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Russia, il partito dello ‘Zar’ Putin crolla
Passa dal 64 al 48 % alle politiche

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Lo “zar” Putin crolla nelle elezioni legislative in Russia. Russia Unita, il partito del premier, resta il primo ma passa, secondo gli exit poll, dal 64% del 2007 al 48,5% di oggi. Pari a 220 seggi su 450 contro i 315 delle precedenti legislative. Dunque il partito di Vladimir Putin ha perso la maggioranza della Camera Bassa russa, la Duma.

Chi ha beneficiato del crollo? I Comunisti sono passati dal 11,57% del 2007 al 19,8%, Russia Giusta con il 12,8% attuale rispetto al precedente 7,74%, i Liberal Democratici passano dall’8,5% di 4 anni fa all’11,4 di oggi. Il partito del premier è costretto, dunque, a formare un governo di coalizione. Boris Gryzlov, numero uno di Russia Unita, rivendica comunque la vittoria. “Noi pensiamo che la cosa più importante sia che abbiamo vinto – dichiara agli elettori Gryzlov – e io voglio congratularmi con voi per questo”. Putin dunque perde supporto.

Una giornata di votazioni che ha coinvolto 110 milioni di elettori, ma contraddistinta anche dalle tante manifestazioni di protesta che sono state organizzate nel paese. Sono state 170 le persone fermate dalla polizia a San Pietroburgo e Mosca. Quasi tutti manifestanti che partecipavano a manifestazioni non autorizzate contro le “elezioni farsa”. E’ stato arrestato a Mosca anche il leader del partito extraparlamentare Altra Russia, Eduard Limonov. L’attivista ha organizzato un presidio nella centralissima piazza Triumphalnaja. Sono stati accesi diversi fumogeni colorati, tra gli slogan più gridati vi erano: “vergogna, vergogna” e “stop alle elezioni false”.

La Ong anti-brogli Golos, che lavora per la trasparenza delle elezioni, aveva denunciato in rete che “pressioni di massa” si stavano verificando su tutto il territorio russo contro gli osservatori indipendenti e dei partiti negli oltre 90.000 seggi aperti per le elezioni legislative per verificare la regolarità del voto. Nelle prime 10 ore del voto, Golos ha ricevuto 200 segnalazioni di irregolarità dalle regioni più orientali del Paese, quelle che hanno iniziato a votare per prime.

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