Di come sia sbagliato utilizzare le risorse della giustizia penale per fare i processi di microcriminalità ho già scritto: mentre giudici e pm vagano per le camere di sicurezza sparse tra caserme e questure e si dannano per fare decine di direttissime ogni giorno per furticiattoli e piccolo spaccio, i processi importanti restano sulla scrivania; e la prescrizione galoppa. Qui voglio trattare di un’altra riforma del nuovo ministro della Giustizia, l’aumento da un anno a 18 mesi per la libertà controllata o detenzione domiciliare: per pene che non superino l’anno e mezzo non si entra in prigione, si sta a casa propria.
Il ministro Severino queste cose le sa. Ma chi legge no. La pena inflitta dal giudice è finta, se ne fa davvero circa la metà, con l’eccezione degli ultimi quattro anni: questi non si fanno per niente. Non ci si crede, vero? Invece… Art. 48 dell’ordinamento penitenziario: dopo aver scontato metà della pena si è ammessi alla semilibertà. Significa che di giorno si va in giro a lavorare; e di notte si torna in prigione a dormire. Trent’anni? Fatti 15, te ne vai la mattina e torni la sera. Già sembra incredibile ma, in realtà, è ancora peggio di così perché… Art. 54: ogni anno di prigione vale nove mesi. Se non hai fatto casino (non se ti sei comportato bene, se hai prestato servizio gratuito in infermeria, se hai aiutato le guardie carcerarie a domare una rivolta, no, questo sarebbe troppo; basta che non hai combinato guai) ogni anno ti abbuonano tre mesi. Quindi i 15 anni teorici (la metà dei 30 che ti hanno dato) sono in realtà undici anni e 25 giorni, fatti i quali te ne vai la mattina e torni la sera. Ma non è vero nemmeno questo perché … Art. 30 ter: ogni anno hai diritto a 45 giorni di permesso (con qualche eccezione). Quindi gli undici anni sono in realtà (più o meno) nove anni e due mesi, fatti i quali te ne vai la mattina e torni la sera.
Naturalmente questi calcoli variano a seconda della pena che il giudice ti ha inflitto: più o meno in prigione ci si passa davvero meno di un terzo della pena originaria. Ma non è vero nemmeno questo perché… Art. 47 ter: arrivati a quattro anni dal fine pena teorico si concede la detenzione domiciliare, la pena si sconta in casa propria o in qualsiasi altro luogo che il detenuto richieda. Avete capito bene: quando mancano quattro anni al fine pena, si può stare a casa propria. O all’Hotel Excelsior, se si hanno abbastanza soldi. Quello a cui forse non avete pensato è che, se uno è stato condannato a quattro anni tondi ha diritto alla detenzione domiciliare da subito. C’è il fastidio di entrare in carcere, aspettare che l’avvocato abbia fatto richiesta al giudice di sorveglianza e che questi abbia emesso il provvedimento; poi però detenzione domiciliare: più o meno 15 giorni e se ne torna a casa. Ma attenzione, anche qui il tempo vola e la legge Gozzini (l’art. 54) continua a operare: ogni anno vale nove mesi, vi ricordate? Sicché, fatti nove mesi di detenzione domiciliare (il primo anno), quando mancano teorici tre anni al fine pena … Art. 47: affidamento in prova al servizio sociale. Liberi come l’aria, salvo l’obbligo di fare qualcosa di utile per la società. Per dire, Previti (per via dell’indulto che gli abbuonava tre anni, doveva farsi ancora un paio d’anni) andò a lavorare presso il Centro Italiano di Solidarietà di Castel Gandolfo; luogo ameno se mai ce n’è stato uno: ci va anche il Papa.
Riassunto: il condannato a quattro anni di prigione fa nove mesi di detenzione domiciliare; quello condannato a cinque fa un anno e mezzo e via così; poi affidamento in prova al servizio sociale. Non è azzardato concludere che delinquere conviene. Tanto più che nessuno che abbia commesso i reati che ti fanno guadagnare soldi (soldi veri) è mai condannato a più di quattro anni di reclusione. Frode fiscale, falso in bilancio, corruzione, riciclaggio, insider trading etc ‘costano’ da uno a tre anni a dire tanto.
