C’è qualcosa di simile ad una patrimoniale. Ma non è come ci si aspettava. Ritorna l’Ici (che colpisce tutti, però), i bolli sui conti correnti e le rendite finanziarie. E anche un superbollo per le auto di lusso, la tassa sulle barche sopra i 10 metri e sul possesso di aerei e elicotteri. Poco, però, per incidere davvero sul privilegio. Per il resto, si picchia durissimo su pensioni, nuova Ici e Iva. Aumenteranno persino le accise sulla benzina. Qualche passaggio forte sulla lotta all’evasione così come detassazioni a lavoro e imprese; per il resto, però, la sostanza resta quella di tagli e tasse. Anche se Monti ne ha parlato come di qualcosa di “rivoluzionario”, unica nel suo genere almeno fino ad oggi. E ha respinto ogni accusa. In modo credibile, ma quanto vero lo si scoprirà oggi, quando il decreto sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Del decreto sono state fatte cinque versioni diverse.
La manovra “salva Italia” – come è stata ufficialmente battezzata – firmata Mario Monti, contenuta in un unico decreto, e che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe far restare il Paese saldamente ancorato all’Europa, non delude le aspettative sul rigore, mostra timidi segnali di sviluppo (sgravi Irap alle imprese sul costo del lavoro), e tocca anche un po’ la Casta, ma senza fare troppo male; ridisegna l’organizzazione delle Province, tagliando a 10 il numero dei consiglieri e rendendo gratuito “ed onorifico” il ruolo, rende più trasparenti le dichiarazioni dei redditi dei parlamentari e del governo ma, soprattutto, taglia gli stipendi dell’esecutivo. Mario Monti ha rinunciato (ripetendola due volte a causa di una domanda fuori luogo dell’ex parlamentare e giornalista Gustavo Selva) al suo stipendio di presidente del Consiglio e di ministro dell’Economia, “in linea con i sacrifici chiesti agli italiani”. Su Parlamento, benefit e privilegi parlamentari, però, nessun cenno. Solo una riduzione dei componenti delle varie Authority operanti in Italia, dalla Consob al Garante per la concorrenza e tutte le altre; una razionalizzazione, insomma, più che un vero taglio. Sarà soppressa anche dell’Agenzia per il nucleare.
Una colpo, anzi un colpetto, è stato tuttavia dato ai capitali rientrati in Italia attraverso lo scudo fiscale. Monti li ri-tasserà dell’1,5%. Tremonti non ci avrebbe mai neppure pensato. Il ricavato sarà così utilizzato per aggiornare al costo della vita le pensioni fino a 92o euro (per tutte le altre l’indicizzazione è stata bloccata). “La lotta all’evasione è una priorità del governo – ha detto Monti – e dunque il primo passo è non ricorrere più a condoni che riducono la base imponibilie futura e danno un gettito inferiore al dovuto”. L’obiettivo del governo è “evitare la possibilità stessa dell’evasione” e dunque “è implicita la scelta di non procedere a condoni”. Al contrario, Monti ha annunciato “meccanismi sistematici che allargano la base imponibile in settori individuali, nelle imprese artigiane, per i quali verrà creata una fiscalità non punitiva opzionale”. E ha stabilito che siano vietati i pagamenti in contanti superiori ai 1000 euro.
Chi si aspettava che dopo i colloqui avuti soprattutto con i sindacati, i “bocconiani” al governo rivedessero e limassero almeno alcuni passaggi sul regime pensionistico e sull’aumento dell’Iva, soprattutto nell’aliquota agevolata (quella che comprende quasi tutti i prosotti alimentari), oppure sulla deindicizzzione delle pensioni, come chiesto a gran voce dalla Camusso per prima, ma più o meno da tutte le sigle sindacali, si è sbagliato di grosso. E’ solo che questa misura è costata molto, anche a livello personale e psicologico, alla ministra del Lavoro, Elsa Fornero. Che è scoppiata in un pianto dirotto (leggi l’articolo) a far capire quanto possa essere dura una misura come questa su chi percepisce una pensione di poco più di mille euro.
Le lacrime e il sangue, insomma, ci sono tutte. E l’equità, per quanto elemento dirimente e imprescindibile dell’intero decreto, a quanto sottolineato più volte da Monti, ce n’è di meno, molto meno.
