Blindati con cannone da 120 mm per dieci milioni di euro. “Veicoli tattici medi multiruolo” per altri 157 milioni di cui sette da stanziare entro l’anno. E ancora 198 milioni di euro per 477 veicoli tattici leggeri “lince” da comprare entro il 2013. E poi “sistemi acustici per la localizzazione delle sorgenti di fuoco”, barriere antisfondamento, veicoli automatici di perlustrazione per altri 56,3 milioni. Sono soldi che l’Italia spenderà entro fine anno in armamenti e che si potrebbero destinare ad altro subito, oggi stesso. Perché alla commissione Difesa della Camera, nel pomeriggio, atterrano i cinque programmi di acquisto per armamenti militari del valore di 500 milioni di euro per essere votati e passare in giudicato. Il capogruppo Idv Augusto Di Stanislao ha presentato una mozione per chiedere di fermare lo “shopping” militare e rivedere i programmi di spesa in scadenza: entro il prossimo 3 dicembre, infatti, quella partita di carri e veicoli leggeri, deve ricevere l’approvazione formale.
Si torna a parlare di manovre “lacrime e sangue” per recuperare 30 miliardi in due anni. Ma il settore delle spese militari è cresciuto nel 2010 dell’8,4%, con una spesa addizionale di 3,4 miliardi di euro. Il conto generale sale a quota 20.556,9 milioni di euro, corrispondente all’1,283% del Pil e che colloca l’Italia all’ottavo posto al mondo per spese militari. Ringrazia l’industria bellica nazionale, che anche negli ultimi anni di crisi generale ha presentato saldi in decisa crescita. Ad esempio, nel 2009, quando l’economia ha iniziato a segnare il passo, il settore della produzione bellica ha registrato un fatturato record da 3,7 miliardi, superando perfino la Russia nella corsa agli armamenti. E non è tutto. Perché oggi si discute di cinque programmi d’acquisto relativi alle forze di terra, ma da qui al 2026 sul bilancio dello Stato ne incobono ben 71, tra i quali spiccano i 121 caccia F35 che costeranno 16 miliardi (80 sono già stati acquistati, ne manca l’ultima tranche) e sono da tempo oggetto di polemiche e proteste.
I cinque programmi in discussione sono il frutto di un più ampio progetto di digitalizzazione delle forze di terra avanzato dal ministero della Difesa nel 2009 e inserito nel Programma pluriennale di spesa. Punta a digitalizzare mezzi, sistemi e componenti di una Forza NEC (Network enabled capability). Manna dal cielo per chi produce mezzi di questo tipo, cioè tutta la grande industria italiana che va a braccetto con la politica per ottenere commesse sicure in un business sussidiato con soldi pubblici per centinaia di milioni. Tra i principali beneficiari dello “svecchiamento” del parco blindati spiccano infatti i big dell’industria nazionale: Iveco, Fiat, Oto Melara, Finmeccanica, Fincantieri, AugustaWestland. La Società Consortile Iveco Fiat-Oto Melara, ad esempio, produce i veicoli leggeri su cui si vota oggi. Sempre Iveco, stavolta insieme alla tedesca Klauss Wegmann Mafei, realizza la piattaforma dei 40 veicoli tattici multiruolo da 157 milioni. Ma buona parte delle commesse sono proprio per quella Finmeccanica Spa finita nella bufera per tangenti, finanziamenti illeciti ai partiti e commesse “politiche” è stato ascoltato l’ex ministro Giulio Tremonti, mentre proprio ieri il capo del governo Mario Monti ha espresso preoccupazione e il leader del Pd Bersani ha chiesto l’azzeramento dei vertici. La holding italiana opera nel settore della difesa sia con la joint venture MBDA (con una quota del 25%), prima azienda europea nel campo dei sistemi missilistici, sia con le società direttamente controllate Oto Melara, che produce mezzi corazzati e artiglieria terrestre e navale, e WASS, leader mondiale nei siluri. I sistemi per le operazioni interforze a supporto dei comandi nelle missioni multinazionali (in sigla C41I) sono prodotti proprio da Finmeccanica per 76 milioni di euro. E ancora la nazionale AgustaWestland che produrrà elicotteri NH90 e EH-101 per oltre 200 milioni.
