Il mondo FQ

La Lega non sopravviverà al Senatùr

Commenti

Il codice della marineria dice che il comandante affonda con la nave. Quello della politica, che la nave affonda con il comandante. Che fine malinconica per la Lega. Degli inizi, i suoi vertici sembrano aver conservato l’arroganza (una volta dei vincitori, oggi dei perdenti). Gli italiani, però, non sono tanto stupidi da credere che basti togliersi la giacca e infilarsi la maglietta verde per tornare a essere partito di lotta. Non si lasciano convincere da slogan contro il governo quando la crisi è responsabilità di chi ora protesta. Nemmeno i militanti leghisti sono stupidi. Anzi, ribellandosi ai capi – schierati con Cosentino pur di salvare il cadreghino – dimostrano che il loro attaccamento al Carroccio era spesso genuino. Ma Bossi e il suo Cerchio Magico, da tempo (forse da sempre), li hanno abbandonati.

E anche Maroni non può ambire a essere leader: Bobo che fu ministro dei primi governi Berlusconi, poi sparò a zero sul Cavaliere, salvo tornare all’ovile e al Viminale. Maroni che come massima espressione di dissenso “osa” sbuffare di fronte al Senatùr. Se, però, il partito si disgrega, restano milioni di elettori delusi e confusi che si sfogano in Internet e alla radio. Restano piccoli amministratori leghisti che si sono dimostrati migliori dei dirigenti. E soprattutto rimangono istanze che meritano ascolto. No, non la becera intolleranza che sfiora il razzismo, non il ribellismo retorico che ignora le leggi. Ma il desiderio di una politica lontana dai palazzi, più legata al territorio del Nord che tanto ha contribuito alla crescita dell’Italia. Sbaglierebbe chi liquidasse, insieme con il Carroccio, anche i bisogni reali alla base della sua affermazione. Impossibile, però, che se ne faccia interprete il Pdl. E difficile che sia in grado di farlo un centrosinistra spesso ridotto ad apparato.

Una cosa è certa: il rappresentante di questo scontento non può essere la Lega. Partita per sconfiggere “Roma ladrona” ha invece portato nel suo Nord tante logiche “romane”: la fame di poltrone, l’affarismo, i tatticismi, la mancanza di democrazia interna. Il Carroccio si ferma qui, quando pareva diventato movimento di massa si è rivelato un altro partito “ad personam”: dopo Berlusconi pare questo il modello dei partiti in Italia, a destra come a sinistra. E Bossi ha deciso che la sua creatura non gli sopravviverà.

Il Fatto Quotidiano, 14 gennaio 2012

Resta in contatto con la community de Il Fatto Quotidiano

L'amato strillone del Fatto

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione