Nuovo capitolo della strategia ostruzionista del Carroccio. Oggi il governo di Mario Monti ha deciso di mettere la fiducia sulla manovra anche al Senato (verrà votata domani) e la Lega ha reagito a modo suo. Quando il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha cercato di prendere la parola in aula, i 25 senatori del Carroccio, tutti muniti di fischietto, hanno reso assordante il rumore a Palazzo Madama e hanno impedito a Giarda di parlare. Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha cercato di richiamarli all’ordine, ma senza nessun esito. “E’ una vergogna” ha sbottato Schifani, che subito dopo ha sospeso la seduta e preannunciato che nei confronti “dei singoli” responsabili sarà “irrogata la sanzione della censura”. La lega, tuttavia, non si è arresa. Oltre al suono assordante dei fischietti “anti-Guarda”, i senatori leghisti hanno esposto uno striscione verde con la scritta ‘Governo ladro’ in bianco. Schifani ha invitato a levare lo striscione. Prima che venisse sospesa la seduta, invece, alcuni senatori del Pd hanno gridato “fascisti” all’indirizzo dei leghisti, insulto condito anche da un “non fate i cretini”. Non si è fatta attendere la risposta del partito di Bossi, che dai banchi dell’aula ha replicato: “Fascisti siete voi”.
Dura la condanna del comportamento della Lega da parte del Partito democratico, con Luigi Zanda che ha bollato la scenata del Carroccio come una “gazzarra di chiarissima marca squadrista”, parlando di “segno di nervosismo e di disperazione politica”. Zanda, poi, ha spiegato il motivo di questa presa di posizione: “Tutti i sondaggi degli ultimi mesi mostrano una flessione elettorale della Lega proprio nel Nord Italia cosa evidentemente insopportabile – ha detto il vice capogruppo dei senatori democratici -. Bloccare i lavori del Parlamento con la violenza squadrista farà perdere alla Lega Nord molti altri voti. Gli italiani sanno bene cos’è lo squadrismo politico – ha concluso Zanda – e non lo vogliono rivedere”.
La protesta dei 25 senatori leghisti, inoltre, è arrivata dopo le parole dell’ex ministro Roberto Calderoli, che ha usato parole molto dure nei confronti del governo. “Presidente Monti si ritiri, dia le dimissioni, perché diversamente ci sarà tanta gente, operai, pensionati, piccoli imprenditori, che la verranno a prendere a casa” ha detto l’esponente del Carroccio durante il suo intervento in aula, illustrando la pregiudiziale della Lega alla manovra. Calderoli, poi, ha definito il presidente del Consiglio ogni volta che lo ha nominato “ragionier Monti”, contestandone la legittimità e anche le capacità nello scrivere il decreto legge. “Definiscono questo il governo dei professori, ma in cosa si sono laureati – è la provocazione – ? Forse in agraria a giudicare da quello che hanno scritto sulle province. Anzi, neanche in agraria perché hanno tagliato fondi anche all’agricoltura italiana. Chi viene dalle banche ha più a cuore i frutti che vengono dalla Francia e dalla Germania, i datteri della Goldman Sachs che non i frutti della terra italiana”.
Nel pomeriggio, invece, il presidente del Consiglio ha incontrato a Palazzo Chigi i leader di Pd e Pdl, Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi, in due incontri separati. “In questo anno bisogna portare assolutamente a casa qualche cambiamento su temi che lo pretendono da troppi anni su un’agenda di temi istituzionali” ha detto il segretario dei democratici al termine dell’incontro con il premier, sottolineando che “il Pd aspetta risposte dagli altri partiti ed è pronto al confronto, questo è il tema sul quale far partire il famoso dialogo tra tutte le forze politiche, sia quelle che sostengono il governo sia quelle che non lo appoggiano”.