Una parola sola che dice tutto ciò che c’è da sapere. Sei lettere diventate un incubo, e non solo per gli operatori. Spread, ovvero ampiezza, divario, differenziale. Per antonomasia, almeno per il pubblico italiano, il premio richiesto dagli investitori per acquistare Btp a dieci anni invece degli omologhi tedeschi, i solidissimi e rispettabilissimi Bund. In altre parole la misura del rischio d’insolvenza del nostro Paese nel sempre più impietoso confronto con la prima economia del Continente. Insomma, per chi ancora avesse dei dubbi è semplicemente la parola dell’anno.
A ben vedere la storia è tutta qui. E che storia, verrebbe da dire. La variazione di rendimento tra i nostri titoli di Stato e quelli di Berlino ha letteralmente invaso la vita quotidiana dell’ultimo semestre. Nell’ordine: ha scatenato la crisi nel Paese, ha cambiato la percezione della stessa presso i cittadini, ha contribuito a far cadere un governo e, particolare importante, ha alimentato in Italia un interesse mai sperimentato prima per le vicende finanziarie. Spread come termometro della crisi, spread come psicosi collettiva, spread come chiacchiera da bar, manco fosse il bel tempo, il gossip o la moviola. Insomma, è stata una rivoluzione. Pagata a caro prezzo.
L’indicatore era un tempo materia per gli esperti. Un dato significativo per gli operatori, forse, ma non certo per i cittadini. E non è difficile capire il perché. Nel 2006, quando la crisi era ancora lontana, il differenziale Btp/Bund segnava 24, trascurabilissimi, punti base. In pratica, i nostri titoli rendevano lo 0,24% in più rispetto ai Bund dimostrandosi addirittura più sicuri, nella percezione degli investitori, di due mostri sacri come i bond statali britannici (82 punti base in più rispetto agli omologhi tedeschi) e i Treasuries di Washington (87 punti). Ma in fondo stiamo parlando della preistoria, un’epoca felice in cui la Grecia vantava un rating da serie A e l’ipotesi di una crisi debitoria sovrana europea appariva fantascienza pura. Poi, improvvisamente, l’apocalisse.
In pochi se ne accorgono, ma nel 2008 il processo di deterioramento è già in atto. Lo spread Btp/Bund passa a quota 92 punti, con i titoli italiani al 4,59%, quasi l’1% in più rispetto ai tedeschi. Nel 2010 si sale a 160 ma il peggio deve ancora venire. Il 23 dicembre di quell’anno, i dati sui titoli sovrani sono già un mezzo bollettino di guerra: i bund salgono di prezzo trasformandosi in bene rifugio con un calo dei rendimenti sotto quota 3%. Lo spread italiano viaggia a 176 punti base, quello irlandese a 621, contro il 377 del Portogallo, il 251 della Spagna e il 932 della Grecia. A distanza di un anno, e siamo ai giorni nostri, il peggioramento risulta a dir poco mostruoso: 667 per l’Irlanda, 347 per la Spagna, 1.120 per il Portogallo, 500 per l’Italia. Fino all’astronomica cifra di 3.682 punti base che separa i rendimenti del bund da quelli dei titoli di Stato della Repubblica Ellenica. Un autentico disastro. Ma, almeno per l’Italia, non si tratta del risultato peggiore.
200 punti a fine giugno, 300 a inizio luglio, 400 ad agosto, addirittura 500 ai primi di novembre. L’andamento dei differenziali Italia/Germania assume toni raccapriccianti. Da una parte c’è la crescente sfiducia verso la solvibilità del debito italiano, dall’altra la corsa al rifugio sicuro dei titoli berlinesi. Fatto sta che di fronte alla soglia del 7% che caratterizza i rendimenti del decennale italiano qualcuno inizia a parlare di costi insostenibili per un Paese chiamato a rifinanziare quello che in valore assoluto resta il terzo debito pubblico del mondo (dopo quelli di Stati Uniti e Giappone). Il 9 novembre del 2011 è una data storica, e non solo perché vi cade il 22esimo anniversario della caduta del Muro di Berlino. Nel corso delle contrattazioni, lo spread di casa nostra tocca i 575 punti, ennesimo disastroso record dall’introduzione della moneta unica. “Siamo sull’orlo del baratro” dichiarerà la presidente degli industriali Emma Marcegaglia. Il giorno dopo, lo stesso quotidiano della Confindustria, il solitamente pacato Sole 24 Ore, titolerà con due sole parole: “Fate presto”. Citazione dichiarata alla storica prima pagina che il quotidiano napoletano Il Mattino dedicò al devastante terremoto in Irpinia nel lontano 1980.
