Il 20 agosto del 2010 pubblicai per il Gazzettino un articolo intitolato “Poche illusioni: ora l’Iraq va verso una guerra civile”, dove prevedevo che dopo il ritiro degli americani il conflitto, già latente, fra sciiti e sunniti sarebbe esploso in tutta la sua violenza e senza più freni. Sono stato facile profeta. Due giorni fa, a poco più di due settimane dal ritiro dell’ultimo contingente Usa, l’Iraq è stato teatro di una serie di attentati e di scontri fra le due comunità, con decine di morti e centinaia di feriti. Non è che l’inizio di un’escalation.
Ciò vuol dire che gli americani non dovevano andarsene dall’Iraq? No, che non avrebbero dovuto invaderlo e occuparlo nel 2003 col pretesto che Saddam Hussein possedeva ‘armi di distruzione di massa’ che non sono state mai trovate. L’Iraq è una cervellotica invenzione degli inglesi che nel 1930 misero insieme in uno Stato tre comunità, curdi, sciiti, sunniti, che nulla avevano a che fare tra loro e che anzi si detestavano. Finito il protettorato inglese solo un feroce dittatore come Saddam Hussein poteva tenere insieme, con la violenza, tre popolazioni così ostili. Saltato il tappo Saddam sunniti e sciiti in un primo tempo si sono uniti per combattere il nemico comune, l’invasore, poi, vista l’impossibilità di cacciare gli occupanti, hanno aperto la partita fra di loro. Saddam era sunnita e aveva privilegiato la sua comunità a danno degli sciiti che pur rappresentano la maggioranza assoluta della popolazione (62 %). Adesso gli sciiti si vendicano sugli antichi oppressori sunniti che rispondono. E non si vede come, perché e quando questa catena di sangue possa finire.
Per ottenere questo brillante risultato gli americani hanno provocato, con l’occupazione, direttamente o indirettamente, fra i 650 e i 750 mila morti, infinitamente di più di quanti ne avesse fatti Saddam in trent’anni di dittatura. Ma le conseguenze politiche sono ancora più devastanti. Da quando, nel 1979, la rivoluzione khomeinista rovesciò lo Scià, loro alleato (di cui la stampa occidentale forniva immagini patinate, sue e delle sue mogli Soraya e Farah Diba eternamente in vacanza, ma la cui polizia segreta, la Savak, era considerata la più sanguinaria del Medio Oriente) tutta la politica americana è stata (e come si vede continua a essere) ferocemente antiraniana. Per questo quando nel 1985 i soldati di Khomeini, dopo inenarrabili sacrifici, erano davanti a Bassora e stavano per prenderla, (il che avrebbe comportato l’immediata caduta di Saddam, la riunione dell’Iraq sciita con l’Iran, perché si tratta della stessa gente dal punto di vista etnico, religioso, culturale, oltre che la sacrosanta indipendenza dei curdi iracheni) gli americani intervennero a favore del dittatore di Baghdad “per motivi umanitari”: non si poteva permettere alle “orde iraniane” di entrare a Bassora, sarebbe stato un massacro (gli eserciti degli altri sono sempre “orde”, solo i nostri sono regolari e legittimi).
Rimpinzarono quindi il rais di ogni genere di armi comprese quelle chimiche che Saddam usò sui soldati iraniani e in seguito sui curdi “gasandone” 5000 nella cittadina di Halabya. Oggi, con la parodia di democrazia voluta dagli americani in Iraq, gli sciiti iracheni, maggioranza schiacciante, sono i padroni di gran parte del Paese (regione curda esclusa) e rispondono di fatto ai loro confinanti confratelli iraniani. Così quello che gli americani avevano negato all’Iran nel 1985 scippandogli una vittoria conquistata sul campo di battaglia, che era costata ai khomeinisti centinaia di migliaia di morti, glielo hanno regalato 25 anni dopo senza che Teheran abbia dovuto sacrificare un solo uomo.
Il Fatto Quotidiano, 7 Gennaio 2012