“L’indipendensa parte da Vicensa”. L’errore è voluto, per rimarcare l’importanza del Veneto che oggi ospita nella fiera di Vicenza il Parlamento Padano. E’ il vecchio germe dell’originaria divisione tra la Lega lombarda e quella veneta. Perché il partito che rispolvera la secessione e un’Europa composta da macroregioni, di fatto non si è mai effettivamente unita nella Lega Nord di Umberto Bossi. E in questi mesi di crisi interne, di lotte intestine tra cerchio magico e Roberto Maroni, anche le due originarie leghe sono tornate ad annussarsi. Stamani i circa 500 delegati ammessi a votare per il parlamento del Nord hanno raggiunto Vicenza per far riemergere dalle ceneri il vecchio organo politico del Carroccio. Da qui nel 1997 partì la secessione con fucili e rivoluzioni varie invocate da Bossi e da qui riparte oggi la volontà di indipendenza che la Lega riscopre dopo gli anni di governo Berlusconi. Insomma, lasciati i Palazzi romani si torna sul territorio. Ma i toni sono diversi, più morbidi. E’ lo stesso Bossi, chiudendo la giornata, a escludere l’uso dei fucili. “Ci vuole un po’ di fortuna e un po’ di attenzione. Attendere non ci ha fatto male”, dice.
La giornata si è aperta alla fiera di Vicenza e si è conclusa a villa La Favorita a Sarego, venti chilometri dalla città, dove si è ufficialmente insediato il parlamento e dove si riunirà puntualmente ogni mese, garantisce il neoeletto presidente del governo padano Roberto Calderoli. Farà la fine degli uffici dei ministeri alla villa Reale di Monza? Calderoli non coglie la provocazione, oggi è una giornata di festa: il ritorno all’opposizione fa bene al Carroccio e ai suoi militanti, anche se in pochi accorrono a quello che da settimane è sbandierato come un evento. L’appuntamento con il popolo padano è comunque fissato al 15 gennaio: “Una grande manifestazione di piazza a Milano – annuncia Calderoli – per ritornare a far sentire la nostra voce”. Dalla Lega di governo alla Lega di lotta il passo è necessario. E a Vicenza il partito sembra tornato unito. Roberto Maroni parla in chiusura, ultimo prima di Bossi. L’ex ministro dell’Interno viene incoronato dallo storico nemico Calderoli: “A fare il culo a Monti in Parlamento ci sarà Maroni”, grida dal palco il neopremier della padania.
Video di Oliviero Genovese
I lavori sono cominciati alle 10.30, aperti da Federico Bricolo che ha proposto di votare per alzata di mano la nomina di Roberto Calderoli come presidente del Parlamento Padano. L’ex ministro ha preso la parola: “Grazie, intanto voglio ricordare che la Lega è Bossi. Poi voglio invitarvi a non dar retta a quegli stronzi di giornalisti che ragliano e vogliono dividere la Lega”. Calderoli ha poi riproposto il giuramento padano per i nuovi tesserati che devono impegnarsi a raggiungere la secessione perché “noi siamo qui per portare a casa l’indipendenza della padania, non per portare alla lega i voti” (guarda il volantino). ”C’è la necessità che le nostre regioni del nord inizino il coordinamento tra loro. Lo prevede l’articolo 117 della Costituzione”, ha spiegato Calderoli. “Oggi abbiamo il Veneto ed il Piemonte – ha proseguito – domani incontreremo Formigoni per vedere se ci sta, poi toccherà al Friuli, al Trentino, etc. per formare quella macroregione che è la Padania”. “La prossima proposta di modifica della Costituzione – avvisa – andrà a toccare sia (la parte che afferma che l’Italia è, ndr) una che indivisibile”, aggiunge. “Prendiamo atto – conclude – che il governo cancella il ministero delle Riforme, caro Monti, ma significa mettere una pietra sul federalismo”. Poi è stato il turno dell’ex titolare del Viminale.
E Maroni nel suo intervento ha raccolto “l’incarico” e parlato da leader. In vista delle prossime elezioni. La Lega, ha detto, “da sola può vincere. Dobbiamo trovare la nostra forza all’interno e non fare strane alleanze con chi magari sta dall’altra parte della barricata”. E ancora: “La Padania è una strada difficile e rischiosa ha ricordato Calderoli la lotta per l’indipendenza è rischiosa e io lo so bene perché sono stato condannato a 8 mesi di reclusione per questo reato e per me è un onore essere un pregiudicato per la Padania”. Poi ha declinato il suo concetto di secessione: “Oggi l’Europa è di fronte a un bivio, o imbocca la strada dell’assolutismo o dello Stato autoritario o imbocca la strada che la Lega indica da tempo, e lo stesso Umberto Bossi indicò tanti anni fa quella dell’Europa dei popoli e delle regioni. L’Europa che non vogliamo -ha ammonito Maroni- è quella dove uno da Bruxelles decide per tutti questa non è democrazia nè libertà ed è la cosa peggiore che possa succedere”.
Maroni raccoglie applausi. Poi è la volta di Bossi. Il Senatùr si limita a un breve intervento. Con la crisi, dice, “si apre una finestra importante per la storia. Noi dobbiamo essere pronti perché dopo le guerre si riscrivono i trattati. Dobbiamo essere pronti a lanciarci nelle finestre che dopo la crisi la storia aprirà”, ha detto rilanciando poi l’indipendenza. Riposato e visibilmente soddisfatto Bossi è stato pochi minuti sul palco. “L’Italia ha perso la guerra economica, la Padania ha vinto”, ha detto e ribadito più volte. “Lo Stato italiano è al suo definitivo tramonto e al suo posto avanzano i nostri popoli, quello lombardo, quello veneto, quello piemontese che uniti potranno vincere in questa Europa dei popoli che è il futuro”. Così secondo Bossi “dobbiamo scatenare la Padania, scatenare i nostri popoli nel nome della Padania e in quel progetto che vide un tempo Gianfranco Miglio“.
Secondo il leader della Lega nord infatti “questo è il momento giusto per fare i cambiamenti e meno male che noi abbiamo lavorato fin dall’inizio per questo ed abbiamo la coscienza a posto”. “Grazie fratelli padani”. E dal palco il Senatur al popolo del Carroccio ha rilanciato le parole d’ordine: “Padania” e il popolo Carroccio ha risposto “libera”. “Padani”, ha gridato Bossi, e loro hanno risposto “liberi”. Lui li ha corretti: “Forti”. Molti sono rimasti perplessi, ma ormai i lavori erano finiti, la secessione rilanciata e ritrovata l’armonia che, a quanto pare, solo l’opposizione riesce a regalare. “La giornata è stata impegnativa”, dicono andandosene anche Roberto Cota e altri esponenti del partito. Da Napoli intanto arriva la notizia che anche il parlamento delle Due Sicilie si è riunito per iniziativa del Movimento Neoborbonico e chiede “la par condicio Nord-Sud: se la Lega chiede la secessione”.