Franco Nicoli Cristiani

Sotto gli asfalti dell’autostrada Bre.Be.Mi tonnellate di rifiuti radioattivi. Sui tavoli della politica lombarda mazzette da 100mila euro. Il gioco è sempre lo stesso: l’imprenditore paga, l’assessore o il funzionario autorizza ciò che non andrebbe autorizzato. In mezzo una corte di intermediari: consulenti, uomini di banca, altri imprenditori, sindaci, consiglieri comunali. E tutti con la casacca della Compagnia delle opere (Cdo), l’associazione d’imprese e di imprenditori nata da un’idea di Don Luigi Giussani, già fondatore di Comunione e Liberazione.

Il particolare emerge dall’inchiesta “Fiori d’acciaio” della procura di Brescia che il 30 novembre scorso ha portato in carcere un bel gruppetto di imprenditori e politici. Su tutti il vicepresidente del consiglio regionale lombardo Franco Nicoli Cristiani con casacca Pdl. Con lui il dirigente dell’Arpa Lombardia Giuseppe Rotondaro e anche Pierluca Locatelli, patron dell’omonima società che per la Bre.Be.Mi lavora con un appalto d’oro per la riconversione di rifiuti pericolosi in materie prime secondarie da stoccare sotto gli asfalti dell’autostrada nel tratto tra Cassano d’Adda e Chieri. Rifiuti che, sostengono i magistrati, non venivano per così dire depurati, ma ai quali veniva apposto comunque un certificato di validità. E così taroccati spediti in cantiere. Il guadagno, enorme, stava semplicemente nel saltare il passaggio nell’impianto di separazione. Materiale malato, dunque. A tal punto che in un caso è risultato addirittura radioattivo.

Ma questa non è solo la storia di imprenditori spregiudicati che pur di guadagnare mettono a rischio la salute dei cittadini. Questa è anche l’inchiesta che, forse più di altre, conferma il ruolo decisivo della Cdo nel fungere da raccordo tra i vari interessi politici e imprenditoriali. Nulla di penalmente rilevante. In fondo solo un lavoro di lobbying, ma che in alcuni casi rischia di deragliare.

I fatti stanno tutti nelle informative dei carabinieri di Brescia depositate agli atti dell’inchiesta. Qui ci sono circostanze, incontri, intercettazioni e naturalmente nomi e cognomi. Come quelli di Davide Oldrati titolare della società di consulenze ambientali Terraverde srl. La stessa società alla quale da anni si appoggiava la Locatelli. E non a caso Oldrati finirà indagato. Ma in questa storia in fondo è solo un particolare. Quello che interessa è ciò che scorre ai margini del filone principale, che ha documentato una mazzetta da 100mila euro pagata da Locatelli a Nicoli Cristiani, grazie all’intermediazione di Rotondaro. Tangente ricca per sbloccare il progetto della discarica di Cappella Cantone in provincia di Cremona.

E se la discarica è lo sfondo, in primo piano ci sono le relazioni. Quella di Oldrati, ad esempio, con Luigi Brambilla che pur non indagato compare in molte annotazioni degli investigatori. Brambilla, anche chiamato “Gigi” dallo stesso Locatelli è procuratore della Custodia srl, società con sede a Bergamo e, scrivono gli investigatori, “nell’orbita della Compagnia delle opere”. Non sembra, dunque, un caso che i due chiacchierando al telefono citino Don Giussani che della Cdo è fondatore. E’ il 25 maggio 2011. “Ti ricordi – dice Brambilla – cosa c’è scritto nel Senso Religioso (Opera del sacerdote teologo, ndr): poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore”. Oldrati: “Esatto”. E l’altro: “Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità. Figa, è cosi! Il caro vecchio Don Gius c’ha ragione”. Eppure i due non stanno chiacchierando del senso della vita visto dal prete fondatore di Comunione e Liberazione. Tutt’altro. Stanno parlando di affari. E in particolare di quelli di Locatelli e della sua necessità di accelerare le pratiche di apertura della discarica di amianto nel comune di Cappella Cantone. L’urgenza è legata alla necessità di ottenere crediti milionari dalle banche per “alimentare, sin da subito, la sua vasta rete imprenditoriale”.

Il duo Brambilla-Oldrati serve proprio a questo. Spiegano gli investigatori: “Brambilla, in virtù dei suoi buoni uffici presso enti ed influenti esponenti politici, propone di richiedere l’intercessione di Mario Volpi presso le direzioni degli istituti bancari”. Chi è Mario Volpi (non indagato) viene spiegato poche righe sotto: “Oltre a ricoprire l’incarico di vice sindaco del Comune di Calcinate (BG), Volpi è un influente commercialista inserito nei consigli d’amministrazione e nei collegi sindacali di varie ed importanti società, nonché commercialista di riferimento della famiglia Percassi (proprietaria dell’Atalanta Calcio e del polo commerciale Oriocenter)”. Brambilla, dunque, gioca su due piani. Quello bancario interessando Volpi e quello politico spingendo l’assessore regionale all’Ambiente Marcello Raimondi (non indagato) a occuparsi della discarica di Cappella Cantone.

Anche per questo motivo nel maggio 2011 Brambilla e Oldrati sembrano soddisfatti. “Dovremmo muoiverci all’unisono sempre così”, dice Oldrati che poi squaderna il programma: “Dicevo come metodo. Dovremmo sempre muoverci come fossimo un corpo solo”.

Il ritornello è sempre lo stesso. E nell’affare di Cappella Cantone la Cdo rientra sempre grazie a Brambilla che promette di procurare a Locatelli un appuntamento con Rossano Breno (“comunque, domani mattina Luca va da Rossano”) a capo della società Mediberg ma soptrattutto presidente della “Compagnia delle Opere” per la provincia di Bergamo. Insomma dalle pieghe dell’inchiesta emerge il ruolo di persone vicine alla Cdo o inserite nei suoi quadri dirigenziali nel sostenere i progetti di Pierluca Locatelli. Un signore che in passato ha avuto incroci pericolosi (ma non penali) con la ‘ndrangheta. Il tutto, naturalmente, dietro al motto di “Più società, meno Stato”.

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