Il resto è cronaca. L’atteso “effetto Monti” non si è visto, se non per un breve intermezzo. Il peso della crisi europea e la carenza di risposte tanto da parte della Bce quanto da i leader europei continua a condizionare negativamente la fiducia del mercato. Una cosa è comunque certa: i vecchi livelli di differenziale non torneranno mai più. D’altra parte quell’Europa del passato in cui investire in bund o in titoli ellenici faceva relativamente poca differenza è naufragata con l’idea stessa di un’eurozona capace di rispondere tempestivamente alla crisi con contromisure degne di questo nome. Ridurre la tensione sui mercati alleggerendo il peso dei rifinanziamenti sui debiti, pur nel contesto di un’Europa a rischio variabile, resta oggi il massimo obiettivo possibile. E il fatto che il 2012 si annunci già come un anno di diffusa recessione non aiuterà di certo. Insomma, buon spread Europa. Ne hai veramente bisogno.
Economia & Lobby
Spread, una parola lunga un anno
Solo nel 2006, quando la crisi era ancora lontana, il differenziale con i titoli tedeschi si fermava a 24 punti base, e il termine era una sintesi per addetti ai lavori. Prima di Natale la distanza dai bund si attestava intorno a quota 500. Ma non è solo il numero ad essere cambiato. Con l'economia mondiale, gli italiani hanno imparato a fare i conti con la finanza, e con il rischio di insolvenza del nostro Paese. Che per il 2012 si annuncia tutto tranne che scomparso
A ben vedere la storia è tutta qui. E che storia, verrebbe da dire. La variazione di rendimento tra i nostri titoli di Stato e quelli di Berlino ha letteralmente invaso la vita quotidiana dell’ultimo semestre. Nell’ordine: ha scatenato la crisi nel Paese, ha cambiato la percezione della stessa presso i cittadini, ha contribuito a far cadere un governo e, particolare importante, ha alimentato in Italia un interesse mai sperimentato prima per le vicende finanziarie. Spread come termometro della crisi, spread come psicosi collettiva, spread come chiacchiera da bar, manco fosse il bel tempo, il gossip o la moviola. Insomma, è stata una rivoluzione. Pagata a caro prezzo.
L’indicatore era un tempo materia per gli esperti. Un dato significativo per gli operatori, forse, ma non certo per i cittadini. E non è difficile capire il perché. Nel 2006, quando la crisi era ancora lontana, il differenziale Btp/Bund segnava 24, trascurabilissimi, punti base. In pratica, i nostri titoli rendevano lo 0,24% in più rispetto ai Bund dimostrandosi addirittura più sicuri, nella percezione degli investitori, di due mostri sacri come i bond statali britannici (82 punti base in più rispetto agli omologhi tedeschi) e i Treasuries di Washington (87 punti). Ma in fondo stiamo parlando della preistoria, un’epoca felice in cui la Grecia vantava un rating da serie A e l’ipotesi di una crisi debitoria sovrana europea appariva fantascienza pura. Poi, improvvisamente, l’apocalisse.
In pochi se ne accorgono, ma nel 2008 il processo di deterioramento è già in atto. Lo spread Btp/Bund passa a quota 92 punti, con i titoli italiani al 4,59%, quasi l’1% in più rispetto ai tedeschi. Nel 2010 si sale a 160 ma il peggio deve ancora venire. Il 23 dicembre di quell’anno, i dati sui titoli sovrani sono già un mezzo bollettino di guerra: i bund salgono di prezzo trasformandosi in bene rifugio con un calo dei rendimenti sotto quota 3%. Lo spread italiano viaggia a 176 punti base, quello irlandese a 621, contro il 377 del Portogallo, il 251 della Spagna e il 932 della Grecia. A distanza di un anno, e siamo ai giorni nostri, il peggioramento risulta a dir poco mostruoso: 667 per l’Irlanda, 347 per la Spagna, 1.120 per il Portogallo, 500 per l’Italia. Fino all’astronomica cifra di 3.682 punti base che separa i rendimenti del bund da quelli dei titoli di Stato della Repubblica Ellenica. Un autentico disastro. Ma, almeno per l’Italia, non si tratta del risultato peggiore.
