Maglia nera a Milano e alla Lombardia sulla qualità dell’aria. Il rapporto di Legambiente “Mal’aria 2012” non fa sconti e dà l’insufficienza in pagella a quasi tutte le città della regione più popolosa d’Italia. L’anno scorso ben otto capoluoghi lombardi (sui 12 totali) si sono posizionati tra i primi 16 posti della classifica nazionale: Monza, Brescia, Cremona, Mantova, Pavia, Bergamo e Lodi. E ovviamente il capoluogo superato a livello nazionale solo da Torino. La centralina di rilevamento istallata nella centralissima via Senato ha raggiunto ben 131 giorni di sforamento delle Pm10. Val la pena ricordare che la soglia massima consentita è di 35 giorni all’anno, superato questo limite si viene dichiarati “fuorilegge”.
Da metà classifica in poi troviamo anche Como con 76 giorni di sforamento, Varese a 69, Lecco a 64 e Sondrio con 44 giorni.
Non solo polveri sottili. Sette capoluoghi lombardi, infatti, si sono piazzati nei primi 10 posti anche tra le città che hanno registrato i peggiori valori medi di ozono. In leggero aumento, a livello nazionale, anche le città che hanno sforato i livelli di biossido di azoto.
Il quadro è desolante proprio a livello nazionale, prima ancora che a quello regionale. Secondo l’associazione del cigno, nel 2011 il 67 per cento dei capoluoghi di provincia non ha rispettato il limite consentito di superamenti, con un aumento del 12 per cento rispetto al 2010. Delle 82 città prese in esame ben 55 hanno esaurito i 35 superamenti all’anno consentiti.
“Il numero dei capoluoghi fuorilegge – si legge nel rapporto – è aumentato rispetto allo scorso anno (erano 47 su 86), ma quello che più preoccupa è l’entità del fenomeno e il numero impressionante di superamenti annuali del limite giornaliero di protezione della salute umana per molte di queste 55 città. Se per ipotesi le città potessero accumulare dei debiti di emissione, ovvero utilizzare in anticipo i 35 superamenti concessi ogni anno, Torino non potrebbe più andare oltre i 50 μg/m3 per almeno tre anni e mezzo, Milano e Verona per 2 anni e otto mesi, Alessandria e Monza per 2 anni e mezzo, altre 6 città per oltre due anni. Per non parlare poi delle preoccupanti variazioni da un anno all’altro. In alcune città lo smog ha tolto ai cittadini fino a due mesi di aria respirabile rispetto al 2010, come è successo a Cremona e Verona (terzo posto a livello nazionale) casualmente due città dell’area della Pianura Padana, che si conferma ancora una volta l’area più critica, un’area dove solo sei città si salvano dalle polveri fini”
Un po’ meglio invece la Capitale, dove nei primi due giorni di questa settimana sono tornate le targhe alterne: si è piazzata al trentatreesimo posto con “solo” 69 sforamenti sul Pm 10. Un dato comunque doppio rispetto al 2010 e che ha spinto gli attivisti a consegnare un cigno nero al Sindaco Alemanno.
I dati di Legambiente arrivano mentre nelle città italiane, Milano al primo posto, ci si prepara a tutta una nuova stagione di blocchi del traffico, targhe alterne, chiusure programmate. La Provincia milanese guidata dal Pdl Podestà proprio oggi ha annunciato che da lunedì 23 scatteranno le ordinanze con i provvedimenti antismog anche nei Comuni dell’hinterland. Mentre a Milano è da poco partita la nuova Area C, sostanzialmente promossa, per il momento, da Legambiente.
E se pare chiaro che gli inquinanti nelle città italiane non siano causati solo dalla automobili, per una bella fetta sono responsabili anche i riscaldamenti, dice l’associazione, meno macchine fanno comunque meglio ai polmoni. In attesa di quel Piano nazionale di risanamento della qualità dell’aria, che ancora si fa attendere nonostante le dichiarazioni del nuovo ministro dell’Ambiente Corrado Clini.