“I bilanci dei governi dovranno essere, in linea di principio, in pareggio. Gli stati membri possono avere un deficit solo in seguito ad un impatto sul bilancio del ciclo economico o in caso di eccezionali circostanze economiche”. Lo prevede la bozza di conclusioni del vertice Ue nella parte relativa a “nuove regole di bilancio”. I leader dell’Ue sono impegnati a lavorare su “un nuovo patto fiscale” per la zona euro che comprenda il rendere più severe le regole di bilancio e le procedure di emissioni del debito. Nella bozza si dice anche che l’Eurozona prevede di anticipare l’introduzione del fondo permanente di salvataggio, lo European Stability Mechanism, a luglio 2012, e di dargli la possibilita’ di una licenza bancaria. E’ un primo passo, ma le soluzioni sono ancora lontane. Anche perché solo successivamente si deciderà se l’accordo sarà a livello dei 17 o 27 paesi.
Quella in corso è secondo Sarkozy “l’ultima chance per salvare l’euro”. E Angela Merkel appare determinata: se non riusciremo a trovare un’intesa a 27, i diciassette dell’eurozona si “staccheranno” per un incontro a parte. Per un accordo a 17 con la possibilità cioè di adesioni “volontarie” degli altri 10 che non fanno parte della moneta unica. La posta in gioco è il futuro dell’euro e quindi dell’Unione europea stessa nell’assetto con cui si è formata (con molta fatica) negli ultimi decenni. E se dovesse passare la revisione del Trattato si aprirebbe l’incognita delle ratifiche e delle rivendicazioni nazionali. Prime tra tutte quelle della Gran Bretagna che oggi è arrivata anche a minacciare il “veto”. Con Londra ci sarebbero comunque “margini” di negoziato, secondo quanto emerso dal bilaterale che David Cameron ha avuto stasera con il premier italiano Mario Monti, per una revisione ‘light’ dei trattati in cambio di garanzie per la City.
Una delle ipotesi sul tavolo dei vertici di queste ore a Bruxelles è la modifica del Trattato di Lisbona per inserire norme più rigide di governance che portino ad un’unione di bilancio. Ma riaprire i giochi del Trattato è un esercizio pericoloso, e nemmeno molto utile per rassicurare i mercati, fanno notare a Bruxelles. Le borse si aspettano un fondo salva-Stati più potente e un intervento più incisivo della Banca centrale europea che faccia da scudo ai Paesi in difficoltà. E invece l’Europa sembra puntare dritta verso una riforma che mira esclusivamente ad avere più rigore.
Su questa ipotesi pende però, oltre allo scetticismo di alcuni paesi come Svezia e Finlandia, anche l’incognita-Londra, che non vuole dare il suo consenso alla riapertura del Trattato a costo zero e rivuole il controllo totale sui mercati finanziari, quindi vuole chiamarsi fuori da tutte le regole di Bruxelles sulle transazioni finanziarie che hanno un grosso impatto sulla City. Ma gli altri Paesi Ue difficilmente accetteranno le sue condizioni. L’alternativa, sponsorizzata da Merkel e Sarkozy e ora appoggiata anche dal presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker, è andare avanti a 17 o più, dando vita ad un nuovo Patto che contenga le nuove regole più stringenti per obbligare i Paesi a rispettarle. Ma anche questa ipotesi, che pure darebbe un segnale forte, potrebbe non bastare agli occhi dei mercati. Dubbi infine anche sul ruolo che può giocare l’Fmi: tutti lo tirano in campo, ma in pochi sono disposti ad aumentarne le quote di partecipazione.
