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Beppe Grillo e i No Tav a processo a Torino
Cambio di sede per “ragioni di sicurezza”

Il blogger genovese era stato denunciato per "violazioni di sigilli", dopo essere entrato nela baita alla Clarea il 5 dicembre 2010. Il dibattimento non si terrà a Susa, ma nel capoluogo piemontese perché le aule sono più grandi e il servizio d'ordine potrà essere maggiore
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Inizierà il 3 maggio, il processo a Beppe Grillo e ad altri 22 militanti del movimento No Tav. Dopo la decisione del Tribunale di Torino sul luogo più adatto in cui tenere il dibattimento, se Susa o il capoluogo, sono partite le notifiche agli avvocati. Appuntamento nella maxiaula del palazzo di giustizia “Bruno Caccia” . L’accusa del pm Giuseppe Ferrando nei confronti dell’ex comico genovese e di alcuni attivisti, è violazione di sigilli: sono entrati nella baita alla Clarea, a Chiomonte, vicino al cantiere per i carotaggi del Tav in Val di Susa, ma questa costruzione era sotto sequestro perché costruita abusivamente. Proprio per quest’ultimo fatto gli altri indagati sono accusati di violazione della normativa edilizia-urbanistica.

Il 5 dicembre 2010 Grillo era entrato nella costruzione nel bosco della Clarea, non distante dal cantiere della Maddalena dove devono essere eseguiti i carotaggi geognostici per la costruzione della linea Torino-Lione. Secondo quanto riportato dalle agenzie il blogger, avvisato dal capitano dei carabinieri Stefano Mazzanti al suo arrivo, aveva deciso di entrarci nonostante tutto e quindi la denuncia nei suoi confronti era stata un atto dovuto. “Beppe Grillo è un personaggio pubblico che è andato a una manifestazione – spiega il suo legale, Enrico Grillo -. I sigilli erano stati tolti da altri prima del suo arrivo e lo si può verificare. Da parte sua manca la volontà di violare la norma: non è un attivista, è un soggetto pubblico che segue la vicenda. La contestazione è un po’ forzata”.

Che le strisce biancorosse dei carabinieri fossero state rimosse prima, lo sosteneva anche il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Davide Bono, per cui Grillo è “indagato per un atto politico di disobbedienza civile e pacifica”. I sigilli apposti dall’autorità “erano stati tolti ben prima che lui arrivasse – aveva dichiarato Bono a giugno -. In quella casetta saranno entrate almeno cinque o sei mila persone; quindi faranno un maxi processo con migliaia di persone indagate”. Il cambio della sede del processo, che inizialmente avrebbe dovuto tenersi nella sezione di Susa del tribunale torinese, è avvenuto lunedì 9 gennaio. Il pm Ferrando ha chiesto di spostare il dibattimento nel capoluogo per ragioni di sicurezza: nel palazzo di giustizia del capoluogo le aule sono più grandi e ci sono più persone a disposizione del servizio d’ordine.

Una richiesta non condivisa dagli avvocati del movimento No Tav, per cui la sede naturale resta Susa: “C’è un grosso problema formale di procedura. Non hanno rispettato la circolare del Consiglio superiore della magistratura sulla formazione delle tabelle di organizzazione degli uffici giudiziari”, replica uno di loro. Gli stessi motivi di sicurezza erano stati sollevati anche in passato, sempre in un processo legato al movimento No Tav, quando il Tribunale di Torino decise di celebrare nell’aula bunker del carcere “Lorusso e Cutugno” il processo a due amministratori locali accusati di lesioni e resistenza per gli scontri di Bussoleno del 6 dicembre 2005.

Intanto, martedì 17 gennaio, al tribunale di Ivrea, si è aperto un altro procedimento contro Grillo, accusato di diffamazione dai legali della società Mediapolis, che vuole costruire un parco di divertimenti da 600mila metri quadri ad Albiano d’Ivrea (To). In quell’occasione il blogger era stato chiamato dalle associazioni ambientaliste per parlare della realizzazione dell’immenso progetto. Secondo l’accusa, Grillo avrebbe pronunciato frasi diffamatorie verso la società in merito agli aspetti finanziari dell’operazione, che coinvolge Intesa San Paolo e Unicredit.

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