Un nuovo controllo “stile Cortina”, questa volta a Milano, nella movida del sabato sera. Dalle 21, gli uomini dell’Agenzia delle entrate assieme a quelli dell’Ispettorato del Lavoro hanno eseguito una serie di verifiche fiscali a sorpresa nelle zone più dense di locali, come i Navigli, Brera e corso Como, ma anche in pieno centro, fra San Babila e via Montenapoleone. In tutto, almeno un centinaio di locali. Accanto a circa 200 uomini in borghese operano vigili urbani e vigili del fuoco, anche per controllare il rispetto delle normative sul lavoro e sulla sicurezza antincendio.
Sui navigli tutto appare normale come sempre. Nessuna luce blu lampeggiante, nessuna via chiusa al traffico o uomini in divisa che corrono da un pub all’altro. Difficile rendersi conto di quanto sta succedendo anche per i clienti che affollano i locali, che di certo non hanno fatto caso a quegli uomini in giacca, fissi dietro alla cassa.
“Sono arrivati qui verso le sette – ha raccontato al fattoquotidiano.it la responsabile del Kapuziner di via Ascanio Sforza – C’erano gli uomini dell’Ispettorato del Lavoro e quelli dell’Agenzia delle entrate. I primi se ne sono andati subito dopo aver controllato che il personale fosse in regola, gli altri, invece sono ancora qui. Hanno chiesto di vedere il fondocassa e si fermeranno fino alla chiusura. Immagino vogliano comparare l’incasso di questa sera con quello degli altri sabati”. La signora è gentilissima e si dice molto tranquilla. Pure appare stremata da tutta questa vicenda.
Stesso racconto alla Scimmie, storico ritrovo per gli amanti della musica live, e al Movida Kitchen Bar, tutti sulla via Ascanio Sforza: “Sono arrivati all’apertura e si fermano fino alla chiusura”.
“Sono andati perfino da una mia amica a Lambrate – racconta la proprietaria del Maya Cafè, situato a pochi passi dal Kapuziner, ma graziato dalla verifica. Mentre parliamo un ragazzo, forse il figlio, le sta continuamente accanto. Finge di essere impegnato con il telefonino, ma si vede benissimo che non si perde una sillaba del dialogo. E infatti, al momento opportuno sbotta: “Qui stiamo tornando al fascismo. Prima Pisapia ci proibisce di andare in macchina con l’Area C, e ora questi controlli”.
Non tutti, però, sono stupiti del blitz. “Era nell’aria dopo quelli di Cortina e Roma”, hanno detto alcuni. Ma altri hanno ammesso candidamente di essere stati avvisati per tempo del fatto che l’operazione avrebbe avuto luogo proprio sabato notte. Un tam tam che si è diffuso da commerciante a commerciante, per tutta la città, e di cui riesce difficile rintracciare l’origine.
Plaude all’iniziativa un ristoratore di lungo corso che ha il suo locale sul naviglio Ticinese, pur facendo notare che l’evasione fiscale è solo uno dei problemi che si accompagnano al business della movida, e forse neanche il peggiore: “Il vero problema – spiega – è l’eccessivo turn over dei locali. E se io non posso dire con certezza che dietro a questi vorticosi cambi di proprietà si cela il riciclaggio di capitali sporchi, posso affermare in assoluta sicurezza che immettono sul mercato persone assolutamente impreparate a svolgere questo lavoro”.
A volte quando si tratta di fisco i negozianti diventano un po’ “tragediatori“: così il gestore di un bar, sempre in via Ascanio sforza, sostiene di avere spese per 800 euro al giorno e di riuscire a incassare solo il sabato sera: ” Se vengono qui quelli della finanza – sbotta – metto loro dietro al banco, così capiscono cosa vuol dire; gli do le chiavi e li mando pure a fare in c…, Io sono qui da ottobre e ho già avvisato il vecchio proprietario che a settembre prossimo, al compimento dell’anno, smetterò, perché non è possibile andare avanti in questo modo”. Effettivamente il suo locale è mezzo vuoto, malgrado la serata prefestiva.
“Nel corso degli ultimi tre anni il lavoro è crollato del 50 percento – gli fa eco il proprietario del Ponte Vecchio Club – e continua ad andare peggio di giorno in giorno”. Nonostante questo, nessuno ammette di “dimenticare” lo scontrino, di quando in quando, anche solo per far fronte alla crisi. Ufficialmente si dicono tutti sereni e in regola. E se non sono stati toccati dagli accertamenti, si dicono teoricamente d’accordo con queste verifiche, salvo il fatto che “prima bisognerebbe colpire i pesci grossi, rilanciare la zona, mettere i commercianti in condizione di poter lavorare…”, etc, etc, etc.
Saranno i risultati di questa operazione a dirci quanti di loro stavano dicendo la verità e quanti mentivano.
di Chiara Pracchi