Dalle poltrone del talk-show di Marzullo a quelle delle commissioni ministeriali che si occupano di cinema. Sono le nomine in extremis lasciate in eredità dal ministro dei Beni culturali Giancarlo Galan, del Pdl. Il caso lo solleva Il Secolo XIX, in un impietoso ritratto dedicato alle scelte compiute dall’ex governatore della Regione Veneto negli ultimi giorni del suo incarico, prima di lasciare l’ufficio al prossimo ministro probabilmente scelto da Mario Monti. A cominciare dallo stesso Gigi Marzullo, messo in Rai da Ciriaco De Mita e da allora inamovibile, conduttore del programma serale “Cinematografo”, su Raiuno. Marzullo entra nella commissione ministeriale dedicata alla promozione cinematografica. Insieme al critico del Mattino Valerio Caprara, polemista del programma e già presidente della Campania Film Commission, “che è un ruolo istituzionale e quindi sarebbe stato meglio lasciar perdere”, nota il quotidiano genovese. Napoletano è anche l’altra new entry, il giornalista politico di Panorama Carlo Puca. Per il quale “fu galeotta, pare, un’intervista al ministro Galan”.
Nella commissione che invece si occupa di vagliare le opere prime e seconde va un altro ospite fisso di Marzullo, Gianvito Casadonte, animatore del Magna Grecia Film Festival in Calabria. Nella stessa commissione già siede il volto più noto di “Cinematografo”, la critica Anselma Dell’Olio (moglie di Giuliano Ferrara), insieme a Carlo Cozzi, che scrive di film su Il Secolo, storico giornale dell’Msi e successive trasformazioni. Dall’ente che valuta i registi esordienti se ne va Antonia Postorivo, avvocato e moglie di Antonio D’Alì, senatore berlusconiano siciliano, già sottosegretario all’Interno. Ma solo per approdare alla commissione più “sostanziosa”, quella che decide i finanziamenti delle opere ritenute di interesse culturale nazionale.
A dispensare denaro dello Stato per il cinema, Galan piazza anche Valeria Licastro Scardino, in passato segretaria di Fedele Confalonieri e in contatto con il ministro mancato Aldo Brancher. Attualmente è responsabile delle relazioni istituzionali della berlusconiana Mondadori e grande animatrice della mondanità romana, nonché moglie dell’ex deputato forzista campano Antonio Martusciello (sistemato all’Agcom). Ma, scrive ancora Il Secolo XIX, “nessuno si spiega, neppure al ministero, perché la bionda signora, non proprio nota come esperta di cinema, debba esprimersi sui film d’autore da coprodurre coi soldi pubblici”. In compagnia, tra gli altri, di Alessandro Voglino, esponente di Alleanza nazionale a Roma.