200 punti a fine giugno, 300 a inizio luglio, 400 ad agosto, addirittura 500 ai primi di novembre. L’andamento dei differenziali Italia/Germania assume toni raccapriccianti. Da una parte c’è la crescente sfiducia verso la solvibilità del debito italiano, dall’altra la corsa al rifugio sicuro dei titoli berlinesi. Fatto sta che di fronte alla soglia del 7% che caratterizza i rendimenti del decennale italiano qualcuno inizia a parlare di costi insostenibili per un Paese chiamato a rifinanziare quello che in valore assoluto resta il terzo debito pubblico del mondo (dopo quelli di Stati Uniti e Giappone). Il 9 novembre del 2011 è una data storica, e non solo perché vi cade il 22esimo anniversario della caduta del Muro di Berlino. Nel corso delle contrattazioni, lo spread di casa nostra tocca i 575 punti, ennesimo disastroso record dall’introduzione della moneta unica. “Siamo sull’orlo del baratro” dichiarerà la presidente degli industriali Emma Marcegaglia. Il giorno dopo, lo stesso quotidiano della Confindustria, il solitamente pacato Sole 24 Ore, titolerà con due sole parole: “Fate presto”. Citazione dichiarata alla storica prima pagina che il quotidiano napoletano Il Mattino dedicò al devastante terremoto in Irpinia nel lontano 1980.
Il resto è cronaca. L’atteso “effetto Monti” non si è visto, se non per un breve intermezzo. Il peso della crisi europea e la carenza di risposte tanto da parte della Bce quanto da i leader europei continua a condizionare negativamente la fiducia del mercato. Una cosa è comunque certa: i vecchi livelli di differenziale non torneranno mai più. D’altra parte quell’Europa del passato in cui investire in bund o in titoli ellenici faceva relativamente poca differenza è naufragata con l’idea stessa di un’eurozona capace di rispondere tempestivamente alla crisi con contromisure degne di questo nome. Ridurre la tensione sui mercati alleggerendo il peso dei rifinanziamenti sui debiti, pur nel contesto di un’Europa a rischio variabile, resta oggi il massimo obiettivo possibile. E il fatto che il 2012 si annunci già come un anno di diffusa recessione non aiuterà di certo. Insomma, buon spread Europa. Ne hai veramente bisogno.
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Due Natali all’anno e il giorno del “maligno”
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Paura in Verona-Fiorentina: Kean si accascia in campo, è in ospedale. Poco prima una botta al volto
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "Gli Emirati Arabi Uniti sono desiderosi di migliorare la cooperazione con il vostro Paese amico, al fine di sostenere la pace e la stabilità in Medio Oriente e nel mondo, soprattutto perché i due Paesi hanno orientamenti comuni in questo senso". Lo ha affermato il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
"Sono fiducioso -ha aggiunto- che i risultati di questa visita avranno un grande impatto nel far progredire le nostre relazioni in vari campi, alla luce della volontà comune di continuare a lavorare per sviluppare queste relazioni a beneficio dei due Paesi e dei due popoli".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "I nostri Paesi condividono, accanto a una analoga sensibilità per i temi della pace e della cooperazione, una naturale vocazione agli scambi commerciali e apertura agli investimenti. Sono lieto di constatare che la collaborazione bilaterale negli ultimi anni si è notevolmente intensificata. Sono numerose le imprese italiane che operano negli Emirati Arabi Uniti e con esse è in crescita anche la comunità di italiani che nel Suo Paese vive nell’accogliente realtà emiratina". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto in onore del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan.
"Lo sviluppo di idee e investimenti in Italia è benvenuto -ha aggiunto il Capo dello Stato- e queste prospettive saranno opportunamente approfondite nel forum imprenditoriale che si svolgerà domani. Accanto ai settori tradizionali, troveranno certamente posto quelli d’avanguardia e maggiormente proiettati al futuro. Le sfide internazionali passano dalla capacità di affrontare e progettare la transizione energetica che ci vede già collaborare ad ambiziose iniziative, nel quadro della sempre più avvertita consapevolezza che questo sia indispensabile per garantire alle prossime generazioni un futuro che, per essere prospero, dovrà essere sostenibile".
"Abbiamo, con questa consapevolezza, collaborato con il suo Paese -ha ricordato il Presidente della Repubblica- per il raggiungimento dell’accordo sul clima, sancito dalla Cop28 di Dubai che, per la prima volta, richiama esplicitamente la necessità di avviare una transizione dai combustibili fossili".
"Quella tra Emirati Arabi Uniti e Italia è una agenda ricca di opportunità. Penso allo sviluppo del continente africano, che ha tante implicazioni anche per la sua stabilità e per la vita della comunità internazionale. Penso al tema dello spazio. A quello dell’intelligenza artificiale".
