“La Lega voterà a favore dell’arresto di Nicola Cosentino“, aveva detto Roberto Maroni. No, dietrofront. Umberto Bossi detta la nuova linea: “Lascerò libertà di coscienza”. Nel giro di tre giorni si consuma la spaccatura della Lega Nord sul caso del coordinatore campano del Pdl accusato dai pm di essere il “referente politico dei Casalesi (leggi). Su di lui, oggi l’Aula di Montecitorio dovrà pronunciarsi pro o contro l’arresto in quello che ormai è stato ribattezzato dal Pdl “mezzogiorno di fuoco”. E proprio prima delle 12 è arrivata la posizione ufficiale del Carroccio dopo la riunione del gruppo dei deputati: la Lega farà valere in aula la libertà di coscienza. Una riunione a quanto pare tormentata, in cui si sono udite urla fuori gli uffici, anche se al termine dell’incontro tutte le bocche erano cucite: “L’incontro è andato benissimo”.
La virata del Carroccio è arrivata ieri sera quando il leader della Lega ha dichiarato: “Nelle carte non c’è nulla”. Subito ripreso da Antonio Di Pietro: “Bossi o non ha letto le carte o le ha lette a rovescio”. Un concetto ribadito anche dal procuratore capo di Napoli Giandomenico Lepore: “Spero che l’onorevole Bossi avesse le lenti nel leggere le carte giudiziarie sull’ onorevole Cosentino”. Intanto, mentre Bossi e Maroni si scontrano al vertice, l’europarlamentare del Carroccio Matteo Salvini fa sapere che “i leghisti intervenuti su Radio Padania sono a favore dell’arresto di Cosentino. Personalmente – spiega nell’intervista al quotidiano Affaritaliani.it – mi attengo alla linea uscita dalla segreteria politica”. Cioè quanto detto lunedì sera dall’ex ministro dell’Interno Maroni prima del voto della Giunta per le autorizzazioni di martedì: “I membri leghisti esprimeranno un voto favorevole alla richiesta di arresto” (leggi). Voto regolarmente arrivato con 11 sì e 10 no (tra cui quello del radicale Maurizio Turco, ndr) alla richiesta dei magistrati di Napoli (leggi). E che la base sia schierata a favore dell’arresto, lo testimoniano i messaggi in rete: sulla bacheca facebook di Maroni sono tantissimi i messaggi di incoraggiamento nei confronti dell’ex titolare del Viminale: “Mandiamo in galera Cosentino… Rappresenti la LEGA NORD, DEL NORD, noi quella feccia mafio/camorrista dobbiamo combatterla con tutti i mezzi!!! Basta favori ai pidiellini!!! Oggi bisogna votare per mandarlo in galera, chissenefrega se sono amichetti di Roma! FORZA BOBO!!!”, scrive un utente. Anche il sindaco leghista di Verona Flavio Tosi ha ribadito il concetto: “Di fronte agli elettori e ai cittadini bisogna dimostrare che l’immunità parlamentare non è un pretesto per sfuggire alla legge”.
Ma il deputato campano, accusato di concorso esterno in associazione camorristica (leggi le carte), ospite della “Telefonata” di Maurizio Belpietro su Canale 5, si difende: ”Non ho potuto difendermi fino ad ora perché la Procura me lo ha negato, aspettiamo che il giudice naturale decida su queste accuse infamanti”, ha detto Cosentino secondo cui contro di lui sarebbe in atto “una persecuzione giudiziaria”. “Solo dopo – ha sottolineato il parlamentare – si potrà condannare il cittadino e il parlamentare Cosentino. Certamente non mollerò la battaglia politica, cosa che invece farò nel caso in cui dovessi venire considerato colpevole, almeno da un giudice naturale del tribunale: allora non esiterò a fare un passo indietro e a scomparire dalla politica”. Una posizione diversa rispetto a quanto Cosentino ha sostenuto davanti ai giornalisti alla Camera: ”Un minuto dopo l’esito del voto e indipendentemente dal risultato rassegnererò le mie dimissioni da coordinatore regionale del Pdl”.
Ieri il deputato Francesco Paolo Sisto ribattezzando “mezzogiorno di fuoco”, l’attesa con cui il Pdl sta vivendo le ore che precedono il voto di Montecitorio sulla richiesta di arresto, ha certificato l’incertezza del partito su quanto accadrà. Il partito di via dell’Umiltà per tutto il giorno ha messo in atto un pressing sui colleghi leghisti, ma anche sull’Udc, per convincerli a non votare a favore della richiesta di arresto. Roberto Maroni ha ‘lavorato ai fianchi’ i deputati lumbard per serrare i ranghi e assicurarsi che oggi, complice lo scrutinio segreto, alcuni colleghi di partito decidano di non seguire la linea stabilita lunedì dalla segreteria politica della Lega seguendo i dettami del Senatur. In diversi, riferiscono fonti leghiste, avrebbero confidato di essere combattuti e potrebbero votare contro la carcerazione preventiva. Come il deputato leghista Luca Paolini che pur avendo votato ‘sì’ all’arresto in Giunta, ha da subito manifestato la sua contrarietà annunciando di voler esercitare “la libertà di mandato del deputato” ma anche quella “professionale dell’avvocato che ha studiato le carte giudiziarie”. Un atteggiamento che ha ricevuto il plauso dello stesso Cosentino: ”Coloro i quali hanno più difeso lamia posizione sono quelli che non appartengono alla mia parte politica, il radicale Maurizio Turco e Luca Paolini della Lega hanno compiuto un’attenta valutazione degli atti e hanno potuto dire che le accuse sono assolutamente inconsistenti”. Il timore, spiegano alcuni ‘maroniani’, è che il gruppo si spacchi e vada in ordine sparso, certificando una battaglia tutta interna in atto da tempo tra ‘cerchio magico’ e fedelissimi dell’ex ministro dell’Interno. Una partita che l’ex titolare del Viminale non vuole perdere, perché sul tavolo c’è in gioco la posta più alta della leadership del partito.
Ieri Cosentino si è riunito a lungo, nei divanetti di Montecitorio, con i colleghi campani (tra cui Laboccetta, Milanese, Cesaro). E chi nel partito mira a poter gestire le fila del Pdl campano in caso di uscita di scena dell’attuale coordinatore ha già avviato le trattative: nel pomeriggio è stata fatta circolare la voce che Cosentino si sarebbe detto pronto a rassegnare le dimissioni, in vista di un incontro serale con il Cavaliere. Pronta la smentita della sua portavoce.
L’area campana del Pdl è in agitazione: non è un mistero che il coordinatore abbia una fetta del partito locale che da tempo ha manifestato malumore nei suoi confronti. E c’è chi teme che il suo addio possa aprire praterie in casa centrista. Cosentino, assicurano fonti a lui vicine, è stato tranquillizzato dai vertici di via dell’Umiltà e lo stesso Berlusconi gli avrebbe ribadito il suo sostegno. Ma certo l’ex premier sa che la strada è stretta e le possibilità di ‘salvezza’ sono assai risicate. Per questo, non solo in prima persona si è dato da fare contattando leghisti e, viene riferito, anche alcuni centristi. Se salta Cosentino, rischiano gli attuali assetti politici, ripete Cicchitto.