Una settimana fa un maghrebino rinchiuso nel carcere bolognese della Dozza era morto dopo aver inalato del gas dalla bombola per il fornelletto. Il 18 novembre un colombiano, arrestato per narcotraffico, si era impiccato. E ancora, a Reggio Emilia, un paziente si era tolto la vita nell’Opg mentre a Parma, dove è rinchiuso anche il boss di cosa nostra Bernardo Provenzano in regime di 41bis, alcune rivolte avevano anche di recente portato al ferimento di diverse persone. Inoltre è recentissimo il tentato suicidio nel carcere di Ferrara, dove un tunisino ha cercato di farla finita impiccandosi ed è stato salvato in extremis da un agente di turno che ha dato l’allarme.

La situazione negli istituti di pena dell’Emilia Romagna, segnalato da tempo dai sindacati, è vicina al tracollo. E a conferma giunge ora un’indagine della Uil penitenziari, in base alla quale la regione si classifica terza per sovraffollamento. Qui, infatti, ci sarebbe il 75,6% dei detenuti in eccesso rispetto al numero di posti previsto. Peggio che in Emilia va solo in Puglia (84%) e nelle Marche (83,9), che si “aggiudicano” il primo e il secondo posto nella graduatoria. A seguire ci sono Friuli (75,1%) e Lombardia (74%).

Le percentuali associate a ogni regione sono state individuate partendo dal totale della popolazione carceraria, che a fine 2011 raggiunte quota 68.017 persone (65.121 sono gli uomini mentre 2.896 invece le donne) a fronte di una capienza massima, a livello nazionale di 44.386 detenuti. Il saldo in negativo è dunque di 23.632 reclusi, che fa arrivare la percentuale del sovraffollamento al 53,4%.

In base alle singole carceri e non più a livello regionale, la situazione peggiore è quella di Lamezia Terme (183,3%), Brescia Canton Mombello (177,2 ), Busto Arsizio (162,9), Como (150,9) e Ancona Montacuto (145%), dove nei giorni scorsi si è registrata l’ennesima rivolta dei detenuti. Tornando poi su base nazionale, nel 42% dei casi, sono in attesa di una condanna definitiva e per il 36,2% è rappresentato da cittadini stranieri (24.638 in totale, di cui 23.452 uomini e 1186 donne).

Esplosiva dunque la situazione, a partire dall’allarme suicidi. Dall’inizio del 2010 sono 61 i reclusi che si sono uccisi e 925 il numero delle persone che ha tentato di farlo. Inoltre in 28 prigioni si sono verificate 40 risse tra arrestati e con gli agenti della polizia penitenziaria sono state 291 con 394 feriti (389 poliziotti, 3 medici e un paramedico). Invece sono 59 le battute collettive (16 a Lecce, 7 a Parma, 5 a Roma Regina Coeli).

“In Italia”, ha detto Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe, dopo il tentato suicidio di Ferrara, “mancano 6500 unità di personale (agenti, sovrintendenti, ispettori e commissari) e in Emilia Romagna 650. Ferrara non è esente da tali difficoltà perché solo qui “mancano circa 50 agenti: dei circa 230 previsti ce ne sono circa 170. I detenuti sono 476, a fronte di una capienza di 256 posti. Poche settimane fa l’associazione magistrati ha stanziato 500 euro e li ha donati al carcere perché acquistassero la carta per stampare i fax”. Vicenda, quest’ultima, che era stata raccontata a metà dello scorso ottobre.

Per quanto riguarda invece il carcere bolognese della Dozza, lo psichiatra Vito Totire, portavoce circolo Chico Mendes, aveva già dichiarato nei giorni scorsi che si tratta di “una struttura inagibile dal punto di vista igienico sanitario” anche alla luce dei 1050 detenuti circa mentre ce ne staserebbero meno della metà, 502. Un terzo dei reclusi a Bologna soffre di problemi di tossicodipendenza (probabile ragione della morte della settimana scorsa), mentre la carenza di agenti ha ormai raggiunto quota 200 persone.

a.b.

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