La chiamava “la macchina del fango” quell’inchiesta che a Cristiano Doni, ex capitano dell’Atalanta, proprio non andava giù. Uno scandalo, quello del calcioscommesse, che lo ha travolto e che fino a ieri lo aveva portato solo a tre anni e mezzo di squalifica. Ma oggi è scattato l’arresto. Nato a Roma nel 1973 e una vita in nerazzurro, all’Atalanta. Poi lo scandalo delle partite truccate, che oggi lo fa precipitare di nuovo nel vortice dell’inchiesta coordinata dalla procura di Cremona.

Nella stagione 2000-2001 le prime ombre. Doni venne accusato insieme ad altri giocatori di aver pilotato il risultato di una partita di Coppa Italia dell’Atalanta contro la Pistoiese, ma ne uscì pulito. Poi a giugno di quest’anno l’inchiesta della procura di Cremona e tre anni e mezzo di squalifica, pena inflitta dalla giustizia sportiva. Per Cristiano Doni, 38 anni, è come dire addio al pallone. Era stata questa infatti la sanzione che lo scorso 9 agosto la Commissione disciplinare della Federcalcio aveva inflitto al giocatore romano bandiera dell’Atalanta (a sua volta condannata a 6 punti di penalità), pena confermata poi dalla Corte di giustizia Federale, per il coinvolgimento nella vicenda calcioscommesse.

A carico di Doni era stata accertata la responsabilità nella realizzazione dell’illecito sportivo aggravato su Atalanta-Piacenza del 19 marzo. Ma Doni non si era arreso, presentando a settembre istanza presso il Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport (Tnas), che però non ha ancora deciso in merito.

E questa mattina l’operazione coordinata dalla procura di Cremona che ha coinvolto 17 nomi tra giocatori ed ex giocatori. E tra questi spicca il nome dell’ex capitano dell’Atalanta. Una nuova accusa ora per Doni, il quale sarebbe coinvolto nella combine di almeno tre partite della sua squadra nel campionato di serie B dello scorso anno. Doni, secondo il gip, deve andare in carcere perché, assieme ad Antonio Benfenati (gestore di uno stabilimento di Cervia) e all’ex preparatore atletico del Ravenna, Nicola Santoni, sarebbe coinvolto nella combine di alcune partite dello scorso campionato dell’Atalanta. I 17 indagati, secondo l’accusa appartenenti a un’organizzazione criminale che truccava gli incontri, devono rispondere a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e frode sportiva.

Un centrocampista di qualità, che quando segnava metteva la mano sotto il mento per tenere la testa alta. Un’esultanza nata proprio in quel 2001, quando fu accusato di aver pilotato una partita, uscendone poi pulito. “Non è solo un gesto di esultanza ma uno stile di vita”, diceva Doni.

Ha giocato son la Sampdoria, con il Maiorca in Spagna, e anche a Bologna per due stagioni. Ma gran parte della carriera l’ha dedicata all’Atalanta: “Sono arrivato alla conclusione che per me questa è una maglia davvero speciale, quasi magica – confessò dopo il ritorno all’Atalanta nel 2006 -: forse la potrei scherzosamente avvicinare al costume che trasformava Clark Kent in Superman”.

Miglior marcatore di sempre per i nerazzurri, 103 gol tra serie A e B, contribuì alla fine della scorsa stagione a riportare la sua squadra nella massima serie. Doni ha anche giocato in nazionale, 7 partite e un gol, partecipando ai Mondiali di Corea del Sud e Giappone nel 2002. Nel 2010 ha promosso la nascita dell’Associazione nazionale calciatori (Anc), un sindacato alternativo all’Associazione italiana calciatori (Aic).

n.l.

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