Per Monti, tuttavia, questa è la migliore possibile. Ma non tutti i suoi ministri la pensavano, evidentemente, allo stesso modo se durante il lungo consiglio dei ministri (durato tre ore) per il via libera alle misure, si sono registrati parecchi malumori; la Fornero, insomma, non ne voleva sapere di toccare l’indicizzazione delle pensioni, e altri ministri erano con lei, ma Monti è stato inamovibile. Alla fine il via libera. Con Monti che ha avuto la meglio; le misure erano quelle necessarie, nessun ritocco. Lo ha “twittato” persino il ministro Passera: “Capisco il disagio dei cittadini, ma la catastrofe incombe e va evitata, anche se costa”. Ma, intanto, Passera ha annunciato “il rafforzamento forte del Fondo di garanzia per assicurare almeno 20 miliardi di credito alle piccole e medie imprese”. “Abbiamo rimesso in moto l’Ice, lo abbiamo ricreato”, ha detto il ministro dello Sviluppo economico. E, inoltre, “la nostra fiscalità finora oggi quasi quasi penalizzava aziende che avevano molto costo di lavoro – ha spiegato ancora Passera – per questo abbiamo deciso di defiscalizzare l’impatto dell’Irap sui risultati dell’ azienda e questo è una cosa molto concreta”. Così come il forte rafforzamento del Fondo di Garanzia per le imprese, una misura che ha strappato l’applauso, nel pomeriggio, da parte di Confindustria e della Marcegaglia che, non a caso, aveva sottolineato la sua “soddisfazione”.
Sullo specifico delle misure, spiegate da Grilli e Giarda, non sono previsti interventi sull’Irpef, come invece anticipato, anche se le Regioni potranno scegliere se aumentare l’addizionale.
I nodi veri della manovra, comunque, ruotano su due punti: le pensioni e il ritorno dell’Ici.
La prima: scattera’ dal primo gennaio 2012 per le pensioni il metodo di calcolo contributivo pro-rata per le lavoratrici. Si alza l’età pensionabile, con l’obiettivo di arrivare dal 2022 a un’età non inferiore a 67 anni. Fermo restando il diritto di andare in pensione con le regole ora vigenti per i lavoratori che al 31 dicembre del 2011 abbiano maturato i requisiti, dal prossimo anno l’età pensionabile sarà innalzata. L’accesso alla pensione di vecchiaia sale da 60 a 63 anni. Il requisito anagrafico è ulteriormente incrementato di un ulteriore anno dal 1° gennaio 2014, di un ulteriore anno a decorrere dal 1° gennaio 2016 e di un ulteriore anno a decorrere dal 1° gennaio 2018 fino ad arrivare a 66 anni. Per le lavoratrici autonome, si passa da 60 a 63 anni e 6 mesi, requisito anagrafico ulteriormente incrementato di un ulteriore anno a decorrere dal 1° gennaio 2014, di un ulteriore anno a decorrere dal 1° gennaio 2016 e di un ulteriore anno a decorrere dal 1° gennaio 2018, fino a 66 anni e sei mesi. Si alza anche l’età della pensione anticipata. Dal primo gennaio, si potrà andare in pensione solo con 42 anni e 1 mese se si maturano i requisiti nel 2012. Chi chiederà la pensione anticipata prima dei 63 anni avrà una decurtazione del 3 per cento per ogni anno che manca. Dall’anno prossimo poi saranno abolite le cosiddette finestre mobili. In sostanza, nel 2022 ci vorranno 67 anni per andare in pensione.
La seconda: l’Ici (che si chiamerà Imu) sulla prima casa ci sarà già dal 2012, con una aliquota dello 0,4% e fino al 2014. L’andamento a regime dell’imposta è fissato al 2015. L’aliquota ordinaria dell’imposta, è pari allo 0,76% sulla rendita catastale, ma i comuni potranno modificare, in aumento o in diminuzione, l’aliquota di base sino a 0,3 punti percentuali o fino a 0,2 punti per l’abitazione principale e per gli immobili locati. L’aliquota è invece ridotta allo 0,4% per l’abitazione principale e per le relative pertinenze, oltre che per gli immobili locati.
Tra le misure varate questa sera anche l’obbligatorietà, per società e imprese, di dichiarare il pagamento del canone Rai, la soppressione di Enpals e Inpdap, enti previdenziali che confluiranno in una sorta di nascendo “super Inps”. Quindi è stata stabilita la tracciabilità del contante sopra i mille euro. E non bisogna dimenticare, poi, l’aumento del 2% delle aliquote Iva a partire dal secondo semestre 2012. “Molte cose che non abbiamo fatto oggi – ha concluso Monti – siamo ben determinati ad andare oltre, soprattutto sul terreno del lavoro e del welfare”. “Naturalmente – ha poi ammesso all’ultimo tuffo – per quanto riguarda i costi della politica si poteva fare di più, vogliamo avviare un iter per fare in modo che non si finisca qui…”. Si vedrà.