Il presidente del Consiglio Mario Monti è stato ospite di Che tempo che fa. Questa non è una notizia visti gli oltre 6 milioni di telespettatori. La sensazione che ho avuto incontrandolo è quella di essere di fronte a una persona che odora di pulito, parla con competenza ed è credibile. Lo dico nonostante non condivida buona parte della manovra fatta dal suo governo. Finalmente un presidente che non vuole imbonire gli italiani. È a Palazzo Chigi da meno di due mesi, sembra trascorsa un’eternità dall’addio di B. Il tempo del pecoreccio, dei gesti goliardici, della barzelletta a tutti i costi, della cortigianeria, della seduzione, è finito.
Non è finito il servilismo nei confronti di sua Emittenza. Tra i tanti temi trattati da Monti durante l’intervista di Fazio quello che ha fatto scattare in piedi il Pdl è stato il passaggio sulla tv di Stato: “La Rai è una forza del panorama culturale e civile italiano è una forza che credo abbia anch’essa bisogno di ulteriori passi in avanti”, poi ha aggiunto, “Mi dia ancora qualche settimana e lei vedrà”. Apriti cielo, il “lei vedrà” è risultato indigesto ai vari Gasparri, Cicchitto, Casoli: “Monti si concentri sui tanti impegni di governo. La Rai è compito del Parlamento e non dell’esecutivo. Parole frutto di imperizia più di non conoscenza delle cose”. Più che un consiglio una raffica di minacce. Morale: se Monti si azzarderà a toccare la Rai fine del governo tecnico.
Saranno i tanti anni di militanza parlamentare che hanno logorato la memoria dei soliti pidiellini da pronto intervento. Cosa ha fatto B. con Alitalia? La Rai non è un bene comune come la Compagnia di bandiera? Quisquilie, direbbe il grande Totò. Quando loro parlano si ha la sensazione che trattino gli affari della bottega e non del Paese. Monti andrà avanti per la sua strada e cercherà di dare una sistemata alla Rai, rendendola indipendente dai partiti (il vero cancro), riportandola al servizio dei cittadini, liberandola dall’occupazione militare di B.
Giovanni Valentini su Repubblica ha lanciato una proposta condivisibile. Visto il poco tempo che rimane alla scadenza del cda, si rimetta al presidente Napolitano, d’intesa con i presidenti di Camera e Senato, la nomina del prossimo consiglio. Ormai sono anni che il dibattito sulla Rai riguarda esclusivamente la sua governance (controllo e direzione), mentre non si parla mai dell’altro problema: la qualità del prodotto. Non sarebbe male portare a Palazzo Chigi un po’ di tecnici del settore per un confronto lasciando fuori dalla porta i politici. Che ne dice presidente?
Il Fatto Quotidiano, 11 gennaio 2012