”Non è un tabù. L’articolo 18 può essere pernicioso per lo sviluppo dell’Italia”. Insomma, senza riforma del lavoro gli sforzi del governo per rilanciare il paese rischiano di rimanere incompleti e questo Mario Monti vuole assolutamente evitarlo. Così il premier, prima al Tg5 (guarda il video) e poi a Matrix, si rivolge direttamente ai cittadini per annunciare l’intenzione di mettere mano alla politica del lavoro, anche a costo di dover intervenire sulle regole di licenziamento. Sì, perché l’articolo 18 per il premier ha determinato “un terribile apartheid nel mercato del lavoro tra chi è già dentro e chi, giovane, fa fatica ad entrare”. I giovani però devono “abituarsi all’idea di non avere più il posto fisso a vita: che monotonia – afferma – E’ bello cambiare e accettare delle sfide”.

La linea dell’esecutivo è non aprire ‘tout court’ alla concertazione con i sindacati, che d’altronde escludono qualsiasi ipotesi di modifica dell’articolo 18. Ma va avviato un confronto “in tempi brevi”. Insomma, sì al dialogo ma su tutto. L’intenzione è chiudere in una sessantina di giorni per dare una ‘svolta’ al paese e far ripartire la crescita.

Per Monti alcune eredità del passato, infatti, rischiano di imbrigliare l’Italia, penalizzando proprio i giovani. Per creare spazio occorre però spingere ancora sulle liberalizzazioni perché – avvisa il premier – “se prevarranno le resistenze corporative, gli italiani devono sapere che i tassi di interesse non solo non scendono ma ritorneranno verso l’alto”. Per ora però il professore si gode l’ennesimo calo dello spread registrato oggi: “Deve scendere ancora e scenderà – rassicura – E’ una variabile che ha polarizzato anche troppo l’attenzione” ma “ormai ha una tendenza decrescente”.

Il capo del governo parla direttamente agli italiani anche per illustrare l’accordo fiscale di Bruxelles. Il vincolo del debito – spiega – “certamente è severo ma non impossibile se saremo capaci di tornare a far crescere di più il Paese”. Crescita alla quale sono chiamati tutti a contribuire: “L’Italia dispone di capitale pubblico – sottolinea Monti – ma dispone di grande capitale umano che non sempre è stato valorizzato”. L’idea è sempre quella di aprire il mercato del lavoro e insistere sulle liberalizzazioni. Quanto alle privatizzazioni, di cui molto si è discusso in questi giorni, il capo del governo rimarca che sono solo “una possibilità”:

“Il governo non ha messo come priorità le privatizzazioni – precisa – anche perché nel passato si è stati costretti a privatizzazioni non sempre fatte nel modo migliore”. Se da un lato ‘avverte’ le parti sociali e dall’altro chiede un cambio di passo agli italiani, Monti non dimentica però di rivolgersi anche ai suoi più stretti interlocutori: i partiti politici che lo sostengono. E non a caso spiega che per lui “nel 2013 si chiude una parentesi” rivolgendo un nuovo e deciso apprezzamento a Silvio Berlusconi e al suo aperto sostegno al governo. “Trovo che l’appoggio che di dà Berlusconi sia fondamentale. Come fondamentale il Cavaliere è stato nella vita di Monti: “Se mi sono avvicinato alla cosa pubblica – rivela – è perché nel 1994 Berlusconi, appena nominato presidente del Consiglio, mi ha chiesto se volevo fare il commissario europeo”.

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