Monti incontra Cameron. E propone una “riforma light” dei trattati. Potrebbe essere questa la mediazione sul tavolo per trovare una soluzione nel braccio di ferro in corso in seno all’Unione europea sulle modifiche della Carta chieste da Germania e Francia. Fonti italiane insistono che occorre sostenere un’intesa a 27. Ed e’ su questa base che il premier italiano ha incontrato il primo ministro inglese. “Mentre Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno cercato David Cameron, e’ stato quest’ultimo – riferiscono le stesse fonti – a cercare il presidente del Consiglio”. Il compromesso sarebbe, dunque, la riforma in una versione leggera che implicherebbe la modifica del protocollo 12 del Trattato Ue che riguarda le procedure per deficit pubblico eccessivo. Cameron avrebbe posto una condizione: qualsiasi accordo non puo’ minare gli interessi della City. Il premier britannico punta, quindi, a tutelare gli interessi del Regno Unito nella regolazione finanziaria, ma non avrebbe pero’ chiuso la strada a possibili modifiche.
Tassi tagliati dello 0,25%, al minimo storico. La Bce ha deciso di tagliare tutti i tassi di interesse dello 0,25%: quello fisso di rifinanziamento scende di un quarto di punto all’1%, quello sui depositi passa allo 0,25% e quello marginale all’1,75%. E’ questa la decisione, peraltro attesa, presa dal consiglio direttivo della banca centrale europea. Mario Draghi ha anche annunciato nuove misure eccezionali per favorire la liquidità delle banche, ma non ha dato indicazioni precise su una politica più aggressiva nell’acquisto dei bond. L’Eurotower ha poi rivisto al ribasso le stime di crescita, per il 2012, dei Paesi della zona euro e rialzato le previsioni sull’inflazione.
Dopo l’intervento di Draghi male le borse, sale lo spread. Piazza Affari chiude in profondo rosso, in attesa dell’avvio del vertice dei capi di Stato e di governo europei. Il Ftse Mib ha ceduto il 4,29% a 14.979 punti, mentre l’All Share ha perso il 3,85%. Dopo un avvio in rialzo, gli indici hanno virato in calo, al termine della prima parte della mattinata, e continuato in discesa, tranne un breve rimbalzo, in seguito all’annuncio, da parte di Draghi, dell’adozione di nuove misure per favorire la liquidità. A Milano va la maglia nera d’Europa con gli spread tra Btp decennali e Bund tedeschi, nuovamente sotto pressione, che chiude a 444. Sui listini poco hanno influito alcuni dati macro positivi provenienti dagli Stati Uniti, dove le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono scese ai minimi da nove mesi e le scorte all’ingrosso sono cresciute dell’1,6% a fine ottobre. Sul paniere principale, bancari in profondo rosso. Tonfo per Mediobanca, Fonsai e Finmeccanica. Perdite consistenti per energetici e industriali. Lottomatica unico titolo positivo del Ftse Mib.
Eba e Bankitalia. Secondo i dati rivelati da Bloomberg, le banche europee avranno bisogno di capitali per ulteriori 114 miliardi di euro, 15,4 miliardi nello specifico per le banche italiane. Per soddisfare l’obiettivo di capitale, sostiene Bankitalia, “le banche dovranno, in prima istanza, utilizzare risorse private, che possono provenire da utili non distribuiti; restrizioni sui bonus aziendali; aumenti di capitale della migliore qualità; emissioni presso investitori privati di strumenti di debito convertibili in azioni al ricorrere di determinate evenienze (contingent capital), che saranno accettate ai fini dell’esercizio a patto che rispettino i requisiti previsti dell’Eba”. Via Nazionale rassicura in ogni caso “sull’effettiva capacità del nostro sistema bancario di resistere a shock particolarmente sfavorevoli”.
