L’epopea Parmalat travolge di nuovo e di riflesso Laura Tanzi, l’unica figlia di Calisto estranea al crac di Collecchio. La Procura di Parma ha infatti ottenuto il sequestro preventivo della casa della donna, una villa in via Fontanorio alle porte della città e poco distante dalla reggia paterna di Vigatto. La sessa dove il marito di Laura, Stefano Strini, avrebbe nascosto le opere d’arte della pregiata collezione di Tanzi. L’abitazione, secondo gli inquirenti, sarebbe stata costruita con fondi distratti dalla Parmalat: pareti fatte anche coi soldi dei risparmiatori, è dunque l’ipotesi.
Il gip Paola Artusi ha accolto la richiesta della Procura, che lo scorso giugno aveva chiuso l’indagine sui dipinti occultati e per la quale sono stati chiesti cinque rinvii a giudizio. Laura, come specificato dallo stesso capo dei magistrati Gerardo Laguardia, non risulta indagata. La donna, classe 1975, terzogenita di Calisto e di Anita Chiesi, impiegata nella farmacia di famiglia, è sempre rimasta estranea alle vicende dell’azienda di Collecchio. Al momento continua a risiedere nella villa sequestrata: una voce, al citofono dell’abitazione, dice che “la signora Laura non è in casa ma tornerà stasera. Dorme regolarmente qui”. Già nei mesi scorsi la Procura aveva parlato di fondi prelevati dalla Parmalat per ristrutturare sia la casa di Laura che quella della sorella Francesca. Per la villa di quest’ultima, però, il gip ha negato il sequestro preventivo: la dimora infatti è già stata sottoposta a vincolo per un procedimento di recupero crediti.
Nelle cantine della villa di Laura, nel 2009, vennero sequestrati i primi dipinti milionari di Tanzi: il tesoretto dell’ex cavaliere (anche se, in realtà, si favoleggia di ben altri “forzieri” nascosti addirittura – narrano le voci – sotto il pavimento di una chiesa cittadina). Guardia di finanza e carabinieri finora hanno recuperato 112 quadri per un valore stimato in via prudenziale di 28 milioni di euro. Le firme dei dipinti sono di Matisse, Van Gogh, Monet, Picasso. Il marito di Laura Stefano Strini avrebbe confessato agli inquirenti di averli nascosti durante la ristrutturazione della villa, ai tempi del crac nel 2003. Oggi Strini ha cambiato vita, radicalmente: fa il kebabbaro nel popolare quartiere dell’Oltretorrente, l’unico cittadino d’origine italiana a preparar paini arabi in zona. Nell’inchiesta sui dipinti sono indagati per concorso in bancarotta fraudolenta per distrazione Calisto Tanzi, sua moglie Anita e due soci galleristi di Rovereto, Paolo Dal Bosco e Giovanna Dellana oltre allo stesso Strini, per il quale però l’accusa è di ricettazione.