"Abu Dhabi e Roma -ha concluso Mattarella- avvertono la responsabilità di contribuire, in una fase così confusa e convulsa della vita internazionale, a fare prevalere una visione incentrata sul valore del dialogo, su uno sviluppo equilibrato e sulla tenace costruzione di relazioni positive fra gli Stati".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "Il Mediterraneo e la regione del Medio Oriente vivono oggi un periodo di più accentuata instabilità e di profonde sofferenze. In questi tempi difficili, Emirati Arabi Uniti e Repubblica italiana hanno lavorato insieme per promuovere la pace. Abbiamo condannato con fermezza il disumano e vile attacco terroristico del 7 ottobre da parte di Hamas –che rinnova atrocità con il crudele spettacolo nella consegna degli ostaggi sopravvissuti e dei corpi di quelli uccisi- e abbiamo esercitato in questi mesi ogni sforzo perché le violenze del conflitto che vi ha fatto seguito -che hanno afflitto gravemente i civili- avessero fine. Oggi l’impegno non può che essere diretto a evitare una ripresa dei combattimenti, a tenere aperto il filo dei colloqui faticosamente costruito in questi mesi, a rimuovere i sedimenti di rancore". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto in onore del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan.
"Il ritorno alle ostilità -ha proseguito il Capo dello Stato- non è foriero né di sicurezza futura per Israele, né, tantomeno, di soluzioni per il popolo palestinese, che versa, a Gaza, in condizioni drammatiche. Con ostinazione va ripetuto che il perseguimento della prospettiva due popoli-due Stati resta l’unica in grado di garantire una pace condivisa e sostenibile. Con grande apprezzamento desidero sottolineare lo straordinario aiuto umanitario degli Emirati Arabi Uniti in favore della popolazione di Gaza. È un impegno -quello per salvare vite umane, prestare soccorso ai feriti- che ci ha visto, ancora una volta, lavorare con orgoglio fianco a fianco".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Alla vigilia della gara di campionato con il Monza e dopo il passaggio agli ottavi in Europa League, la Roma ha annunciato che "Niccolò Pisilli ha rinnovato il proprio contratto con il Club fino al 30 giugno 2029".
"Classe 2004, il centrocampista -fiore all’occhiello del settore giovanile giallorosso- è diventato rapidamente un punto di forza della Prima Squadra collezionando 34 presenze complessive (e 4 gol segnati) tra Serie A, Europa League e Coppa Italia", spiega la Roma.
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Le Associazioni dei pazienti "hanno collaborato alla stesura del policy paper di Ovarian Cancer Commitment (Occ) che si articola in sei punti: come Associazione nazionale che sostiene i portatori di mutazione dei geni Brca e le loro famiglie, due di questi ci stanno particolarmente a cuore e sono il riconoscimento dei Pdta (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) per le donne ad alto rischio cancro all’ovaio in tutte le Regioni e l’estensione dell’esenzione D99 per le persone portatrici di tumore ovarico in tutte le Regioni. Allo stato attuale soltanto 8 regioni su 20 hanno approvato il Pdta, e soltanto 10 hanno approvato l’esenzione, quindi vuol dire che ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B ancora oggi nel 2025". Così Ornella Campanella presidente aBRCAdabra in occasione della presentazione delle attività dell'Ovarian Cancer Commitment, nel 26esimo congresso della Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) che si è chiuso oggi a Roma.
Per Campanella è importante anche "il riconoscimento della chirurgia di riduzione del rischio all’interno di Lea che ad oggi non c’è – spiega - nonostante si sia ampiamente dimostrata come l’unica strategia in grado di prevenire il cancro all’ovaio nelle donne a rischio in quanto portatrici di mutazione dei geni Brca".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Igino Rugiero, ex Commissario Straordinario dell’Unione Italiana Tiro a Segno (Uits) nel 2019, è uno dei tre candidati alla presidenza dell’ente pubblico e Federazione Sportiva, insieme all’ex presidente Costantino Vespasiano e all’ex atleta Valentina Turisini. Con una lunga carriera militare alle spalle svolta per molto tempo presso le più alte Istituzioni dello Stato, e con profonda passione e conoscenza delle dinamiche interne della Uits, Rugiero si presenta con un programma ambizioso e una visione chiara per il futuro dell’organizzazione che, nel caso fosse eletto, siano al servizio delle Sezioni Tsn e dello Sport e non il contrario.
Rugiero ha intrapreso un tour in tutte le regioni italiane per incontrare gli elettori, non solo per presentare il suo programma, ma anche per farsi conoscere personalmente. “Sto girando praticamente in tutte le regioni e dove non mi è possibile andare cerco di contattare personalmente i presidenti delle Sezioni di Tiro a Segno Nazionale per mettere in condizione, democraticamente, gli elettori di conoscermi non soltanto dal punto di vista programmatico che espongo ovunque io vada, ma anche perchè ritengo che il contatto reale e il guardarsi negli occhi mentre ci si confronta sia un valore aggiunto che potrebbe fare la differenza, nel bene e nel male, nelle scelte dei singoli elettori”, ha dichiarato Rugiero all’Adnkronos.