Ma quella che si discute oggi è solo lista della spesa relativa alle forze di terra, una goccia nel mare delle spese militari. La shopping-list italiana va ben oltre tra interforze e aeronautica. Sono ancora in corso i programmi di acquisto relativi al 2010. E ce n’è per tutti i gusti. Solo nell’area interforze prevedono una spesa da 900,5 milioni di euro. I capitoli più pesanti sono relativi allo sviluppo del velivolo Joint Strike Fighter JSF (158,9 milioni di euro), altri 60 milioni per il velivolo da pattugliamento marittimo MMPA, la realizzazione dei C4I di Finmeccanica di cui si è detto, e del sistema WIMAX per l’accesso a reti di telecomunicazioni a banda larga e senza fili da 170,5 milioni. I principali programmi terrestri (813,6 milioni) sono relativi all’industrializzazione ed alla produzione degli elicotteri NH-90 (154,3 milioni), l’approvvigionamento di Veicoli tattici leggeri multiruolo (127,1 milioni), la realizzazione del sistema missilistico superficie/aria terrestre FSAF (48,7 milioni), l’acquisizione dell’elicottero da trasporto medio (68,7 milioni) e degli obici semoventi (63 milioni) e altri ancora. Nell’ambito dei programmi navali sono previste spese per 770,3 milioni. Quelle più rilevanti riguardano l’acquisizione della nuova nave portaerei Cavour a Fincantieri (52,7 milioni), di due fregate antiaeree di scorta classe Orizzonte (84,4 + 11,2 milioni) e dei sommergibili di nuova generazione U212 (110,4 milioni), oltre che l’ammodernamento di mezza vita di unità navali (22,7 milioni). Ci sono poi programmi relativi agli elicotteri NH90 (165,7 milioni) e EH-101 (45,4 milioni), nonché l’acquisizione del sistema missilistico superficie/aria FSAF (23,7 milioni). Nell’aeronautica si prevedo investimenti per 931,9 milioni, le quote più consistenti sono riservate allo sviluppo e acquisizione dei velivoli Eurofighter 2000 (57,1 milioni), all’ammodernamento strutturale dei velivoli Tornado (184,1 milioni), alla realizzazione di una serie di sistemi C4I (55,9 milioni), ai sistemi missilistici ATBM MEADS (42,8milioni) e IRIS/T (29,5 milioni) nonché all’acquisizione di velivoli rifornitori B767 Tanker (27,6 milioni) e di velivoli da trasporto (51,4 milioni).
Se i politici possono fare qualcosa oggi stesso, fermando o razionalizzando gli acquisti bellici, c’è anche una società civile che si è già mobilitata per dire il suo “no”. Sui contestati F35 continuano le manifestazioni e le contestazioni con tanto di raccolta firme (circa 50mila quelle raccolte via web e con petizione su carta) per chiedere di fermare l’acquisto dei nuovi caccia. Molti Paesi hanno rinunciato a tale programma e gli stessi Usa hanno tagliato drasticamente le spese militari. Un’altra iniziativa importante è quella lanciata da padre Alex Zanotelli, il missionario comboniano di origine trentina che ha promosso una petizione contro un ulteriore incremento della spesa per il parco armamenti tricolore.
Cronaca
Blindati e carri armati, la “shopping list”
della Difesa costa 500 milioni
Oggi il voto in commissione per autorizzare spese sugli armamenti. Che portano a 20,5 miliardi i costi militari del 2011. Ecco la lista degli acquisti con 500 veicoli leggeri, blindati e sistemi per localizzare sorgenti di fuoco. Ringraziano i big dell'industria bellica, mentre è sempre più forte la protesta della società civile
Si torna a parlare di manovre “lacrime e sangue” per recuperare 30 miliardi in due anni. Ma il settore delle spese militari è cresciuto nel 2010 dell’8,4%, con una spesa addizionale di 3,4 miliardi di euro. Il conto generale sale a quota 20.556,9 milioni di euro, corrispondente all’1,283% del Pil e che colloca l’Italia all’ottavo posto al mondo per spese militari. Ringrazia l’industria bellica nazionale, che anche negli ultimi anni di crisi generale ha presentato saldi in decisa crescita. Ad esempio, nel 2009, quando l’economia ha iniziato a segnare il passo, il settore della produzione bellica ha registrato un fatturato record da 3,7 miliardi, superando perfino la Russia nella corsa agli armamenti. E non è tutto. Perché oggi si discute di cinque programmi d’acquisto relativi alle forze di terra, ma da qui al 2026 sul bilancio dello Stato ne incobono ben 71, tra i quali spiccano i 121 caccia F35 che costeranno 16 miliardi (80 sono già stati acquistati, ne manca l’ultima tranche) e sono da tempo oggetto di polemiche e proteste.
I cinque programmi in discussione sono il frutto di un più ampio progetto di digitalizzazione delle forze di terra avanzato dal ministero della Difesa nel 2009 e inserito nel Programma pluriennale di spesa. Punta a digitalizzare mezzi, sistemi e componenti di una Forza NEC (Network enabled capability). Manna dal cielo per chi produce mezzi di questo tipo, cioè tutta la grande industria italiana che va a braccetto con la politica per ottenere commesse sicure in un business sussidiato con soldi pubblici per centinaia di milioni. Tra i principali beneficiari dello “svecchiamento” del parco blindati spiccano infatti i big dell’industria nazionale: Iveco, Fiat, Oto Melara, Finmeccanica, Fincantieri, AugustaWestland. La Società Consortile Iveco Fiat-Oto Melara, ad esempio, produce i veicoli leggeri su cui si vota oggi. Sempre Iveco, stavolta insieme alla tedesca Klauss Wegmann Mafei, realizza la piattaforma dei 40 veicoli tattici multiruolo da 157 milioni. Ma buona parte delle commesse sono proprio per quella Finmeccanica Spa finita nella bufera per tangenti, finanziamenti illeciti ai partiti e commesse “politiche” è stato ascoltato l’ex ministro Giulio Tremonti, mentre proprio ieri il capo del governo Mario Monti ha espresso preoccupazione e il leader del Pd Bersani ha chiesto l’azzeramento dei vertici. La holding italiana opera nel settore della difesa sia con la joint venture MBDA (con una quota del 25%), prima azienda europea nel campo dei sistemi missilistici, sia con le società direttamente controllate Oto Melara, che produce mezzi corazzati e artiglieria terrestre e navale, e WASS, leader mondiale nei siluri. I sistemi per le operazioni interforze a supporto dei comandi nelle missioni multinazionali (in sigla C41I) sono prodotti proprio da Finmeccanica per 76 milioni di euro. E ancora la nazionale AgustaWestland che produrrà elicotteri NH90 e EH-101 per oltre 200 milioni.
Ma quella che si discute oggi è solo lista della spesa relativa alle forze di terra, una goccia nel mare delle spese militari. La shopping-list italiana va ben oltre tra interforze e aeronautica. Sono ancora in corso i programmi di acquisto relativi al 2010. E ce n’è per tutti i gusti. Solo nell’area interforze prevedono una spesa da 900,5 milioni di euro. I capitoli più pesanti sono relativi allo sviluppo del velivolo Joint Strike Fighter JSF (158,9 milioni di euro), altri 60 milioni per il velivolo da pattugliamento marittimo MMPA, la realizzazione dei C4I di Finmeccanica di cui si è detto, e del sistema WIMAX per l’accesso a reti di telecomunicazioni a banda larga e senza fili da 170,5 milioni. I principali programmi terrestri (813,6 milioni) sono relativi all’industrializzazione ed alla produzione degli elicotteri NH-90 (154,3 milioni), l’approvvigionamento di Veicoli tattici leggeri multiruolo (127,1 milioni), la realizzazione del sistema missilistico superficie/aria terrestre FSAF (48,7 milioni), l’acquisizione dell’elicottero da trasporto medio (68,7 milioni) e degli obici semoventi (63 milioni) e altri ancora. Nell’ambito dei programmi navali sono previste spese per 770,3 milioni. Quelle più rilevanti riguardano l’acquisizione della nuova nave portaerei Cavour a Fincantieri (52,7 milioni), di due fregate antiaeree di scorta classe Orizzonte (84,4 + 11,2 milioni) e dei sommergibili di nuova generazione U212 (110,4 milioni), oltre che l’ammodernamento di mezza vita di unità navali (22,7 milioni). Ci sono poi programmi relativi agli elicotteri NH90 (165,7 milioni) e EH-101 (45,4 milioni), nonché l’acquisizione del sistema missilistico superficie/aria FSAF (23,7 milioni). Nell’aeronautica si prevedo investimenti per 931,9 milioni, le quote più consistenti sono riservate allo sviluppo e acquisizione dei velivoli Eurofighter 2000 (57,1 milioni), all’ammodernamento strutturale dei velivoli Tornado (184,1 milioni), alla realizzazione di una serie di sistemi C4I (55,9 milioni), ai sistemi missilistici ATBM MEADS (42,8milioni) e IRIS/T (29,5 milioni) nonché all’acquisizione di velivoli rifornitori B767 Tanker (27,6 milioni) e di velivoli da trasporto (51,4 milioni).
Se i politici possono fare qualcosa oggi stesso, fermando o razionalizzando gli acquisti bellici, c’è anche una società civile che si è già mobilitata per dire il suo “no”. Sui contestati F35 continuano le manifestazioni e le contestazioni con tanto di raccolta firme (circa 50mila quelle raccolte via web e con petizione su carta) per chiedere di fermare l’acquisto dei nuovi caccia. Molti Paesi hanno rinunciato a tale programma e gli stessi Usa hanno tagliato drasticamente le spese militari. Un’altra iniziativa importante è quella lanciata da padre Alex Zanotelli, il missionario comboniano di origine trentina che ha promosso una petizione contro un ulteriore incremento della spesa per il parco armamenti tricolore.
