“Dobbiamo fare come Paolo di Tarso“. Dopo due anni di assenza padre Alex Zanotelli torna a Bologna a parlare dell’apostolo per eccellenza, e lo fa per ricordare Tullio Contiero, missionario molto conosciuto in città e scomparso pochi anni fa. Di fronte a lui oltre 400 persone, arrivate da tutta la città per l’iniziativa “Le strade dell’utopia” organizzata dal centro Donati.

Eppure Zanotelli, missionario comboniano da qualche anno in Italia dopo decenni dedicati alla povertà estrema delle baraccopoli africane, non rinuncia a parlare di politica, anzi, come suo solito manda messaggi diretti e senza ambiguità. A stargli particolarmente a cuore il tema dell’acqua pubblica, per cui si è battuto per anni e per cui ha gioito quando 25 milioni di italiani hanno detto “sì” al referendum di giugno. “Ma resto ancora in attesa – spiega – che i politici obbediscano al volere dei cittadini“, a 5 mesi di distanza da un voto che lui considera “disatteso”.

“Invito tutti i sindaci, anche quello di questa città, ad obbedire al referendum di giugno sull’acqua pubblica. L’esempio di De Magistris a Napoli è quello giusto da seguire”. Un esempio, quello di Napoli, decisamente pesante, sopratutto politicamente. Il servizio idrico in città non sarà più gestito dall’Arin, società per azioni a maggioranza pubblica, ma direttamente da un ente di diritto pubblico, l'”Acqua bene comune Napoli“. Una decisione presa dalla giunta napoletana il 26 ottobre scorso, e che in Italia per ora resta isolata. “Tutti i sindaci – spiega Zanotelli – dovrebbero fare la stessa cosa, e dovrebbero farlo semplicemente perché sono stati gli italiani a scegliere così 5 mesi fa. Abbiamo un governo che non è stato eletto da nessuno, e il punto di riferimento della rappresentanza sono ormai loro, i primi cittadini di tutti i Comuni della penisola”.

“Conosco anche il caso di Hera – spiega Zanotelli a proposito della multiutility che in Emilia Romagna gestisce acqua ma anche rifiuti e gas – e dico che la società per azioni è la forma più vicina alla privatizzazione possibile”. Per questo per il comboniano la soluzione migliore sarebbe un ente di diritto pubblico che “garantisca trasparenza e partecipazione”. “Ma la verità è che i politici locali ormai non sono più in grado di resistere alle lobby economiche che sull’acqua ci speculano e fanno profitti”. Come uscirne? Per Zanotelli l’unica via è quella della mobilitazione, “a cominciare dalla manifestazione nazionale del 26 novembre a Roma che chiederà di togliere i profitti dall’acqua”.

E poco importa che non ci siano leggi e regolamenti nazionali. “So che molti politici anche locali lo dicono spesso, ma la responsabilità è tutta sulle loro spalle. Se non si muovono loro che sono a contatto con i cittadini, come possiamo pensare che lo faccia un governo vicino alle banche?”. “Mi è piaciuta molto – conclude Zanotelli – una frase che ha detto un ragazzino a Zuccotti Park, a New York: credo nel potere delle persone, non nelle persone al potere”.

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