"Questo approccio mira a rispondere alle molte domande e curiosità dei Presidenti e a spiegare loro le ragioni delle spiacevoli situazioni createsi negli ultimi mesi che avevano messo in dubbio non solo la possibilità di andare ad elezioni, ma in particolare avevano destabilizzato le Sezioni di Tsn che si erano viste cadere addosso all’improvviso, senza essere mai state informate dalla Presidenza, la possibilità della approvazione di un emendamento, fortunatamente ora svanita, che avrebbe praticamente distrutto e messo in discussione la sopravvivenza di moltissime delle stesse Sezioni su tutto il territorio nazionale".
Il candidato alla presidenza sottolinea poi l’importanza di un cambiamento politico per migliorare la gestione dell’ente. “L’obiettivo di oggi, indipendentemente dalle tante cose che dovremmo iniziare a fare tutti insieme domani, è ricucire i necessari rapporti con gli Enti Vigilanti e le Istituzioni dello Stato che si sono persi nel tempo a causa di una gestione superficiale ed approssimativa molto fumosa e poco concreta”, ha affermato, riferendosi alla ultima Governance dell’Ente Pubblico e Federazione Sportiva. Rugiero ritiene che “mai come oggi la Uits ha la possibilità di guardare al futuro con ottimismo e visione pragmatica di risoluzione dei tanti temi da affrontare che da troppi anni ormai si porta avanti, il prossimo 15 e 16 marzo ad Ostia, gli elettori chiamati per scegliere il prossimo Presidente Nazionale ed il nuovo Consiglio della Uits avranno la grande opportunità di “cambiare” e di iniziare un nuovo percorso di rinascita che possa ridare alla Uits la dignità ed il riconoscimento istituzionale e sportivo che merita. Le Istituzioni tutte e lo Sport ce lo hanno praticamente chiesto facendocelo capire con i fatti, a noi tutti noti”.
Una delle sfide principali che Rugiero intenderebbe affrontare è quella di finalmente riaprire realmente, e non solo a parole, la collaborazione con il Genio Infrastrutture dell’Esercito per riportare armonia tra le parti e tracciare un percorso di confronto per risolvere le problematiche che purtroppo negli ultimi anni hanno messo in difficoltà molte Sezioni Tsn provocandone addirittura in alcuni casi la chiusura. Il suo programma prevede un percorso di risanamento e rinnovamento anche dell’aspetto sportivo a lui molto caro che riparta dalla promozione dello Sport del Tiro a Segno verso le scuole, verso i giovani e quindi verso le loro famiglie per far capire che questo è uno sport inclusivo, efficace e socialmente importante.
“Bisogna contrastare le percezioni negative legate a episodi di cronaca, bisogna far capire alle famiglie che il nostro è uno sport che può offrire ai giovani, e quindi ai loro figli, un contesto formativo e sicuro ed allo stesso tempo lontano dall’eccesso di distrazioni tecnologiche”. Con una visione chiara e un programma dettagliato, Igino Rugiero si propone come un candidato determinato a guidare l’Unione Italiana Tiro a Segno verso un futuro di rinnovamento e crescita, “Da soli si fallisce, uniti si vince”, il suo motto.
Roma, 23 feb. (Adnkronos Salute) - "La ricerca sta andando avanti spedita soprattutto dal punto di vista genetico e quindi tutta la tematica dei test molecolari è fondamentale. Oggi parliamo e sollecitiamo la rimborsabilità del test Hrd ma c’è già chi sta facendo delle proposte per la rimborsabilità non più riferita al singolo gene, come avvenuto per il Brca, ma a pannelli multigenici, che permettono di analizzare da 30 fino a 500 pannelli di geni. È una nuova prospettiva con cui guardare alle mutazioni e alla complementarietà tra test genomici e genetici e alla loro indispensabilità. L’accesso equo a test molecolari che permettono di definire la terapia su misura di ogni paziente e la possibilità di essere curate nei centri di riferimento di alta specialità, che eseguono un elevato numero di interventi chirurgici all’ovaio, non sono ancora una realtà in Italia". Lo ha detto Nicoletta Cerana presidente Acto Italia Alleanza Contro il Tumore Ovarico ETS in occasione della presentazione delle attività dell'Ovarian Cancer Commitment, nel 26esimo congresso della Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) che si è concluso oggi a Roma.