L’allarme francese: “Euro a rischio esplosione”. L’attesa per il vertice Ue è alta e le tensioni non mancano, soprattutto sul fronte francese, dove il ministro per gli Affari europei si è lasciato andare a dichiarazioni molto forti: nella Ue, ha detto Jean Leonetti, la situazione “è grave”, “l’euro può esplodere” e “l’Europa disfarsi”. Il ministro ha paventato una “catastrofe” non solo per il Vecchio continente e la Francia, ma “per tutto il mondo”. Anche ieri il presidente francese Nicolas Sarkozy aveva affermato che il “rischio di esplosione” dell’Ue rimarrà “concreto” fino a quando l’accordo trovato lunedì scorso tra la Francia e la Germania per un nuovo trattato Ue non diventerà effettivo. Alla crisi ”estremamente pericolosa” in cui è oggi l’Unione europea e l’Eurozona si è arrivati, secondo Nicolas Sarkozy, a causa di “due errori gravissimi: avere voluto la moneta unica senza una governance economica, cosa che ha portato a dieci anni di divergenze” nelle politiche economiche e fiscali; “aver fatto entrare nell’euro Paesi che non erano pronti”.
Obama: preoccupato per effetto Europa su Usa. Il presidente Usa, Barack Obama,si è detto “molto preoccupato per quello che sta accadendo in Europa”. “E’ una crisi che va risolta perchè può avere un enorme impatto, anche negli Stati Uniti”, ha detto nel corso di una conferenza stampa, invitando i leader europei a mostrare la giusta “volontà politica”. “Ovviamente – ha detto Obama rispondendo alla domanda di un giornalista sul vertice europeo – sono molto preoccupato per quello che sta accadendo. L’ho detto più volte al presidente francese Nicolas Sarkozy e alla cancelliera tedesca Angela Merkel”. I leader europei – ha proseguito il presidente Usa – “riconoscono l’urgenza” che richiede il momento. “L’Europa è ricca abbastanza – ha aggiunto – e non c’è nessuna ragione perchè i problemi non possano essere risolti”. Per Obama è una questione soprattutto di “volontà politica”, necessaria per trovare le giuste soluzioni “per Paesi come l’Italia che devono ripagare il proprio debito”. “E’ una crisi che va risolta – ha quindi concluso il presidente statunitense – perchè può avere un enorme impatto, anche begli Usa, sull’economia che comincia a dare segnali di ripresa e sulla capacità di creare posti di lavoro”.
Le ricette anti crisi del PPE. Una possibile ricetta per uscire da questa situazione è stata indicata oggi nel documento finale del Congresso dei popolari europei reso pubblico dopo il pre-vertice dei leader: mettere in atto il consolidamento fiscale. Gli stati membri “devono aderire ai precedenti impegni in modo credibile” e fare “riforme strutturali disegnate per amplificare il potenziale di crescita”. In particolare il Ppe sottolinea che “il consolidamento dei bilanci deve tenere conto della suddivisione del fardello: la giustizia sociale richiede che i tagli e l’aumento delle tasse siano condivise da tutti i membri della società”. Secondo punto, il rafforzamento della governance: Il Ppe “sostiene il rapporto interinale di Herman Van Rompuy , dato che esso significa un rafforzamento della governance dell’eurozona e che esso rafforza anche il metodo comunitario e le sue istituzioni”. Terzo, rinforzo del firewall: “Occorre anticipare l’introduzione dello Esm” (fondo salva-stati permanente) e “mettere in atto un consolidamento fiscale e riforme strutturali credibili che abbassino la pressione inflazionistica dando così alla Bce spazio per manovrare in linea con le sue responsabilità e nel pieno rispetto della sua indipendenza”. Quarto, ridare stabilità finanziaria alle banche attraverso garanzie nazionali per i prestiti interbancari. Infine, spingere su competitività e crescita con “riforme delle pensioni e della sanità pubblica” e “riduzione degli schemi di pensione anticipata e allineamento delle pensioni all’aspettativa di vita”.
Monti vede Geithner. Questa mattina il presidente del Consiglio aveva incontrato il segretario del Tesoro Usa, Tim Geithner. Al termine dell’incontro una breve conferenza stampa in cui il secondo si è limitato a dire che gli Usa “sostengono gli sforzi italiani” e che il “premier Monti gode di molta stima internazionale”. Per parte sua, il presidente del Consiglio ha esposto le linee della manovra e ribadito l’intenzione di volare negli Stati Uniti a gennaio.