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Taranto, Ilva condannata a risarcire
i lavoratori della Nuova Siet

La Corte di Cassazione del capoluogo jonico ha annullato la sentenza di assoluzione della Corte d'Appello nei confronti di Emilio e Claudio Riva, accusati di truffa ai danni dell'Inps, estorsione e tentata estorsione nei confronti dei dipendenti dell'azienda che nel 1999 passò al gruppo siderurgico
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L'Ilva di Taranto

L’Ilva di Taranto dovrà risarcire i lavoratori della Nuova Siet. E’ quanto deciso dalla seconda sezione penale della Corte di Cassazione del capoluogo jonico, che ha annullato senza rinvio la sentenza di assoluzione della Corte d’Appello nei confronti di Emilio e Claudio Riva, accusati di truffa ai danni dell’Inps, estorsione e tentata estorsione nei confronti dei dipendenti dell’ex azienda Nuova Siet. I giudici, decretando la prescrizione del reato (riqualificato in truffa aggravata e continuata), hanno al contempo riconosciuto il diritto dei lavoratori al risarcimento del danno e hanno rimesso gli atti al giudice del lavoro.

La vicenda giudiziaria ha una storia articolata. In primo grado il gup del Tribunale di Taranto, Annamaria La Stella, aveva condannato con rito abbreviato a quattro anni di reclusione il presidente del gruppo Riva, Emilio Riva, e suo figlio Claudio, a tre anni il dirigente Italo Biagiotti e a un anno e due mesi il rappresentante della Nuova Siet, Giovanni Perona (solo per truffa). La sentenza riguardava il trasferimento di circa 300 lavoratori, nel 1999, dalla Nuova Siet all’Ilva di Taranto, che acquisì anche tutti i beni aziendali. Il gruppo Riva assorbì le attività svolte dalla consociata e mise in mobilità tutto il personale. Secondo l’accusa, ai lavoratori fu poi proposto di rientrare in azienda sulla base di nuovi contratti al ribasso rispetto a quelli precedenti.

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