Mi è stato chiesto dal Fatto Quotidiano di commentare l’articolo del Mattino su spese e consulenze della mia esperienza in Asìa. Avrei potuto liquidare la faccenda così: in sei mesi abbiamo ottenuto risultati impensabili (specie se paragonati ai “tempi” delle municipalizzate) e ogni spesa è stata fatta secondo le regole e stando nei budget previsti.

Ma ciò che sta succedendo a Napoli nasconde altro. Diventa un tentativo di diffamazione che serve a punire chi dice “no” ed è un deterrente per gli altri, affinché siano più malleabili. Un meccanismo tipico che ho imparato a conoscere e che per fortuna non mi coglie impreparato. Cosa ci sia dietro questo tentativo non lo so. Sono certo che non abbia a che fare con il sindaco Luigi De Magistris, ma il contesto è così complicato che non posso accettare di essere isolato.

Nel mio precedente post, ho letto con attenzione i numerosi commenti di precisazione in merito ai motivi della mia revoca. Mi scuso per aver deluso tante aspettative ma ho preferito raccontarvi, innanzitutto, cosa è stato fatto in questi sei mesi a Napoli, perché intuivo che non mi dessero il tempo di farlo. Cioè, temevo il fango.

Infatti, primi schizzi erano inaspettatamente arrivati il 30 dicembre dal Mattino, che pubblicava la prima illazione sul mio compenso percepito in Asìa (mi sarei dimesso perché insoddisfatto del mio stipendio). Poi altri segnali in questi giorni: un paio di consiglieri comunali della maggioranza, che non ho mai avuto il piacere di incontrare, giudicano il mio rapporto con il neopresidente Asìa Raffaele Del Giudice (ma avevo già dichiarato in anticipo che il rapporto era ottimo; a questo punto, dico, per fortuna!) o dicono che non sono così competente (fortunatamente i risultati sono oggettivi e riconosciuti da tutti, sindaco compreso) o ancora mi dicono che non ho fatto squadra (e per fortuna sono stato l’unico presidente a istituire un comitato di direzione, coinvolgendo nelle decisioni dell’azienda i dirigenti, e a visitare le 18 sedi territoriali di Asìa; inoltre ho collaborato in prima persona agli eventi con i cittadini attivi).

Ora ci provano con le consulenze perché vogliono probabilmente bilanciare il mio “no” fermo alle 23 assunzioni richieste all’unanimità dall’intero Consiglio Comunale. Sara questo il motivo della mia revoca? Forse. Ma per me non è stato un motivo sufficiente per abbandonare Napoli, in piena mobilitazione civica, mentre altre battaglie sono ancora possibili.

Riporto comunque i fatti. La Giunta il 2 agosto delibera chiedendo l’assunzione dei 23. Il Consiglio comunale il 30 novembre chiede nuovamente quelle assunzioni, entro e non oltre il 31 dicembre 2011. E io sono stato rimosso il 2 gennaio 2012… Peraltro come primo atto pubblico del nuovo anno: protocollo n. 01 del 1° gennaio 2012. Quanta fretta!

Molti giornali hanno scritto che su questa vicenda sono stato interrogato dalla Procura di Napoli: non posso aggiungere altro (c’è un’indagine in corso), ma tornerò sicuramente a informarvi quando sarà possibile sui motivi normativi, finanziari, funzionali, etici e culturali, che mi hanno spinto dire di “no” e che avevo comunicato all’Amministrazione.

Vi spiego, infine, il mio imbarazzo nel giorno della conferenza stampa: non sapevo quale sarebbe stato il mio contributo futuro alla città di Napoli, ma speravo che ci fosse un progetto. Seppure amareggiato per la revoca dall’incarico, ero e sono pronto ad accogliere una nuova sfida.

E invece mi sono state proposte le Terme di Agnano e poi (come anticipato dal Mattino, sempre bene informato) la Elpis, cioè l’azienda che si occupa delle affissioni pubbliche in città… Come ho detto altrove: non sono in cerca di un “posto”, ma di un progetto coerente con la mia professionalità e con la linea tracciata con la cittadinanza.

Riguardo le consulenze: intanto mi scuso con le persone che sono state tirate in ballo dal Mattino e dagli informatori, evidentemente interni al Comune (il giornale menziona il vicesindaco Sodano) e ad Asìa. Ovviamente ho fatto tutto secondo le regole (tra l’altro è normale, forse auspicabile, che chi dirige un’azienda lavori temporaneamente con specialisti con cui c’è affiatamento). Ma soprattutto nessuno prima di oggi aveva avuto da ridire con me su questo tema, né in pubblico né in privato, dunque come potrebbe essere questo il motivo della revoca? Poi lo stesso autore sul Mattino, nel suo “scoop”, si pronuncia cautelativamente: “Consulenze, sia chiaro, non abnormi”.