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Terzo giorno di attacchi hacker russi a siti italiani: giù Mediobanca, Nexi e Fiocchi munizioni
Mosca, 19 feb. (Adnkronos) - "E' necessario ripulire l'eredità dell'amministrazione Biden, che ha fatto di tutto per distruggere anche i primi accenni alle fondamenta stesse di una partnership a lungo termine tra i nostri Paesi". Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov parlando alla Duma all'indomani dei colloqui di Riad, commentando la possibilità di una cooperazione strategica tra Russia e Stati Uniti e aggiungendo che potrebbero essere create le condizioni per colloqui sulla sicurezza e sulla stabilità strategica tra i Paesi.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Il partito di Giorgia Meloni é nei guai fino al collo e la maggioranza spaccata platealmente come dimostra la dissociazione di Forza Italia dalla conferenza stampa dei suoi alleati. Dagli assetti europei alla guerra in Ucraina allo spionaggio con Paragon, dalle parti di Fratelli d’Italia non sanno dove girarsi e allora attaccano l’ex presidente Conte. Era evidente fin dall’inizio l’intento da parte della destra di usare a fini politici la commissione parlamentare sul Covid, ora il re è nudo”. Così Luana Zanella, capogruppo di Avs alla Camera.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - “Stamane alcuni ragazzi sulle scale di Montecitorio hanno gettato dei sacchetti con del cibo che la Gdo cestina ogni giorno per richiamare la nostra attenzione sul Giusto Prezzo e sul fatto che il cibo di qualità sia un privilegio per pochi, al contrario di quello che il Ministro dell’agricoltura Lollobrigida sostiene". Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera
"Mentre solo pochi giorni fa dichiaravano sullo spreco alimentare e sull’importanza di evitarlo, oggi che fanno i Presidenti di Camera e Senato? Fontana li accusa di atti vandalici e La Russa lo ha definito un atto vile. Ma ci rendiamo conto? Questi sarebbero atti vili e vandalici? E cosa facciamo noi per alleviare le sofferenze di quei produttori che nonostante l’inflazione e il caro prezzi non ricevono soldi in più? Cosa facciamo per quei consumatori costretti a rinunciare a proteine e carboidrati, al cibo sano e sostenibile perché troppo costoso? E soprattutto cosa diciamo a dei ragazzi che ci richiamano con parole pulite e striscioni corretti a dare delle risposte concrete senza offendere nessuno?".
"La maggioranza e il governo, il ministro Lollobrigida che oggi attendiamo in Aula dovrebbero rispondere su questo non offendere dei giovani innocenti che si preoccupano giustamente del nostro e loro futuro!”.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Picierno è una signora che ogni mattina si sveglia pensando a una sciocchezza da dire sul Movimento 5 Stelle. Picierno è un'infiltrata dei fascisti nella sinistra. Chiede più guerra, più armi, più povertà, più morti: non ha nulla a che vedere con la sinistra. E' un'infiltrata dei fascisti. Cosa ha in comune con la sinistra chi chiede più armi e più povertà? Picierno lo chiede in ogni situazione". Lo ha detto l'eurodeputato M5S, Gaetano Pedullà, a L'Aria che Tira su La7.
Palermo, 19 feb. (Adnkronos) - E' stato solo momentaneo lo stop della colata lavica di ieri pomeriggio sull'Etna. Come conferma all'Adnkronos Giuseppe Salerno, dell'Osservatorio etneo dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, "la colata lavica è attiva" e prosegue, "e attualmente c'è una eruzione in corso". La colata lavica continua così ad avanzare lentamente lungo il fianco occidentale dell'Etna in direzione Sud-Ovest, attestandosi intorno a 1.800 metri di quota.
Intanto, sui paesini intorno al vulcano continua a 'piovere' cenere lavica. È l'effetto dell'eruzione sommitale in corso sul vulcano attivo più alto d'Europa con una bocca effusiva che si è aperta, l'8 febbraio scorso, a quota 3.050 metri, alla base del cratere Bocca Nuova.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Non so se è chiara la gravità di quello che sta accadendo, ma temo proprio di no. Provo a mettere brevemente in fila i fatti per spiegarlo". Lo scrive Matteo Orfini del Pd sui social.
