uso e l’utilizzo dei fondi strutturali europei. Inoltre il Cavaliere è tornato su “l’atto normativo” approvato ieri dal Consiglio dei ministri, annunciando che “arriverà all’inizio della prossima settimana, al massimo entro mercoledì, sotto forma di emendamento al Senato”, in modo da ottenere l’approvazione definitiva a palazzo Madama entro dieci-quindici giorni.
Da registrare anche un accenno di Mario Draghi, nella sua prima conferenza stampa da presidente della Bce, al fatto che nell’eurozona gli spread nei rendimenti dei titoli di Stato dipendono in sostanza dall’efficacia dei governi nazionali. Infatti “non possono contare su un aiuto esterno che può alleviare le tensioni in modo temporaneo, ma devono contare sulla capacità del paese di riformarsi con le adeguate politiche economiche”.
La nota di Napolitano. “Ho avuto ieri e oggi colloqui informali con le maggiori componenti delle forze di opposizione e di maggioranza, per meglio accertarne le valutazioni e le posizioni in un momento di diffusa e acuta preoccupazione per le difficoltà e i rischi cui l’Italia è esposta nel quadro della grave crisi dell’Eurozona”, ha spiegato Napolitano con una nota al termine del giro di colloqui con i rappresentanti delle principali forze politiche, tra ieri e oggi. “Non si è trattato di consultazioni protocollari – di cui non esistevano i presupposti – con tutti i gruppi e i partiti rappresentati in Parlamento, e con figure istituzionali di cui raccogliere i pareri. Ferma restando la rispettosa attenzione che riservo anche ai soggetti con cui non ho potuto in questa occasione intrattenere colloqui, è comunque risultato ampiamente significativo il quadro che ho tratto dagli incontri da me tenuti”, aggiunge il Capo dello Stato, “Credo di poter dire ai nostri partner europei, agli osservatori internazionali, e al mondo degli investitori finanziari, che le forze politiche fondamentali, sia di maggioranza sia di opposizione, sono consapevoli della portata dei problemi che l’Italia deve affrontare con urgenza e attraverso sforzi coerenti e costanti nel tempo. Gli obbiettivi di risanamento finanziario e di rilancio della crescita economica e sociale assunti dalle autorita’ italiane nelle sedi europee – da ultimo, nelle riunioni del 26 ottobre – sono seriamente riconosciuti come impegnativi dal piu’ ampio arco delle parti politiche e sociali”.
Continua Napolitano: “Permane il contrasto tra forze di opposizione – da un lato – che considerano necessaria una nuova compagine di governo, su basi parlamentari piu’ ampie e non ristrette a un solo schieramento, come condizione di credibilita’ e attuabilita’ degli obbiettivi assunti dall’Italia ; e forze di maggioranza – dall’altro lato – che confermano la loro fiducia nell’attuale governo, giudicandolo senza alternative e in grado, allo stato attuale, di portare avanti con il loro sostegno gli impegni sottoscritti, insieme con i doverosi adempimenti di bilancio”. Ora “alle une e alle altre forze appartiene interamente la liberta’ di assumere le rispettive determinazioni in Parlamento e le responsabilita’ che ne conseguono rispetto agli interessi generali dell’Italia e dell’Europa, in una crisi finanziaria ancora gravida di incognite. I prossimi sviluppi dell’attivita’ parlamentare mi consentiranno di valutare concretamente la effettiva evoluzione del quadro politico-istituzionale”.
Le difficoltà nella maggioranza. “Il governo dovrebbe dimettersi e il Pdl dovrebbe gestire una soluzione diversa senza arroccarsi sull’alternativa o noi o elezioni. E’ inutile cercare la morte bella e proseguire finché non siamo schiattati. Io non tradisco ne’ firmo documenti, ma credo che Silvio Berlusconi debba trattare una resa onorevole invece di essere schiantato”. Giuliano Cazzola, deputato del Pdl e vice presidente Commissione Lavoro della Camera, con un’intervista al quotidiano Affaritaliani.it, chiede a Silvio Berlusconi di fare un passo indietro. Un governo Gianni Letta “andrebbe bene, anche se è il Capo dello Stato a dover decidere”, aggiunge. Cazzola si aggiunge così ai tanti malpancisti che da giorni invocano le dimissioni del premier, a partire da Antonione. Ieri a Palazzo Grazioli è stata recapitata anche una lettera firmata da diversi deputati del Pdl proprio per chiedere a Berlusconi di fare un passo indietro.
