“Chiedo sacrifici agli italiani e rinuncio al mio compenso”. Così Mario Monti nella conferenza stampa di presentazione della manovra finanziaria. “Voglio che gli italiani sentano il governo loro vicino in questa fase di sacrifici”. Subito il taglio delle province: “L’organizzazione degli enti provinciali verrà profondamente modificata: dieci componenti eletti dai consigli comunali e dai territori. Gli organi previsti vengono riportati al ruolo di governo intermedio. Gratuità delle cariche elettive negli organi non previsti dalla Costituzione”.
Poi, dopo aver “escluso qualsiasi tipo di condono”, via con le misure strettamente economiche. “Allargamento delle basi imponibili, anche per le Pmi, introducendo però per loro una fiscalità non punitiva”. E ancora: “Pronti a tassare le rendite finanziarie. Le misure sul potenziamento della concorrenza e le liberalizzazioni, in linea con richieste Ue, fanno fare notevole passo avanti”.
Parola al ministro del Lavoro Elsa Fornero per illustrare la riforma delle pensioni contenuta nel provvedimento: “La premessa è che la pensione non può non basarsi sul lavoro. Abbiamo passato al setaccio tutto il sistema pensionistico per attenuare o eliminare i privilegi. Ma soprattutto volevamo inserire per tutti una formula uniforme per il calcolo: cioè il metodo contributivo. Che significa che se si va in pensione prima, la pensione sarà un po’ più bassa. Trovo paradossale che lo stato ci debba dire quando dobbiamo lasciare il lavoro. Vogliamo reintrodurre questa flessibilità. Il pensionamento sarà libero a partire da un’età minima e da una fascia di flessibilità. Abbiamo dovuto alzare l’età minima per le donne portandola a 62 anni con una fascia d’età che arriva fino a 70. Non ci sono più le ‘finestre’. Per gli uomini l’età minima diventa 66 anni. E nel 2018, quando l’età minima per il pensionamento sarà 66 anni sia per uomini che per donne. Introduciamo poi il principio della convergenza, con qualche aumento di aliquota contributiva per commercianti, artigiani, coltivatori diretti. Per le partite iva abbiamo introdotto i congedi e tutele sulla salute”. Anzianità: “Per le donne è attualmente 41 e un mese. Per gli uomini 42 e un mese, a partire dal primo gennaio 2012. Sarà possibile andare in pensione anche prima di raggiungere un’età minima, ma pagando una piccola penale. Abbiamo cercato di fare tutto questo in maniera non rituale, abbiamo avuto a cuore l’equità. Speriamo che i sacrifici siano compresi per un rafforzamento della qualità del lavoro per evitare l’impoverimento collettivo”. Un capitolo a parte sui vincoli finanziari: “Nessuna riforma pensionistica dà risparmi nell’immediato. Noi abbiamo dovuto – e questo ci è costato davvero (a questo punto il ministro Fornero si commuove e non può proseguire, ndr)”. Monti sorride, conforta Fornero, poi prosegue: “Abbiamo dovuto intervenire sulla deindicizzazione delle pensioni dal livello dell’inflazione. Ma voglio confortare il ministro, grazie ai proventi derivanti dal dal bollo sullo scudo fiscale possiamo dare non metà copertura dall’inflazione, come pensavamo, ma piena copertura dall’inflazione, anche per le pensioni comprese tra quella minima che è di 480 euro e la doppia della minima”. La deindicizzazione ci sarà quindi, ma solo sopra le pensioni da 960 euro.
A seguire è stato il momento di Corrado Passera, ministro delle Attività produttive e delle Infrastrutture: “Rigore, equità e crescita sono le tre parole a cui ci siamo ispirati. Abbiamo deciso un primo intervento fiscale per favorire chi mette capitale nell’azienda per crescere consolidarsi e fare investimenti, attraverso una sigla che si chiama Ace: si premia fiscalmente il capitale che si mette nelle aziende”. E ancora, sulle misure fiscali per le aziende: La nostra fiscalità finora oggi quasi quasi penalizzava aziende che avevano molto costo di lavoro, abbiamo deciso di defiscalizzare l’impatto dell’Irap sui risultati dell’azienda e questo e’ una cosa molto concreta”.
Prima di iniziare a illustrare la manovra, il premier si è rivolto a tutti gli italiani: “Il governo ha ricevuto un mandato di corta durata e di severo impegno. Quello di aiutare l’Italia a uscire da una crisi gravissima, che rischia di compromettere quanto costruito in 60 anni di sacrifici da quattro generazioni di italiani. Siamo un Paese che ha accumulato nel corso dei decenni gravi squilibri. Quando si parla di costi della politica si pensa ai costi che i cittadini sopportano, ma non al “vero” costo della politica, cioè che chi governa prenda decisioni all’orizzonte breve e non all’orizzonte lungo del Paese. E’ a causa di quegli squilibri che ci siamo trovati questo debito pubblico. E questo è il momento in cui il Capo dello Stato e il parlamento hanno chiesto al governo di intervenire per salvare e sviluppare l’Italia. Chiediamo sacrifici nella prospettiva di un risveglio a favore di una maggiore concorrenza e di una maggiore apertura, contro le rendite e i sacrifici. Faremo in modo che gli italiani non si sentano derisi come qualche volta è accaduto in passato. Vogliamo aiutare la politica a recuperare il rapporto con gli italiani”.
In chiusura di conferenza stampa, una domanda-gaffe dell’ex parlamentare Gustavo Selva porta il presidente del Consiglio Mario Monti a ripetere il proprio proposito di rinunciare all’indennità di premier e ministro