Smentito il parere espresso questa mattina dalla Procura generale: l’istanza di ricusazione presentata dai legali di Silvio Berlusconi “è ammissibile”. La prima Corte d’Appello di Milano ribalta quindi il giudizio, non vincolante, del sostituto procuratore generale Laura Bertolè Viale. Ora i giudici dovranno esplicitare la data della camera di consiglio nella quale le parti discuteranno l’istanza proposta dall’ex premier. In questo modo l’ammissibilità della richiesta di ricusazione è implicita. Intanto il processo Mills va avanti fino alla camera di consiglio del collegio che però non può emettere sentenza. Dovrebbe anche continuare a correre la prescrizione che, secondo un nuovo orientamento e nuovi calcoli, dovrebbe essere a maggio.
Ma il condizionale è d’obbligo, poiché sulla data di prescrizione ci sono diverse interpretazioni. L’udienza camerale sull’istanza di ricusazione non si terrà prima di metà febbraio perché il codice prevede che trascorrano almeno dieci giorni dalle notifiche all’udienza. A questo si devono aggiungere altri impegni dei giudici della Corte. Questo tempo potrebbe essere “determinante” per il processo. Stando a quanto riferito da fonti della Corte d’Appello infatti, l’istanza di ricusazione non sospende la prescrizione che continuerà a correre. Fondamentale sarà quello che decideranno i giudici della decima sezione penale presso i quali è in corso il procedimento: per loro il processo si prescrive poco dopo la metà di febbraio. Per la procura invece ad aprile, mentre per la difesa è già prescritto.
La giornata dell’ex presidente del Consiglio è iniziata molto presto. In tribunale aveva l’udienza davanti al gup: settimo piano della procura di Milano, sul tavolo il caso Unipol e il nastro Fassino-Consorte. Pochi minuti ed è fumata nera. Udienza rinviata la 7 febbraio. Motivo: al primo piano deve iniziare il processo Ruby dove l’ex premier è accusato di prostituzione. L’ex premier, accusato di concorso in rivelazione di segreto d’ufficio, ha scelto di non rilasciare dichiarazioni durante l’udienza preliminare sulla vicenda del ‘passaggio di mano’ dell’intercettazione Fassino-Consorte. “Bastava rinviare di un paio d’ore il processo Ruby “, si è lamentato poi l’avvocato Niccolò Ghedini.
Per il caso Unipol, lo scorso 5 dicembre il neo procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, aveva chiesto il rinvio a giudizio dell’ex premier mentre la sua difesa il proscioglimento. Berlusconi, stando a quanto stabilito dal gup Stefania Donadeo che mesi fa formulò l’imputazione coatta, sarebbe stato consapevole che l’intercettazione in cui Fassino diceva all’allora numero uno di Unipol “Allora, abbiamo una banca?“’, era stata ‘trafugata’ quando esisteva solo come file-audio agli atti dell’indagine sulla tentata scalata a Bnl da parte di Unipol ed era coperta da segreto istruttorio. E sempre secondo il giudice l’allora premier, “ascoltando la conversazione, compiacendosi e dimostrandosi riconoscente verso Raffaelli e Favata”, i due imprenditori che gliela fecero sentire ad Arcore il 24 dicembre 2005, “ha acconsentito esplicitamente che il fratello Paolo (già rinviato a giudizio, ndr)”, anche lui presente a Villa San Martino “e fautore dell’incontro, completasse il regalo ricevuto, ovvero pubblicasse la notizia”.
Il contenuto del nastro finì, infatti, in prima pagina il 31 dicembre 2005 su ‘Il Giornale’. Il pm Romanelli, che inizialmente aveva chiesto l’archiviazione ritenendo non ci fosse prova della materiale ricezione del file-audio da parte di Berlusconi, in udienza preliminare e in linea con il gup Donadeo ha chiesto il processo sostenendo che il ruolo avuto da Berlusconi nella vicenda debba essere chiarito in dibattimento.