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Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Promuovere, nell’attuazione del Libro bianco sulla difesa europea, tutti gli strumenti che puntano a una governance democratica chiara del settore, agli investimenti comuni necessari per realizzare l’autonomia strategica e colmare i deficit alla sicurezza europea, al coordinamento e all’integrazione della capacità industriali europee e dei comandi militari, all’interoperabilità dei sistemi di difesa verso un esercito comune europeo". Si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede nella risoluzione che presenterà in Parlamento per le comunicazioni della premier Giorgia Meloni che il governo si impegni a "promuovere una radicale revisione del piano di riarmo proposto dalla Presidente Von der Leyen" al fine "di assicurare investimenti comuni effettivi non a detrimento delle priorità sociali di sviluppo e coesione, e di condizionare tutte le spese e gli strumenti europei alla pianificazione, lo sviluppo, l’acquisizione e la gestione di capacità comuni per realizzare un’unione della difesa".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Abbiamo bisogno di tenere viva la memoria. Sono state fasi cruciali della nostra storia che non sono state ancora definitivamente chiarite". Lo ha detto Giuseppe Conte intervenendo alla proiezione a Montecitorio del film 'Il delitto Mattarella' a cui sono intervenuti, tra gli altri, il regista Aurelio Grimaldi e il vicepresidente della Camera, Sergio Costa. "Piersanti Mattarella era un allievo di Aldo Moro e interpretava nella Dc la linea del compromesso storico. Gli intrecci con la vicenda Moro sono notevoli. ‘Anche per me è finita’, disse Mattarella come racconta Leoluca Orlando. C’era la piena consapevolezza del fatto che si contrastava anche una precisa linea politica”.
Caltanissetta, 18 mar. (Adnkronos) - "Era il 2016, mancavano pochi giorni all'udienza presso il Tribunale di sorveglianza di Roma, quando per strada, a Latina, fui agganciato da un soggetto che mi chiamò. Io pensavo che avesse bisogno di una indicazione stradale, mentre mi disse: 'Lasciamo perdere Montante, scordatelo. E non ti dimenticare che il 30 maggio hai l'udienza presso la Sorveglianza...'. Mi lasciò lì su due piedi, non mi diede neppure il tempo di avere una reazione. Salì su una Bmw di colore grigio e andò via". A raccontarlo in aula, davanti al Tribunale di Caltanissetta, è il pentito Pietro Riggio sentito, come teste assistito, nel processo per depistaggio a carico di due ex generali dei carabinieri in pensione accusati del reato di depistaggio, gli ufficiali Angiolo Pellegrini, 82 anni, storico collaboratore del giudice Giovanni Falcone, e Alberto Tersigni, 63 anni, entrambi per anni in forza alla Dia. Riggio spiega poi che, a suo avviso, il "soggetto" di cui parla sarebbe stato un uomo vicino ai Servizi segreti.
Secondo la procura di Caltanissetta, rappresentata oggi in aula da pm Pasquale Pacifico, avrebbero ostacolato le indagini della Procura a riscontro delle dichiarazioni del pentito Pietro Riggio, ex agente della polizia penitenziaria poi arrestato con l’accusa di essere legato clan mafiosi. Secondo l’accusa, non avrebbero dato il giusto peso alle rivelazioni di Riggio che avrebbero potuto portare alla cattura dell’allora latitante Bernardo Provenzano e a quelle relative a un progetto di attentato all’ex giudice del pool antimafia Leonardo Guarnotta. Alla sbarra anche l’ex poliziotto Giovanni Peluso, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo la Procura avrebbe agevolato Cosa Nostra favorendo la latitanza del boss corleonese.
Pietro Riggio sarebbe, quindi, stato intimorito poco prima di tornare in carcere, nella primavera del 2016, in merito al possibile coinvolgimento, con le sue dichiarazioni, di Antonello Montante, l'ex presidente di Confindustria Sicilia condannato per corruzione per la rete che aveva creato, con il supporto di politici e ufficiali, per raccogliere informazioni riservate su persone a lui vicine e pentiti.
Il collaboratore di giustizia, rispondendo alle domande del pm Pasquale Pacifico, ha poi ricordato di avere conosciuto il generale Nicolò Pollari, ex numero uno del servizio segreto militare ai tempi del Sismi. "Collaboravo con un ufficio legale, perché l'avvocato era su una sedia a rotelle, e mi occupavo di tutte le incombenze- racconta in aula - Una sorta di segreteria. Poi ho saputo l'avvocato Verdesca era amico personale di Nicolò Pollari perché lo aveva difeso nel processo in cui Pollari era imputato a Venezia". Racconta che Pollari lo avrebbe cercato nello studio di Latina del legale in cui Riggio lavorava.
