Le case del paese che frana sono sempre più pericolanti e la ditta dell’ex ministro del governo Berlusconi, Pietro Lunardi si smarca dal possibile disastro. In una lettera datata 9 novembre 2011 indirizzata alla Cmb di Carpi, la ditta che sta scavando la galleria Val di Sambro per conto di Autostrade per l’Italia, i progettisti della Rocksoil, di proprietà dell’ex ministro, prendono le distanze dai danni che i lavori stanno provocando alle abitazioni di Ripoli-Santa Maria Maddalena. Il paesino è situato su una antica frana dell’appenino bolognese, che all’arrivo dei lavori del tunnel autostradale (scavato ai suoi piedi) ha iniziato a muoversi costringendo già allo sgombero di diverse famiglie.

“Non ritenendo che in galleria si possa introdurre alcun ulteriore miglioramento del più che soddisfacente controllo deformativo raggiunto, condividiamo il suggerimento di delocalizzare (cioè sgomberare, ndr) al momento gli abitanti dei fabbricati numero 4 e 13 in parte, ma vogliamo ancora una volta sottolineare la criticità della situazione in essere”, si legge nella missiva della Rocksoil. Poi c’è la presa di distanze ufficiale: “Si declina pertanto ogni responsabilità in merito all’insorgenza di tali eventuali danni a cose e persone”, si legge nella lettera firmata da Martina Lunardi, figlia di Pietro.

C’è dunque poco da stare tranquilli per i 400 abitanti della piccola frazione montana di San Benedetto in Val di Sambro: alla Rocksoil, che si occupa della progettazione esecutiva degli scavi della galleria lunga 4 chilometri, sono dei veri esperti in materia. “L’attuale progettazione costruttiva può essere quindi considerata come il miglior sviluppo tecnicamente perseguibile della progettazione esecutiva esistente”, si legge. La missiva poi prosegue lasciando poco spazio alle interpretazioni: “Avendo la convinzione di non poter assumere ulteriori accorgimenti in galleria tali da potere migliorare l’attuale controllo deformativo, ci preme segnalarVi, ancora una volta, che la realizzazione della galleria comporterà di per sé, in questa tratta interferente con l’abitato di Santa Maria Maddalena, danni alle preesistenze (in neretto in originale, ndr) in superficie, di entità che risulteranno funzione delle caratteristiche strutturali e dell’attuale stato di consistenza dei singoli fabbricati e manufatti interferiti”.

Ma perché questa lettera di Rocksoil parte proprio il 9 novembre scorso? Quella è la data dell’incontro in Prefettura tra le istutuzioni e le ditte interessate ai lavori. Nell’incontro convocato dal prefetto di Bologna, Angelo Tranfaglia, le parti avevano stipulato un protocollo per il monitoraggio più puntuale dei lavori. In quel documento Autostrade mette in conto la possibilità di rivalersi su terzi, cioè le imprese appaltatrici, per il risarcimento dei danni alle famiglie che verranno private della casa.

Si legge infatti nel protocollo: “Autostrade per l’Italia mette a disposizione i fondi necessari a risarcire in tempi rapidi i danni subiti dagli immobili della frazione, pur non costituendo ciò ammissione di responsabilità, né rinuncia a esperire ogni azione ritenuta opportuna nei confronti di coloro che eventualmente risultassero responsabili dei danni come di seguito accertati e delle compagnie assicuratrici cui prima si è fatto cenno”. In risposta a questa precisazione di Autostrade, la lettera della ditta di Lunardi cerca di parare il colpo riguardo a quanto sta avvenendo nel paesino. “Non potendosi quindi più agire dalla galleria per limitare/evitare danni, la ripresa degli scavi non potrà che essere condotta o nelle attuali condizioni, e quindi nella certezza di possibili danni e della necessità di un loro risarcimento, o piuttosto intervenendo con interventi di stabilizzazione del versante e/o dei fabbricati”, scrive Martina Lunardi, che poi scarica nuovamente ogni responsabilità: “Tali determinazioni vanno evidentemente ben al di là dell’incarico e dei compiti di consulenza contrattualmente affidati alla nostra società”.

Per concludere, Rocksoil consiglia diverse cose alle imprese impegnate negli scavi per la galleria. Tra queste c’è l’opportunità o meno, di continuare gli scavi del tunnel, che i cittadini di Ripoli chiedono di dirottare in un’altra direzione più sicura a livello geologico. Per la ditta di Lunardi c’è da fare attenzione “alla valutazione dell’opportunità di riprendere gli scavi alla luce degli attuali dati di monitoraggio e dello studio di approfondimento prodotto dai tecnici specialistici incaricati della verifica di stabilità dei fabbricati”.

Intanto a Ripoli, una ordinanza del sindaco, Gianluca Stefanini, ha disposto la messa in sicurezza urgente di due fabbricati a rischio “con interdizione del passaggio pedonale”. Poi, come riportato recentemente dal quotidiano “la Repubblica”, sarebbero in arrivo tre nuove ordinanze di sgombero.

I lavori nell’imbocco nord del tunnel (quello più vicino al paese) sono stati sospesi da alcune settimane per controlli e drenaggi, anche a seguito della protesta montante, ma gli scavi potrebbero riprendere a breve. L’opera fa parte del più grande progetto per la Variante di valico, che dal 2013, secondo Autostrade, dovrebbe affiancare la vecchia AutoSole nel tratto appenninico molto trafficato tra Bologna e Firenze.

Sulla temuta frana di Ripoli, la Procura di Bologna indaga per disastro colposo contro ignoti.

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