Sindacati sul piede di guerra con il governo in vista della riforma delle pensioni. Sono bastate le prime indiscrezioni su una rimodulazione dei trattamenti di anzianità e sul blocco della perequazione all’inflazione per ricompattare il fronte confederale. “Il governo deve sapere che 40 è un numero magico intoccabile”. Questo il commento lapidario del segretario generale della Cgil Susanna Camusso. “Devo anche dire – ha aggiunto – che si rischia di continuare a commentare indiscrezioni, indicazioni. Credo sia giunta l’ora che il governo chiami le parti e ponga il tema di quali scelte intende fare e di come intende anche discuterne”. Che un intervento sia previsto, del resto, lo ha detto esplicitamente ormai lo stesso presidente del Consiglio. Nel suo intervento al vertice Ecofin di questa mattina, Monti ha fatto appello “al senso di urgenza e responsabilità” per arrivare rapidamente anche al varo degli interventi. E ricorda che se l’Italia non riuscisse a fare ciò che deve “le conseguenze sarebbero molto gravi per tutti”.
Ma il fronte non si annuncia per niente facile. Anzi, l’ipotesi di una riforma è riuscita a ricompattare il fronte confederale. Già questa mattina la Cgil, aveva bollato come “inaccettabili” le ipotesi circolate sugli interventi che il Governo sta mettendo a punto. “Senza interventi sulla crescita e senza una vera svolta sull’equità – ha dichiarato il segretario confederale Vera Lamonica – il Paese non esce dalla condizione difficile che si è determinata. Il ventilato blocco dell’adeguamento all’inflazione delle pensioni in essere è esattamente il contrario dell’equità perché colpisce le fasce più deboli, già impoverite dalla caduta del potere d’acquisto di salari e pensioni, e non in grado di reggere ulteriori colpi”.
“Se sono vere le anticipazioni – continua Lamonica – l’approccio ai temi più generali della previdenza sarebbe ancora una volta basato sulla volontà di fare esclusivamente cassa con le pensioni, e sarebbe anche la dimostrazione che il tema giovani viene usato solo strumentalmente, e non per dare risposte effettive”. La Cgil conferma la sua netta opposizione a cancellare il tetto dei 40 anni, peraltro già oltre 41 con la finestra mobile, e a ulteriori anticipazioni dell’innalzamento dell’età per le donne del settore privato. Il sindacato chiede di affrontare i privilegi e le disparità che “non sono legati al lavoro dipendente e vanno affrontati sul serio” a partire dalla parificazione delle aliquote tra dipendenti e autonomi. “Se le misure alla fine fossero davvero quelle che oggi sono sulle prime pagine – conclude Lamonica – non saremmo neanche di fronte a ipotesi di riforma ma a puri e semplici interventi di cassa, senza alcun profilo di discontinuità rispetto a quanto avvenuto nel recente passato”.
Sulla stessa linea la Fnp-Cisl: “Diciamo un no deciso all’ipotesi di un blocco totale del recupero dell’inflazione per le pensioni che il governo vorrebbe attuare nel 2012”. Questa la reazione del segretario generale della Fnp Cisl, Gigi Bonfanti, di fronte all’annuncio di una decisione che andrebbe ad aggravare la situazione in cui si trovano i pensionati, che ancora ”una volta – afferma Bonfanti – sarebbero chiamati a farsi carico di sacrifici enormi per dare respiro al Paese di fronte a una crisi che colpisce i soggetti piu’ deboli della società”. “Ciò che chiediamo al governo – conclude Bonfanti – è di aprire un confronto per lavorare a delle misure che mirino sì ad una riforma della previdenza, come richiesto peraltro dalla Ue, ma senza che questa vada a peggiorare la situazione dei pensionati, ma si caratterizzi per il senso di equità. Un’equità che riesca a recuperare risorse laddove ci sono realmente e non indebolisca ancora di piu’ i pensionati i quali sono stati più volte chiamati a risollevare le sorti di questo Paese”.
E contro le ipotesi del ministro Fornero, che dovrebbero secondo le previsioni arrivare a trattenere nelle casse dello Stato qualcosa come cinque miliardi di risparmi, interviene anche il segretario della Uil, Luigi Angeletti. In particolare, la Uil boccia le ipotesi di portare a 43 gli anni di contribuzione necessari per accedere alla pensione. “Sarebbe ingiusto. I lavoratori non avrebbero nessun aumento alla pensione; lavorerebbero gratis. E’ un obolo, una donazione alle casse pubbliche”.
Mentre si riapre il fronte del sì ad una patrimoniale, su cui questa mattina sono intervenuto l’Idv Donadi e il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto: “Battere cassa sulla pelle dei soliti noti è insostenibile – ha detto Diliberto – se fosse confermato che Monti persegue su una linea battuta da altri suoi predecessori significa che anche a questo governo manca il coraggio necessario per far pagare la crisi a chi se lo può permettere. La strada giusta, lo ripetiamo nonostante i ripetuti veti di Berlusconi, è l’introduzione di una patrimoniale che colpisca per davvero i grandi patrimoni e le speculazioni. Inoltre perché non tagliare i fondi improduttivi – 30miliardi di euro all’anno – regalati a fondo perduto alle imprese?”.