"Come noto, un software spia (Graphite, prodotto dalla azienda Paragon) è stato utilizzato per spiare attivisti politici e giornalisti come il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato. Quando è emersa la notizia il governo ha negato ogni responsabilità. Ul Guardian ha scritto che a causa dell'uso improprio l'azienda Paragon aveva sospeso il contratto col nostro paese. Il ministro Ciriani ha detto in parlamento che non era vero, e che il software era ancora pienamente operativo. Due giorni dopo le dichiarazioni di Ciriani una nota del governo comunicava la sospensione dell'uso del software stabilita d'intesa con la società che lo produce per consentire approfondimenti sulle violazioni. In realtà a quanto pare la sospensione è stata voluta dalla società produttrice a fronte di un uso improprio del software (quindi Ciriani aveva mentito al Parlamento)".
"Ma chi è in possesso del software? I servizi segreti e le varie polizie giudiziarie che operano per conto delle procure. I servizi hanno smentito risolutamente di aver utilizzato illegalmente il software per spiare giornalisti. Le procure possono utilizzarlo solo per reati gravissimi e onestamente pare assai poco realistico che il direttore di Fanpage sia sotto indagine per terrorismo internazionale. Resta dunque una sola ipotesi, ovvero che sia stato utilizzato illegalmente e autonomamente da un corpo di polizia giudiziaria. Ma quale? Praticamente tutti i corpi di polizia hanno smentito di aver utilizzato lo spyware per intercettare giornalisti e attivisti. A parte uno: la polizia penitenziaria".
"Le opposizioni hanno chiesto chiarimenti al governo che non ha risposto. Oggi alla Camera era previsto il question time, ovvero la sessione in cui i gruppi parlamentari interrogano il governo e i ministri hanno l'obbligo di rispondere. Pd e Iv avevano previsto di chiedere se la polizia penitenziaria avesse accesso o meno allo spyware in questione. Il quesito era stato ritenuto ammissibile dalla presidenza della Camera. Ieri il governo ha fatto sapere che non intende rispondere perché le informazioni sono "classificate", ovvero non divulgabili".
"E' falso -prosegue Orfini-, perché non c'è nulla di classificato nel rispondere si o no a una domanda semplice e trasparente come quella che abbiamo fatto. Sapere se la penitenziaria ha in dotazione il software è una domanda lecita a cui basta rispondere si o no. La polizia penitenziaria dipende dal ministero di giustizia di Nordio. E la delega specifica la ha Delmastro. Voi capite che visti i precedenti dei due la vicenda diventa ancora più inquietante. Un software in dotazione al governo è stato utilizzato illegalmente per spiare giornalisti e attivisti".
"Il governo invece di fare chiarezza e difendere chi è stato spiato illegalmente, sta utilizzando tutti gli strumenti possibili per insabbiare questa vicenda gravissima. E per evitare di rispondere. Il che, in tutta onestà, non fa che aumentare i dubbi e i sospetti. Ah, ovviamente la Meloni è sparita anche in questo caso".
Seul, 19 feb. (Adnkronos/Dpa/Europa Press) - Le autorità di Seul si sono dette disponibili ad accogliere i soldati nordcoreani che sono stati catturati sul territorio ucraino mentre combattevano assieme alle truppe russe e che intendono disertare. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri della Corea del Sud in un comunicato in cui precisa che "i soldati nordcoreani sono cittadini sudcoreani secondo la Costituzione. Rispettare la volontà di questi individui è conforme al diritto internazionale".
Secondo le ultime informazioni, numerosi soldati nordcoreani sono rimasti feriti durante il conflitto, dopo essere stati schierati a sostegno della Russia nel quadro dell’accordo di difesa strategica raggiunto l’anno scorso tra il presidente russo Vladimir Putin e il leader nordcoreano Kim Jong Un. Le autorità ucraine hanno annunciato la cattura di due soldati nordcoreani che combattevano a fianco delle truppe russe nella provincia russa di Kursk, dove Kiev ha lanciato un'operazione militare l'estate scorsa. Il governo di Kiev ha proposto di restituirli alla Corea del Nord nel caso Pyongyang fosse disposta a facilitare uno scambio con i soldati ucraini attualmente detenuti in Russia.
Da parte sua, il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha stimato che circa 4.000 soldati nordcoreani siano stati uccisi o feriti a Kursk, anche se il numero non è stato verificato. L'annuncio del governo sudcoreano arriva dopo che un soldato ha dichiarato in un'intervista al quotidiano 'Chosun Ilbo' l'intenzione di chiedere asilo alla Corea del Sud. Il ministero sostiene adesso che "non dovrebbero essere rimandati in un luogo dove potrebbero essere perseguitati".