La segnalazione di un paio di settimane fa aveva funzionato. E lo spot dei Monopoli di Stato (Aams) sul gioco legale che tirava in ballo i giovani (titolo emblematico “La prima volta non si scorda mai”, e la storiella di una ragazzo che invece che prepararsi per la sua prima uscita con una coetanea, si preparava al primo appuntamento con una macchinetta mangiasoldi) era stato rimosso da YouTube. Peccato che nel frattempo avesse già fatto i suoi bei passaggi anche in televisione.

Chissà se adesso la nuova richiesta dei senatori Baio, Li Gotti, Garavaglia, Lauro e Gustavini avrà lo stesso effetto e riuscirà a fare rientrare la dubbia campagna, sempre dei Monopoli di Stato, sui rischi connessi al gioco, che da anni ormai sta passando nelle scuole. “Giovani e Gioco” si chiama, segnale che i Monopoli diretti da Raffaele Ferrara alle fasce meno mature della popolazione sono molto attenti. Non si capisce bene però se come potenziali vittime di ludopatia o come potenziali nuovi scommettitori.

La campagna, hanno scritto i cinque parlamentari in una missiva indirizzata al presidente del Senato Renato Schifani, “dovrebbe sensibilizzare sul rischio dei giochi, ma invece appare equivoca, dannosa e diseducativa”. Il gioco d’azzardo fa male “e può diventare patologico – ha avvertito Emanuela Baio dell’Api – è questo il messaggio che una campagna di educazione dovrebbe lanciare. Peccato che quella messa in piedi dall’Amministrazione dei Monopoli di Stato sembra addirittura promuovere in modo subdolo il gioco d’azzardo. La campagna fa leva sull’importanza della dimensione ludica senza definire in modo netto il confine tra ciò che è ludico e ciò che è azzardo, e quindi dannoso. Propone solo due vie percorribili: quella del gioco d’azzardo legale e quella del gioco d’azzardo illegale. Nulla sulla terza via: non giocare affatto”.

A schierarsi contro questa campagna quantomeno ambigua erano già state numerose associazioni negli scorsi mesi, come Conagga, Cnca, Alea, Libera -Mente. Quest’ultima ha dedicato una approfondita presentazione alla strategia “di prevenzione e sensibilizzazione alla cultura del gioco responsabile” messa a punto dai Monopoli. L’appello dei senatori a Schifani, che per il momento non ha ancora risposto, mira a ritirarla del tutto.

“E’ una campagna abbastanza ambigua e subdola – spiega a ilfattoquotidiano.it Luigi Li Gotti dell’Idv che mesi fa in Commissione antimafia si è occupato della relazione sulle infiltrazioni mafiose nel gioco – speriamo che la nostra richiesta sia accolta. Con la commissione in questi giorni peraltro ho intenzione di chiedere ai monopoli una lista aggiornata delle nuove concessioni per i giochi a distanza. Terreno scivoloso e poco controllabile spesso, specie quando tante delle società aggiudicatarie hanno sede in luoghi come Malta e Gibilterra. Diventa difficile capire davvero chi c’è dietro e se sia tutto regolare”.

La passione crescente dello Stato nei confronti dei giochi è evidente. E come dargli torto: nel 2011 la raccolta in Italia è stata pari a 76 miliardi. Col paradosso però che il gettito erariale non cresce di pari passo perché a crescere sono i giochi meno tassati. Come il poker e le specialità da casinò online (proprio in questi giorni la lista delle nuove concessioni per questi e altri giochi, escluse le videolotteries e le slot, è stata aggiornata dai Monopoli e le società con sede a Malta e Gibilterra abbondano). E pare naturale l’attenzione per i più giovani, sono loro gli scommettitori del futuro.

Aspettando quel piano nazionale sul gioco e per la prevenzione delle ludopatie che viene promesso da anni, era stato inserito come indicazione dallo scorso governo nella legge di stabilità, ma di cui non c’è ancora alcuna traccia.

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