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - La Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) accoglie con interesse l'approvazione definitiva della riforma dell'accesso ai corsi di laurea in Medicina e chirurgia, odontoiatria e Medicina veterinaria e si rende disponibile a collaborare con il ministero dell'Università e della Ricerca (Mur) per l'attuazione delle iniziative di orientamento nelle scuole secondarie superiori. Uno degli aspetti qualificanti della riforma - spiega la società scientifica in una nota - è proprio l'attività di orientamento, che rappresenta un'opportunità concreta per avvicinare gli studenti alle discipline sanitarie, promuovendo la consapevolezza dell’importanza e il fascino di specialità mediche come l'Anestesia e rianimazione. Siaarti ritiene fondamentale sensibilizzare i giovani sulla necessità di coltivare una vocazione verso queste specializzazioni, cruciali per il sistema sanitario e per la gestione delle emergenze ad alta complessità.
"Siamo pronti a offrire il nostro contributo nell'ambito dell'orientamento scolastico - afferma Elena Bignami, presidente Siaarti - affinché gli studenti possano maturare scelte più informate e motivate verso le professioni sanitarie, in particolare quelle dell'area critica". Accanto alle opportunità offerte dalla riforma, permangono tuttavia alcune preoccupazioni. La presidente Siaarti esprime dubbi sulla capacità delle università di garantire una didattica di qualità e un'adeguata formazione pratica con l'incremento degli studenti ammessi. "Numeri così elevati - osserva Bignami - rischiano di compromettere la qualità della didattica frontale e della formazione pratica nei tirocini, con possibili ripercussioni sul livello di preparazione dei futuri medici e specialisti. Non siamo convinti che questo nuovo assetto organizzativo possa realmente garantire un effettivo diritto allo studio e una formazione equa per tutti, soprattutto per la parte pratica".
A destare ulteriori timori è il combinato disposto tra questa riforma e le disposizioni del cosiddetto 'Decreto Calabria' e dei successivi provvedimenti, che consentono ai medici specializzandi, già dal secondo anno di corso, di partecipare ai concorsi per le assunzioni nelle aziende sanitarie. "Se non si pone un'adeguata attenzione alla qualità della formazione - avverte la presidente Siaarti - il rischio è che i giovani medici vedano ridotti non solo gli anni di formazione effettiva, ma anche la loro preparazione a causa del sovraffollamento e della necessità di entrare subito in mondo del lavoro caratterizzato dalla carenza di organico. Ciò - aggiunge - potrebbe avere ripercussioni negative sulla qualità dell'assistenza sanitaria, specialmente nelle discipline ad alta complessità come la nostra".
Siaarti ritiene che sia il momento di aprire una riflessione più ampia sulla durata del percorso formativo in Medicina e Chirurgia e sulla specializzazione. "Potremmo immaginare un corso di laurea in Medicina ridotto a 4 anni, con un percorso di specializzazione della durata di altri 4 anni: i primi 2 senza possibilità di assunzione e gli ultimi 2 con una crescente autonomia professionale - suggerisce Bignami - Questa potrebbe essere una strada per garantire una formazione più mirata e di qualità, evitando il rischio di medici formati in tempi ridotti ma con competenze non adeguate".
Siaarti auspica che i decreti legislativi attuativi della riforma tengano conto di queste criticità e si rende disponibile a un confronto costruttivo con le istituzioni per individuare soluzioni che possano coniugare l'aumento dell'accesso con la necessaria garanzia di qualità formativa.
Gaza, 18 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas ha dichiarato di attribuire la responsabilità dei nuovi raid aerei a Gaza al "supporto politico e militare illimitato" dell'amministrazione statunitense a Israele. "Con il suo illimitato sostegno politico e militare all'occupazione (Israele), Washington ha la piena responsabilità dei massacri e dell'uccisione di donne e bambini a Gaza", ha affermato Hamas in una dichiarazione.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - Intesa trovata nel Pd sul testo della mozione che i dem si apprestano a presentare in occasione delle comunicazioni della premier Meloni in Parlamento in vista del Consiglio Ue. Nel documento, che ora viene sottoposto all'Assemblea dei Gruppi dem, sono confermate le critiche al piano ReArm Eu con un via libera al 'Libro bianco sulla difesa'. Nessun riferimento esplicito a un no al piano di Difesa Ue, invece.