Ho risposto a quel giornale con una lettera in cui scrivo: “I risultati positivi ottenuti in breve tempo e replicabili in futuro parlano chiaro sugli investimenti, contenuti, che abbiamo fatto. Per trasparenza, a me risultano queste forniture: 48.500 euro per consulenze di comunicazione ed educazione alla sostenibilità, 39.000 per consulenza ingegneristica sulla differenziata e 38.500 per formazione e consulenza organizzativa. Il totale è inferiore ai 150mila di cui si è parlato nell’articolo uscito ieri.

A fronte di tali spese, comunque, ci sono dei risparmi. Cito per esempio la consulenza tecnica che ha permesso, tra le altre cose, di dimezzare il costo dei sacchetti in plastica che Asìa compra a milioni. Cito poi il risparmio sul progetto con le scuole “Educambiente” che l’anno passato era costato 80mila euro e quest’anno, con una formula proposta dai consulenti, ha inciso di più (coinvolgendo direttamente gli insegnanti e il territorio) ed è costato quasi niente, costruendo oltretutto una rete con l’assessorato all’Istruzione che rappresenta un modello di sinergie tra istituzioni”.

Inoltre, ci sono i molti benefici ottenuti dalle azioni di sensibilizzazione ambientale proposte da Robiati e Di Polito, esperti di comunicazione di pubblica utilità. Cito, per esempio, la partnership gratuita con Il Mattino stesso e con la Tv locale Canale 21, che ci hanno concesso spazi settimanali (altrimenti acquistabili a migliaia di euro) per lanciare un programma educativo prodotto in casa con estrema efficienza; la straordinaria campagna di partecipazione alla raccolta differenziata “–Rifiuti +Adesioni, che è ancora attiva e ha coinvolto per ultimo il Carcere di Nisida, o il progetto replicabile delle “Quattro giornate della raccolta differenziata” che ha visto realizzarsi 55 eventi di sensibilizzazione ambientale tra novembre e dicembre. Per non citare i materiali informativi per il porta a porta, le affissioni sulla raccolta stradale, gli adesivi per le campane e molto altro. Interventi che sarebbero costati il triplo: ma Robiati e Di Polito sono professionisti di progetti in ambito pubblico e sociale, con molta esperienza nella capacità di ottenere risultati di qualità a budget ridottissimi.

Per quanto riguarda Parisotto (e non Varisotto, l’informatore avrà sentito male…), si tratta dell’ex direttore generale delle aziende di raccolta rifiuti Amiu di Alessandria e Ata di Savona e uno tra i progettisti del sistema di differenziata a Novara (68% la percentuale di differenziata, la più alta d’Italia). Mentre il signor Vecchiotti non lo conosco, l’informatore qui avrà pensato a Vecchioni, ma giuro che non c’entra.

Sul mio stipendio si è già detto molto e ho già autorizzato un avvocato a procedere in caso di diffamazioni. Ribadisco che il ruolo ricoperto viene remunerato ovunque almeno 150mila euro l’anno (Il Mattino di ieri pubblicava una stima di 180mila euro).

Nonostante gli elementi infondati e comici della vicenda resta comunque questo vergognoso tentativo di infangarmi. È un meccanismo classico che ti prende per sfinimento. Bisogna essere molto abili a schivarne i colpi. E soprattutto ha altre due funzioni devastanti: quella di spostare l’attenzione distraendo da altre situazioni torbide; e quella di indebolire una persona e lasciarla isolata. Quest’ultimo un altro meccanismo tipico del malaffare.

Oggi è arrivata a Napoli la nave che porterà i rifiuti in Olanda: abbiamo voluto fosse un servizio vero con un contratto solido e non uno spot politico o un test. In questo modo abbiamo sottratto parecchi soldi alla criminalità locale che vive, di riffa o di raffa, sullo smaltimento dei rifiuti. È uno dei “sì” che ho raccontato nel mio post di ieri e non a caso.

Ancora adesso, continuo a chiedermi se sia successo dell’altro. Può darsi che, lavorando in maniera rigorosa, abbia toccato interessi molto forti, senza di fatto accorgermene.

Il fango non si fermerà e cercheranno appunto di isolarmi, per rendermi un bersaglio più facile da colpire. Vorrà dire che rafforzerò le mie conoscenze in materia di diffamazione riportandole in quel “manifesto dell’amministratore pubblico” che abbiamo intenzione di costruire con i lettori del Fatto Quotidiano, cui accennavo ieri nel blog.

Ora mi ritrovo solo e senza contratto, vivendo con un pizzico di ironia la mia seconda stagione da precario nella lotta per l’etica nella pubblica amministrazione! Intanto giovedì 12 gennaio, alle 9, sono a Torino al Palazzo di giustizia, per il processo sulle tangenti all’Amiat. Mi consola sapere che posso contare su moltissimi di voi lettori e per questo vi ringrazio.

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