“A Giovanni Gentile filosofo e padre della scuola italiana, assassinato il 15 aprile 1944 negli anni tristi della guerra civile e della divisione tra gli italiani”. Questa la scritta che da stamattina campeggia sulla targa di un giardino pubblico di Varese, tra il liceo classico e una scuola media.
Proprio quel Giovanni Gentile: filosofo, ma soprattutto teorico del fascismo, ministro dell’Istruzione all’inizio del Ventennio, sostenitore del regime, firmatario del “manifesto della razza” e repubblichino.
La giunta comunale di Varese ha scelto di procedere per l’intitolazione del giardino, sulla scorta di una proposta formulata nel 2005 dall’allora consiglio di circoscrizione. A fare da padrino all’evento, celebrato sotto una fitta pioggia, è intervenuto l’assessore Stefano Clerici (Pdl in quota ex An), sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine che hanno presidiato l’area nel timore di contestazioni da parte dei detrattori dell’iniziativa.
Non sono infatti mancate polemiche nelle scorse settimane, con obiezioni sollevate da parte degli esponenti dell’Anpi e del Partito Democratico: “Una decisione inopportuna – ha commentato nei giorni scorsi il capogruppo del Pd in consiglio comunale, Fabrizio Mirabelli – è la figura di un intellettuale che ha aderito al fascismo che non ci va bene, un uomo che firmò il ‘Manifesto della razza’ e che aderì alla Repubblica sociale, non mi pare una scelta che unisca le varie sensibilità della città”. Totale disaccordo è stato espresso anche dall’Anpi varesina: “Fu ministro durante la Repubblica sociale italiana, voluta e sostenuta dal regime nazista. Questi fatti inducono le forze democratiche alla continua vigilanza sulle iniziative miranti a negare il valore della lotta di Resistenza che, unica, insieme agli eserciti alleati, ha garantito all’Italia libertà, democrazia e pace”.
Chi si aspettava presidi o contestazioni è rimasto però deluso. Alla cerimonia non si è visto nessuno, né un drappo partigiano, né uno striscione di protesta.
In compenso il sindaco di Varese, il leghista Attilio Fontana, si è detto esterrefatto per le polemiche: “E’ grave che in questo Paese non siamo ancora riusciti a superare le contrapposizioni ideologiche. Stiamo ancora a parlare di fascismo e comunismo, quando fuori dai palazzi la gente è ben al di là di tali divisioni, ideologiche appunto, “care” solo agli pseudopolitici. È vergognoso a mio parere che ci si confronti in tali termini in occasione dell’inaugurazione di un parchetto”. E, ancora: “Perché sollevare questioni di pensieri buoni e pensieri cattivi? Dobbiamo ricominciare le stucchevoli discussioni se abbia fatto più danni il comunismo o il fascismo? Io credo che al di là di qualche rigurgito neoideologico a nessuno più interessi. Nel nostro Paese i valori della democrazia e della libertà sono ormai patrimonio acquisito”.