Stavolta l’Auditel ha comunicato l’ascolto di Servizio Pubblico senza ritardi. E la platea di Michele Santoro è praticamente la stessa di sette giorni fa: 2 milioni e 19 mila spettatori (7 mila in più), 8 per cento di share (+ 15 per cento in Rete), ancora la terza televisione italiana e il primo programma d’informazione del giovedì sera.
Il numero complessivo di utenti, che somma i risultati di Sky e di 26 emittenti locali, nasconde le debolezze strutturali di Auditel. La prima osservazione, che i centri media definiscono anomala, è la corsa a singhiozzo di Sky: una volta cresce, una volta scende, poi ricresce. Rispetto a sette giorni fa, Sky ha guadagnato 100mila telespettatori e le locali, di conseguenza, ne perdono altrettanti. Con una forma di federalismo televisivo: un giovedì c’è più pubblico al Sud e meno al Nord, e viceversa, e sempre il contrario.
PRENDIAMO le statistiche di ascolto di giovedì 1 dicembre, e confrontiamo la quinta puntata con la quarta: in Umbria e Toscana la trasmissione di Santoro raccoglie 25 mila utenti in più; in Calabria e Sicilia mancano 50 mila spettatori all’appello, ma in Friuli (Rttr) Servizio Pubblico va forte passando da 20 mila a 66 mila spettatori. Il destino di Telecupole (Torino) e A 3 (Venezia) è il più divertente e drammatico di tutti. Dopo le prime tre puntate, a velocità costante, Telecupole viaggiava oltre i 150 mila spettatori, addirittura 216 mila all’esordio il 3 novembre. Poi venerdì 25 novembre accade qualcosa di strano, Auditel fatica a decifrare il pubblico di Servizio Pubblico, la meravigliosa avventura di Telecupole finisce, e torna a 30 mila spettatori. Come se all’improvviso a Torino decidessero di non guardare Santoro. Le rilevazioni Auditel, però, quasi in contemporanea, premiano una piccola televisione di Venezia, chiamata A 3, che sfiora i 50 mila utenti. Teleroma 56, Extra tv e T 9, le tre laziali che trasmettono Servizio Pubblico, si scambiano migliaia di utenti come se fossero vasi comunicanti, ma insieme si attestano sempre intorno ai 200 mila utenti. Ecco, il limite di Auditel, una società di analisi costruita per pesare il pubblico generalista, di televisioni nazionali come Rai e Mediaset, e ultimamente La 7 e Sky. Anche perché nel Consiglio di amministrazione di Auditel, a parte le associazioni dei consumatori e la federazione nazionale degli editori, su 17 componenti, viale Mazzini ne conta 5, il Biscione 4 e Telecom Italia Media (La 7) 1.
IL CAMPIONE Auditel è formato da 5 mila e 500 famiglie, dunque basta che un utente campano preferisca Lira Tv di Salerno a Telecapri di Napoli (che manda in onda Santoro) e il sistema impazzisce. Un sistema che, per stessa ammissione di Auditel, prevede un margine di errore di 1, 5 punti di share per le televisioni nazionali, figuratevi per le locali. Il gruppo di 26 televisioni regionali, prima di ubriacarsi il giovedì sera con Santoro, totalizzava mezzo punto di share, adesso supera il 7 %. Guardate bene i grafici pubblicati qui in particolare la curva del quarto giovedì di Santoro, quello che mandò in crisi l’Auditel provocando un ritardo di 5 ore. Mentre per le prime tre serate le oscillazioni seguono gli interventi in studio o gli stacchi pubblicitari, le vignette di Vauro piuttosto che l’editoriale di Travaglio, la linea di giovedì 25 novembre somiglia a un encefalogramma piatto. Vuol dire che Auditel garantisce sul totale, giura di aver calibrato la cifra complessiva. E difatti, per calmare i centri media che aspettavano ore e ore, venerdì 25 novembre, Auditel denunciò le sue carenze: “Va ribadito che il risultato complessivo della trasmissione non ne risente, ma è l’assegnazione alla singola emittente che potrebbe risultare penalizzata”. E quindi più che una rilevazione sembra una stima.
Uno studio di settore applicato a una trasmissione fuori dai circuiti tradizionali che rischia di togliere telespettatori, e soprattutto pubblicità, ai principali clienti di Auditel. Quelli che siedono nel Consiglio di amministrazione.