Dopo lo scandalo del carcere iracheno di Abu Ghraib, dove nel 2004 alcuni militari Usa furono immortalati mentre sottoponevano i prigionieri a torture e trattamenti inumani, è in arrivo una nuova bufera sul corpo dei Marines. Dall’Iraq all’Afghanistan, il copione è quasi lo stesso. Se nel carcere di Baghdad alcuni militari torturavano i reclusi, in questo caso le forze armate si macchiano di un reato forse ancora più grave: il vilipendio di cadavere. Le immagini pubblicate qualche giorno fa su Youtube mostrano infatti quattro soldati dell’esercito americano che, visibilmente compiaciuti, orinano sui corpi di quattro combattenti afgani. Durante il video, un commilitone, dopo avere fatto i suoi bisogni sulla salma di un insorto gli augura “buona giornata”, Un altro chiede sarcasticamente a uno dei corpi se gli piaccia la “golden shower, pioggia dorata, ndr”, un altro ancora sospira gemendo mentre il suo compagno ride.
Le immagini, trasmesse inizialmente dal sito Tmz, una volta su Internet hanno fatto rapidamente il giro del mondo costringendo le autorità militari a stelle e strisce a prendere posizione sull’accaduto. Nonostante il comando militare si sia affrettato a dire che la veridicità del filmato non sia stata ancora verificata, il quartier generale ha comunicato che è stata aperta un’inchiesta sull’episodio: “La questione sarà investigata a fondo”.
Come riferisce l’agenzia afgana Pajhwok, anche il Pentagono è intervenuto sulla vicenda. Il portavoce della Difesa Usa John Kirby si è detto “sconvolto dalle immagini” aggiungendo che “di chiunque si tratti e qualunque siano le circostanze, è un comportamento madornale ed inaccettabile da parte di un membro militare”.
I quattro corpi violati, secondo i Talebani, appartengono ai loro combattenti. In un comunicato, gli studenti coranici hanno definito le immagini “un atto barbaro” anche se tuttavia hanno specificato che l’episodio “non comprometterà i colloqui con gli Usa e lo scambio di prigionieri”. Poco dopo è arrivato anche il commento del governo afgano che si è detto “profondamente turbato”.
Questa nuova macchia sulla reputazione dei marines rischia di compromettere il faticoso cammino dei negoziati. A tale proposito ieri il Washington Post aveva annunciato, citando funzionari di alto livello, che “l’amministrazione Obama riprenderà i colloqui di pace con i Talebani non appena il presidente afghano, Hamid Karzai, darà il consenso formale ai negoziati”. Dichiarazione che arriva dopo una parziale apertura dei seguaci del Mullah Omar a perseguire la loro lotta anche con strumenti politici. In un altro comunicato specificano però che non rinunceranno alle azioni armate e non accetteranno la nuova Costituzione afgana, ma si limiteranno a incrementare “gli sforzi sul piano politico”.
Il rischio ora è che questa nuova pesante ombra sull’operato delle forze armate statunitensi impegnate nei teatri di guerra possa non solo compromettere le delicate relazioni con le autorità di Kabul e quelle, ancora tutte da costruire, con i Taliban, ma anche con gli altri paesi coinvolti nella missione internazionale sotto la guida Nato. Sono da leggere così le dichiarazioni del comando Isaf: “I comportamento di un gruppo di militari americani in un video diffuso di recente disonora i sacrifici ed i valori fondamentali di ogni singolo soldato che rappresenta le 50 nazioni della Coalizione”.