Sicché, se gli va male, affidamento in prova; e se gli va bene, (cioè quasi sempre, questa è la realtà nelle aule giudiziarie e il ministro lo sa benissimo) sospensione condizionale della pena (per condanne fino a due anni) o pena sostituita (per condanne fino a sei mesi, 7000 euro di multa). A tutto questo si deve aggiungere l’indulto per cui, per i reati commessi fino al maggio 2006, oltre a tutti i regali che ho descritto fino ad ora la pena concreta è comunque più corta di tre anni; e la prossima amnistia, alla quale il ministro Severino “non è contrario”. Adesso, a parte che tutte queste semi-libertà, detenzione domiciliare, affidamento in prova, permessi e compagnia cantando costano un sacco di lavoro a Polizia e Carabinieri perché qualcuno dovrà pur controllare che questi delinquenti (sono stati condannati, no?) non vadano a delinquere di nuovo, il che è quasi sempre quello che capita.
Ma si sentiva proprio il bisogno di non far fare nemmeno un po’ di galera a chi comunque ne sconterebbe pochissima di quella che gli tocca? Il ministro Severino ci ha pensato che la detenzione domiciliare si applica a quelli che non possono usufruire della sospensione condizionale della pena? Quindi stiamo parlando di gente che almeno un altro reato, probabilmente due (la sospensione condizionale ‘copre’ due anni e condanne di tale livello non sono frequentissime) lo ha già commesso. E che diavolo, ma cosa bisogna fare per finire in galera?
Il Fatto Quotidiano, 29 Dicembre 2011
Bruno Tinti
Ex magistrato, giornalista e scrittore italiano
Giustizia & Impunità - 29 Dicembre 2011
In galera? Non ci
si finisce più
Di come sia sbagliato utilizzare le risorse della giustizia penale per fare i processi di microcriminalità ho già scritto: mentre giudici e pm vagano per le camere di sicurezza sparse tra caserme e questure e si dannano per fare decine di direttissime ogni giorno per furticiattoli e piccolo spaccio, i processi importanti restano sulla scrivania; e la prescrizione galoppa. Qui voglio trattare di un’altra riforma del nuovo ministro della Giustizia, l’aumento da un anno a 18 mesi per la libertà controllata o detenzione domiciliare: per pene che non superino l’anno e mezzo non si entra in prigione, si sta a casa propria.
Il ministro Severino queste cose le sa. Ma chi legge no. La pena inflitta dal giudice è finta, se ne fa davvero circa la metà, con l’eccezione degli ultimi quattro anni: questi non si fanno per niente. Non ci si crede, vero? Invece… Art. 48 dell’ordinamento penitenziario: dopo aver scontato metà della pena si è ammessi alla semilibertà. Significa che di giorno si va in giro a lavorare; e di notte si torna in prigione a dormire. Trent’anni? Fatti 15, te ne vai la mattina e torni la sera. Già sembra incredibile ma, in realtà, è ancora peggio di così perché… Art. 54: ogni anno di prigione vale nove mesi. Se non hai fatto casino (non se ti sei comportato bene, se hai prestato servizio gratuito in infermeria, se hai aiutato le guardie carcerarie a domare una rivolta, no, questo sarebbe troppo; basta che non hai combinato guai) ogni anno ti abbuonano tre mesi. Quindi i 15 anni teorici (la metà dei 30 che ti hanno dato) sono in realtà undici anni e 25 giorni, fatti i quali te ne vai la mattina e torni la sera. Ma non è vero nemmeno questo perché … Art. 30 ter: ogni anno hai diritto a 45 giorni di permesso (con qualche eccezione). Quindi gli undici anni sono in realtà (più o meno) nove anni e due mesi, fatti i quali te ne vai la mattina e torni la sera.
Naturalmente questi calcoli variano a seconda della pena che il giudice ti ha inflitto: più o meno in prigione ci si passa davvero meno di un terzo della pena originaria. Ma non è vero nemmeno questo perché… Art. 47 ter: arrivati a quattro anni dal fine pena teorico si concede la detenzione domiciliare, la pena si sconta in casa propria o in qualsiasi altro luogo che il detenuto richieda. Avete capito bene: quando mancano quattro anni al fine pena, si può stare a casa propria. O all’Hotel Excelsior, se si hanno abbastanza soldi. Quello a cui forse non avete pensato è che, se uno è stato condannato a quattro anni tondi ha diritto alla detenzione domiciliare da subito. C’è il fastidio di entrare in carcere, aspettare che l’avvocato abbia fatto richiesta al giudice di sorveglianza e che questi abbia emesso il provvedimento; poi però detenzione domiciliare: più o meno 15 giorni e se ne torna a casa. Ma attenzione, anche qui il tempo vola e la legge Gozzini (l’art. 54) continua a operare: ogni anno vale nove mesi, vi ricordate? Sicché, fatti nove mesi di detenzione domiciliare (il primo anno), quando mancano teorici tre anni al fine pena … Art. 47: affidamento in prova al servizio sociale. Liberi come l’aria, salvo l’obbligo di fare qualcosa di utile per la società. Per dire, Previti (per via dell’indulto che gli abbuonava tre anni, doveva farsi ancora un paio d’anni) andò a lavorare presso il Centro Italiano di Solidarietà di Castel Gandolfo; luogo ameno se mai ce n’è stato uno: ci va anche il Papa.
Riassunto: il condannato a quattro anni di prigione fa nove mesi di detenzione domiciliare; quello condannato a cinque fa un anno e mezzo e via così; poi affidamento in prova al servizio sociale. Non è azzardato concludere che delinquere conviene. Tanto più che nessuno che abbia commesso i reati che ti fanno guadagnare soldi (soldi veri) è mai condannato a più di quattro anni di reclusione. Frode fiscale, falso in bilancio, corruzione, riciclaggio, insider trading etc ‘costano’ da uno a tre anni a dire tanto.
Sicché, se gli va male, affidamento in prova; e se gli va bene, (cioè quasi sempre, questa è la realtà nelle aule giudiziarie e il ministro lo sa benissimo) sospensione condizionale della pena (per condanne fino a due anni) o pena sostituita (per condanne fino a sei mesi, 7000 euro di multa). A tutto questo si deve aggiungere l’indulto per cui, per i reati commessi fino al maggio 2006, oltre a tutti i regali che ho descritto fino ad ora la pena concreta è comunque più corta di tre anni; e la prossima amnistia, alla quale il ministro Severino “non è contrario”. Adesso, a parte che tutte queste semi-libertà, detenzione domiciliare, affidamento in prova, permessi e compagnia cantando costano un sacco di lavoro a Polizia e Carabinieri perché qualcuno dovrà pur controllare che questi delinquenti (sono stati condannati, no?) non vadano a delinquere di nuovo, il che è quasi sempre quello che capita.
Ma si sentiva proprio il bisogno di non far fare nemmeno un po’ di galera a chi comunque ne sconterebbe pochissima di quella che gli tocca? Il ministro Severino ci ha pensato che la detenzione domiciliare si applica a quelli che non possono usufruire della sospensione condizionale della pena? Quindi stiamo parlando di gente che almeno un altro reato, probabilmente due (la sospensione condizionale ‘copre’ due anni e condanne di tale livello non sono frequentissime) lo ha già commesso. E che diavolo, ma cosa bisogna fare per finire in galera?
Il Fatto Quotidiano, 29 Dicembre 2011
GIUSTIZIALISTI
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Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "I continui rinvii del governo Meloni sembravano indirizzati a portare a compimento qualcosa di più della semplice propaganda, ma invece si va verso il nulla. Tre miliardi rispetto alla marea di aumenti sulle bollette sono davvero poca cosa, quasi una presa in giro. Milioni di cittadini stanno subendo rincari di quasi il 40%, migliaia di aziende rischiano la chiusura e altrettanti lavoratori il proprio posto. Ma d'altronde sbagliamo noi a stupirci. Per il governo Meloni il modello d'imprenditoria è quello della ministra Santanchè. Sbaglia chi si spacca la schiena come i cittadini che cercano di far quadrare i conti a fine mese o le imprese che fanno di tutto per stare sul mercato. Per Giorgia Meloni la cosa migliore è cercare qualche santo in paradiso o, meglio ancora, qualche amicizia che conti". Così in una nota Riccardo Ricciardi, capogruppo M5S alla Camera.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "Ci sono modalità diverse con le quali ci si rapporta a Trump. Credo che la presidente Meloni senta la responsabilità di essere un ponte fra l'Europa e l'America dati i suoi buoni rapporti con Trump". Lo ha detto l'eurodeputata di Fi, Letizia Moratti, a Otto e mezzo su La7.
"Sul tema dei dazi, credo che Trump sia uno shock per l'Europa, uno stimolo positivo perché l'Ue può mettere in atto le riforme richieste nel rapporto Draghi e Letta che chiedono un'Europa più competitiva, più favorevole agli investimenti, con una transizione energetica sostenibile e quindi in grado di sostenere il welfare."
"Siamo alleati storici degli Usa - continua Moratti - e in questo momento dobbiamo avere la consapevolezza di dover comunque avere a che fare con un presidente eletto ed anche amato dai cittadini americani. L'Europa non può permettersi di non avere un dialogo con Trump. Sono moderata e liberale e il suo stile non mi appartiene ma nell'ambito del mio ruolo di parlamentare europea credo sia dovere rispondergli con fermezza e immediatezza ma cercando sempre il dialogo che porta vantaggi reciproci, come ha detto oggi la presidente Metsola."
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Nel momento in cui Donald Trump "fa saltare l'ordine internazionale basato sul multilateralismo" e "mette a rischio l'unità europea", è importante non far mancare "il nostro sostegno all'Ucraina" parallelamente ai negoziati che "non potranno coinvolgere Europa e Ucraina". Così Alessandro Alfieri, coordinatore di Energia Popolare, alla Direzione del Pd.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Il giorno in cui Eni annuncia un utile di 14,3 miliardi di euro, la maggioranza presenta un decreto truffa che non affronta la vera questione di come ridurre il peso delle bollette. Il Governo Meloni per aiutare veramente le famiglie italiane avrebbe dovuto tassare gli extraprofitti, rivedere la decisione di trasferire 4,5 milioni di famiglie dal mercato tutelato a quello libero, e puntare sulle rinnovabili invece che sul gas". Così Angelo Bonelli, Co-Portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra.
"La realtà dei fatti resta una sola: il governo di Giorgia Meloni ha favorito i grandi colossi energetici, che hanno accumulato extraprofitti per oltre 60 miliardi di euro, mentre le famiglie italiane hanno visto raddoppiare le bollette e molte sono costrette a non riscaldarsi per paura di non poterle pagare".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Benissimo il governo sulle bollette: previsti tre miliardi che andranno a sostegno di imprese e almeno 8 milioni di famiglie. Dalle parole ai fatti”. Così Armando Siri, Consigliere per le politiche economiche del Vicepremier Matteo Salvini e coordinatore dipartimenti Lega.
Roma, 27 feb (Adnkronos) - "Alcune veloci considerazioni a partire dalle cose che credo vadano meglio precisate. La prima: non siamo stati e non siamo di fronte a postura bellicista dell’Europa. Non è mai stata l’Ue a voler fare o a voler continuare la guerra e non è nemmeno vero che la mancanza di iniziative di pace siano dipese da una mancanza di volontà politica della ue. È stato Putin a rifiutare sempre ogni dialogo, quel dialogo che oggi riconosce a Trump perché lo legittima come suo alleato", Lo ha detto la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, alla Direzione del Pd.
"Occorre spingere con forza per un’autonomia strategica e politica dell’Europa, iniziando subito il percorso di cooperazione sulla difesa perché non saranno le buone intenzioni a rendere forte l’Unione Europea ma la capacità di imporsi e esercitare deterrenza, non escludendo nessuna opzione che sarà necessario adottare e che sarà stabilita in quadro di solidarietà europea".
"Per noi, democratici e europei, è il tempo di decidere - aggiunge Picierno- se essere solo un pezzetto di un Risiko in cui altri tirano i dadi o se essere un continente libero e forte. E va chiarito tanto ai nemici della democrazia quanto ai nostri alleati, senza perdere altro tempo e senza cincischiare noi: l’unica lotta che definisce il nostro tempo e il campo della politica, oggi, è quella dell’europeismo e in difesa delle democrazie liberali e delle libertà dei popoli".
"Siamo noi tutti in questo campo? Pensiamo ad un'alternativa alla destra che parta da questo campo? A me onestamente non è ancora chiaro. Sarei felice di essere smentita, ovviamente. Ma servono parole chiare che vanno pronunciate senza più giocare a nascondino. Crediamo tutti in un’Europa competitiva, con attori strategici del mercato più grandi e forti, un’Europa pronta ad affrontare le crisi internazionali sul piano politico e militare? Perchè questa è l’Europa che serve al mondo e agli europei. Non domani, oggi".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Giorgia Meloni, "nell’incontro di Parigi c’era in ritardo e di malavoglia. Intanto partecipa con trasporto e passione agli incontri della destra mondiale che considera l’Europa un incidente della storia. A Kyiv alle celebrazioni per il terzo anno della resistenza, non c’era proprio. A dir il vero ero sola proprio come italiana, ma con tanti colleghi progressisti e socialisti, c’era il mondo libero, i leader e parlamentari progressisti consapevoli della sfida che abbiamo di fronte e che il tempo di agire è ora". Lo ha detto la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, alla Direzione del Pd.